Casi di cronaca che più hanno scosso il 2024 in Bergamasca

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Bergamo. Chi li osserva dall’esterno, li chiama in maniera un po’ asettica ‘casi di cronaca’. Ma è consapevole della prospettiva diversa che, per forza di cose, adotta chi dentro questi ‘casi’ si ritrova da un momento all’altro, senza alcun preavviso. Drammi che stravolgono gli affetti, che ribaltano le esistenze. Alcuni di questi ‘casi’ resteranno a lungo impressi nella memoria. Difficile, forse impossibile, scordare l’omicidio di Sharon Verzeni a Terno d’Isola, accoltellata in strada da uno sbandato che per fuggire alla noia della quotidianità si è abbandonato a una notte d’ebbrezza assassina. O ancora, l’assurda morte di Sara Centelleghe, uccisa a colpi di forbici da un altro killer per caso, piombato nella sua camera da letto anche lui in cerca di ebbrezza: quella che gli davano le droghe che pensava di trovare in casa. Qui di seguito, riportiamo alcune delle vicende che più hanno segnato l’anno che stiamo per lasciarci alle spalle. Un modo per non lasciarci alle spalle le vittime, ma al contrario – nel nostro piccolo – mantenerne vivo il ricordo.

6 gennaio: Morgan e il giallo dell’auto

 

Morgan Algeri

 

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Morgan Algeri, 38 anni, di Brembate Sopra, sprofonda nel lago di Como insieme alla sua Mercedes e a Tiziana Tozzo, 45enne di Cantù, anche lei morta annegata. Era il loro primo appuntamento. Secondo alcuni testimoni, la coppia era salita sull’auto che, poco dopo, si era messa in moto cadendo nel lago. Alla base dell’assurdo incidente, un presunto malfunzionamento nell’accensione del suv: un Mercedes Glc con cambio automatico. Algeri era istruttore di volo e immersioni subacquee. In un video postato sui social, lo si vede esercitarsi nell’uscire da un mezzo sott’acqua: una situazione identica a quella che gli è costata la vita. Mercedes si è detta disposta a collaborare alle indagini: la centralina elettrica dell’auto è stata inviata in un centro specializzato per le analisi.

 

25 gennaio: la tragedia di Martinengo

 

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Caryl Menghetti con il marito, Diego Rota

 

Quella mattina, alle 10, Caryl Menghetti si era presentata con il marito Diego Rota all’ospedale di Treviglio, in preda a una crisi psicotica e alle allucinazioni. Nel primo pomeriggio, la 45enne era stata dimessa con l’indicazione di seguire una terapia farmacologica. Alle 23,30 ha inferto decine di coltellate al marito 55enne, uccidendolo nella camera da letto della loro villetta di Martinengo, senza nemmeno dargli il tempo di difendersi. Nella stanzetta accanto c’era la figlia di cinque anni, che dormiva e non si è accorta di nulla. Il tribunale ha dichiarato la madre incapace di intendere e volere al momento dei fatti.

 

16 febbraio: Taoufik e le vittime del crollo

 

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Taoufik Haidar

 

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Chi gli voleva bene, aspettava il suo rientro nel weekend. Taoufik Haidar dormiva cinque giorni a settimana in un fatiscente albergo di periferia a Firenze. Con ogni probabilità, non vedeva l’ora di tornare a casa venerdì sera. Mancava poco. Ha invece trovato la morte un giovedì mattina, sepolto nel cemento dopo il crollo di un cantiere del supermercato Esselunga, in un’area a nord-ovest della città. L’uomo, 43 anni, marocchino, si era trasferito da qualche mese a Chiuduno da Palazzolo Sull’Oglio, dove abitavano altre quattro vittime del disastro, tutti operai nordafricani in subappalto per una ditta bergamasca. Le indagini della procura di Firenze vanno avanti sottotraccia: ancora non ci sarebbero avvisi di garanzia.

