Chi ha voluto e perché l’arresto della giornalista Cecilia Sala? Negli ultimi mesi la Repubblica Islamica si è indebolita a causa dei colpi subiti nella guerra dei proxies che la contrappone a Israele e per la perdita dell’alleato siriano. Teheran si sente assediata e non esclude un possibile via libera dell’amministrazione Trump al regime-change
Chi ha voluto, e perché, l’arresto all’aeroporto di Teheran di Cecilia Sala? Si tratta solo di un pesante avvertimento, per porre fine ai contatti professionali della giornalista italiana, trasferita nel famigerato carcere di Evin e messa in isolamento, con esponenti del movimento Donna, Vita e Libertà? Oppure la vicenda ha altre motivazioni, tali rendere più complessa la sua soluzione, come ipotizza l’inchiesta di Domani che collega la vicenda all’arresto in Italia dell’iraniano Abedini?
Ora, non è un segreto per nessuno che, negli ultimi mesi, la Repubblica Islamica si sia indebolita a causa dei colpi subiti, direttamente e indirettamente, nel corso della guerra dei proxies che la contrappone a Israele, e per effetto della pesante perdita del regime alleato siriano. Più che mai esposta strategicamente, fuori gioco almeno temporaneamente il fido Hezbollah, priva della profondità strategica garantita dalla Siria sino a poche settimane fa guidata da Assad, Teheran si senta assediata e non esclude un possibile via libera dell’amministrazione Trump al regime-change.
Una mossa che potrebbe essere innescata da una sollevazione di strada seguita a un massiccio e destabilizzante attacco di Israele. Perché, difficilmente, un’opposizione senza leader riconosciuti, e senza una vera e propria collaudata strategia della transizione di regime, può mutare lo stato delle cose in Iran.
In questo clima d’assedio e di sospetto – il timore dell’infiltrazione è divenuto ossessivo dopo i colpi del Mossad – dominato dalla percezione che tutto possa essere in gioco, i gruppi che costituiscono il nocciolo duro del regime – clero conservatore che fa capo a Khamenei e, soprattutto, Pasdaran, custodi di ultima istanza della stabilità e della continuità del regime – mettono in campo ogni mezzo per evitare che la situazione precipiti.
In questo ventaglio di opzioni possono esserci elementi che, nel caso specifico, fanno leva sia sulla linea dura della magistratura contro il dissenso interno e i suoi riverberi, anche mediatici, esterni – il potere giudiziario dipende di fatto dalla Guida – così come sull’interlocuzione diplomatica che punta a mostrare il profilo responsabile della Repubblica Islamica nella scena internazionale: tanto più mentre all’orizzonte si profila la temuta saldatura della “costellazione del pericolo” Trump – Netanyahu e si materializza l’intricato nodo, che qualcun vorrebbe tagliare gordianamente, della partita sul nucleare.
Il peso dell’una e dell’altra scelta dipende anche dai rapporti tra i diversi settori e gangli del potere, a partire da una palese constatazione: il relativo peso del presidente Pezeshkian, riformista sin troppo moderato in minoranza all’interno del suo stesso esecutivo e di fatto “commissariato” dagli elementi vicini alla Guida. Un dato di fatto da tenere in considerazione anche in un’eventuale dinamica negoziale.
Certo, non sfugge che la vicenda Sala avviene mentre, pochi giorni prima, in un altro aeroporto, questa volta italiano – Malpensa – viene arrestato, su richiesta degli Stati Uniti, un cittadino iraniano, Mohammed Abedini, accusato dagli americani di aver trasferito ai Pasdaran tecnologia militare per droni.
Il fatto che, sia pure in ruoli e situazioni differenti, nella circostanza siano coinvolti i Guardiani della Rivoluzione, gli Usa e l’Italia, potrebbe costituire un link tra le due vicende che a Teheran qualcuno intende sfruttare. Come si è visto in casi analoghi, le motivazioni di un arresto, soprattutto in realtà estranee allo stato di diritto, poco contano rispetto alla gestione che si vuol fare del caso e agli obiettivi che si perseguono.
Sul versante iraniano, le prospettive possono, dunque, essere molto diverse e dipendono dagli equilibri interni al regime, da chi conduce effettivamente la partita e dalle aspettative collegate alla situazione, scenario che il governo italiano difficilmente ignora. Saranno i calcoli relativi a vantaggi e svantaggi legati alle diverse opzioni, a indirizzare Teheran, nella vicenda Sala, in un senso o nell’altro. Oltre a questioni di prestigio e onore, mai da sottovalutare a quelle latitudini.
© Riproduzione riservata
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link