18 febbraio: travolto a 19 anni dal bus

 

Zaccaria Belatik

Zaccaria Belatik

 

Aveva appena trovato lavoro in un’azienda di Brembate. Sabato pomeriggio l’ultimo turno, prima di staccare per il weekend. Il momento che tutti i ragazzi della sua età aspettano. Domenica mattina Zaccaria Belatik, 19 anni, era in stazione a Bergamo. Voleva fare colazione in Borgo Palazzo e passare qualche ora in centro con gli amici. Era in attesa del tram, quando ha visto un bus fermarsi. Si è messo a correre per non perderlo, spingendo a mano il monopattino. L’autista, che stava guardando lo specchietto a sinistra per immettersi in sicurezza nel traffico, non si è accorto del ragazzo, travolgendolo e trascinandolo per alcuni metri. È morto così, sotto gli occhi degli amici.

 

22 marzo: il manager e il salto nel vuoto

 

Antonio Mastrangelo

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Antonio Mastrangelo, 57 anni, direttore amministrativo dell’azienda Lucchini di Lovere, precipita dalla finestra al sesto piano di una palazzina in via Angelo Mai a Bergamo. La tesi del suicidio non convince la famiglia, nemmeno quella dell’incidente domestico. La figlia Marta racconta di avere visto  un servizio de ‘Le Iene’ che parlava di alcune presunte gravi reazioni avverse causate dai fluorochinoloni. Tra le testimonianze c’era quella di una donna che raccontava di essersi lanciata dal terzo piano in preda alle allucinazioni. “Mi si è gelato il sangue – ha detto Marta – perché anche mio padre da tre giorni stava assumendo un antibiotico così”. La vicenda è stata archiviata dalla procura, ma la famiglia ha segnalato il caso sospetto all’agenzia del farmaco.

28 marzo: Joy, uccisa dal compagno

 

Joy Omoragbon

Joy Omoragbon

 

Aveva 49 anni Joy Omoragbon, uccisa a coltellate dal compagno Osarumwense Aimiose nella loro casa a Cologno al Serio. L’uomo, considerato incapace di intendere e volere, soffriva di disturbi psichici e in passato era stato sottoposto a Trattamente sanitario obbligatorio (Tso). Joy aveva richiesto l’intervento delle forze dell’ordine in almeno un paio di occasioni. Dopo la recente perdita del lavoro, i problemi del compagno si erano riacutizzati e lei stessa lo aveva accompagnato due giorni prima in un centro specializzato della zona (Cps), purtroppo senza risultati. Insofferente alle cure, l’uomo è stato sopraffatto dalle ombre che affollavano la sua mente. A farne le spese, è stata proprio la donna che cercava di aiutarlo.

 

31 marzo: i sogni spezzati di Giuseppe e Kevin

 

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Ghidotti Drago

A sinistra Giuseppe Ghidotti, a destra Kevin Drago

 

Giuseppe Ghidotti e Kevin Drago. Entrambi di Urgnano, entrambi 28 anni, entrambi spiriti liberi emigrati negli Usa per cambiare vita. Amici di lunga data, avevano trovato lavoro a Miami (Florida) per mantenersi e finanziare altri viaggi in giro per il mondo. Il 31 marzo sono rimasti coinvolti in un drammatico incidente in scooter contro un Jeep Renegade. Il sogno americano di Giuseppe si è spezzato quel giorno, mentre Kevin è rimasto ricoverato per un mese al Jackson Memorial Hospital, dove è deceduto l’8 maggio dopo essere stato sottoposto a otto interventi chirurgici.

 

17 aprile: Ferruccio, ucciso dal pioppo

 

Ferruccio Carminati

Ferruccio Carminati

 

Una morte assurda quella di Ferruccio Paolo Carminati, 53enne motociclista di Osio Sotto ucciso da un pioppo in via Stezzano a Bergamo. La pianta, crollata in strada, lo ha travolto proprio mentre stava passando con la sua moto. L’albero che lo ha colpito in testa sorgeva sul terreno di proprietà del centro di ricerca Crea, al quale pochi mesi prima era stata recapitata una relazione che suggeriva l’abbattimento urgente delle piante lungo il viale. A quanto pare, l’operazione non era stata portata a termine per una presunta mancanza di fondi. Due le persone indagate: a processo dovranno difendersi dall’accusa di omicidio colposo.

 

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6 maggio: il giovane morto nel cassonetto

 

Constantine Antoine

Constantin Antonie

 

Aveva scavalcato la recinzione di notte, per infilarsi nel cassonetto degli abiti usati della stazione ecologica di Canonica d’Adda. Forse sperava di trovare qualche maglietta, forse un paio di scarpe griffate. Constantin Antonie ha invece trovato la morte, restando intrappolato nel meccanismo basculante pensato per far inserire gli abiti usati senza avere modo di recuperarli. Perché fosse entrato abusivamente nella piazzola ecologica e che cosa stesse cercando sono domande che lasciano il tempo che trovano, davanti a una morte così tragica e assurda. Il giovane abitava con la famiglia nel vicino Comune di Fara Gera d’Adda e aveva soli 22 anni. La Procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo: quattro anni prima, un caso simile terminò con l’archiviazione.

 

7 maggio: Giada e l’incidente di Clusone

 

Giada Paolella

Giada Paolella

 

“Era la bimba più dolce del mondo. Gioiosa, scherzosa, intelligente”. Poche e commosse parole pronunciano gli zii per descrivere Giada Paolella, la bimba di 8 anni morta in un tragico incidente sulla provinciale della Valle Seriana. Gravemente ferita anche la nonna di 60 anni, al volante della Seat Ibiza ridotta a un ammasso di lamiere. Era martedì e quel pomeriggio Giada era andata ad allenarsi al centro sportivo di Rovetta, dove frequentava un corso di ginnastica artistica. L’ultima lezione della sua giovane vita. Poi, insieme alla nonna, è andata a prendere il fratellino di 9 anni a Zanica, dov’era in corso una partita di calcio i pulcini del Rovetta e i pari età dell’AlbinoLeffe. Sulla via del ritorno, poco prima delle 23, il terribile scontro con una Bmw 320.

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20 giugno: Fatou, quel salto in piscina

 

 

Era in gita insieme ad altri 200 bambini del Cre di Caravaggio Fatou Sarr. Un momento di gioia a svago che si è trasformato in tragedia, quando la bambina di 11 anni è finita sul fondo di una piscina del parco aquatico Aquaneva di Inzago (Milano), forse dopo un gioco con le amiche per vedere chi restava più a lungo in apnea. I macchinari che la tenevano in vita all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo sono stati staccati il pomeriggio del 20 giugno, qualche giorno dopo l’incidente che vede indagate otto persone, compresi il sacerdote del Cre e un bagnino. La famiglia, grazie a una raccolta fondi, è riuscita a riportare la salma della piccola in Senegal, suo paese d’origine.

 

28 giugno: l’operaio inghiottito dall’Adda

 

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Claudio Togni

Claudio Togni

 

Cinquantanove anni di età, 34 passati nella stessa azienda: la Itagen di Villa di Serio. Claudio Togni era uno dei tecnici più esperti. Forse “il più esperto”, come lo hanno definito i colleghi. Gli stessi che lo hanno visto precipitare nelle acque dell’Adda senza più riemergere. Togni stava lavorando su un canale scolmatore all’altezza di Vaprio. Era imbragato, ma all’improvviso è caduto nel fiume. Una delle ipotesi al vaglio, è che stesse maneggiando il moschettone per agganciarsi alla linea vita, quando qualcosa è andato storto. Vigili del fuoco e sommozzatori lo hanno cercato a lungo: il corpo dell’uomo, residente a Paladina, è stato ritrovato solo dieci giorni dopo. La famiglia ha nominato un legale, mentre la procura di Milano ha aperto un fascicolo d’inchiesta.

 

17 luglio: l’addio alla piccola Anna

 

Anna

La piccola Anna Greco con i suoi genitori

 

“Non vogliamo che Anna sia ricordata per l’incidente, ma per le cose belle che è riuscita a donare in sei mesi di vita”. Sono le parole di Francesco Greco, padre della bimba che il 17 luglio si è spenta all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, dove medici e infermieri si sono presi cura di lei dopo un terribile scontro in auto il 25 febbraio, sulla provinciale della Valle Imagna a Strozza. Erano più o meno le 13 quando la piccola viaggiava con mamma e papà sulla Fiat Tipo di famiglia. All’improvviso, lo scontro con la Opel Adam guidata da un 22enne indagato per omicidio stradale. Secondo le ricostruzioni della polizia stradale, fu la Opel a invadere la corsia opposta provocando lo scontro.

 

30 luglio: il delitto Verzeni

 

Sharon Verzeni

Sharon Verzeni

 

Un mese di serrate, serratissime indagini per trovare il colpevole di un omicidio che ha scosso Bergamo e l’Italia intera. Sharon Verzeni, 33 anni, quella sera era uscita in via Castegnate a Terno d’Isola per fare una passeggiata. Qualcuno l’ha accoltellata a morte, una volta al petto e tre alla schiena. Per i carabinieri, quel ‘qualcuno’ è un trentunenne con origini centroafricane, Moussa Sangare, disoccupato con alle spalle qualche denuncia per maltrattamenti: “Ho ucciso perché quella sera volevo uccidere qualcuno – ha confessato -. Non so spiegare perché sia successo, l’ho vista e l’ho uccisa”. I carabinieri sono tornati sulla scene del delitto un mese e mezzo fa per approfondire alcuni dettagli, le indagini non sono ancora state formalmente chiuse.

 

19 agosto: il ‘saloon’ di Casazza

 

Mykola

Mykola Ivasiuk

 

Il corpo di un uomo giace a terra immobile, coperto da un telo fuori dall’ingresso del Rosy bar sulla Statale a Casazza. È quello di Mykola Ivasiuk, 38enne ucraino che abita in una palazzina lì di fronte. Aveva alzato un po’ il gomito, stava creando un po’ di confusione ed è stato colpito da una bicchierata alla nuca da un altro cliente del bar, a sua volta ubriaco: un marocchino di 32 anni, Mohamed Amine Moussine. Dopo l’aggressione è fuggito in Spagna, dove è stato rintracciato e arrestato nel giro di un mese dalla Guardia Civil con l’aiuto dei carabinieri di Clusone. Estradato, è accusato di omicidio preterintenzionale.

 

2 settembre: Ritaj, la tragedia dell’altalena

 

Ritaj Lahmar

Ritaj Lahmar

 

“Una bambina vivace, sorridente, affettuosa, entrata nel cuore di tutti”. Così i familiari descrivono la piccola Ritaj Lahmar, 6 anni. Erano da poco passate le 21, si stava dondolando sull’altalena inclusiva del parco giochi di piazza Vittorio Veneto a Villongo, quando è caduta a terra. Il pesante manufatto, spinto da altri bambini, oscillando le ha colpito violentemente la testa. Un colpo fatale per la bimba di origini marocchine, che nel giro di pochi giorni avrebbe iniziato la seconda elementare a Credaro, paese sul lago d’Iseo dove abitava. La procura di Bergamo ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti e disposto una perizia sull’altalena, per capire se fosse tutto a norma. Si attendono i risultati.

 

26 ottobre: Sara, uccisa dal vicino

 

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Sara Centelleghe

 

Aggredita con violenza inaudita per avere aperto gli occhi, per avere visto qualcosa che secondo il suo assassino non doveva vedere. Jashandeep Badhan, 19enne di origini indiane, ha ammesso di avere colpito Sara Centelleghe perché si era svegliata mentre lui stava frugando in uno zaino nella sua cameretta in cerca di droga. Badhan aveva ingannato un’amica di Sara, con la quale aveva un appuntamento per scambiare fumo e cocaina. Mentre lei era scesa in strada,  lui era salito nell’appartamento della vittima, dove sperava di trovare altra sostanza stupefacente. Il giovane, che abitava a pochi metri di distanza, temeva che Sara potesse allertare i carabinieri. “Mi sono spaventato e le ho dato dei pugni”, prima di ferirla a morte con un paio di forbici trovate in cucina.

 

31 ottobre: morto nel cantiere della nuova tramvia

 

Valentin Florin Palade

Valentin Florin Palade

 

Questo è Valentin qualche ora prima di morire”. Sereno e sorridente, nella foto pubblicata sui social da un residente in via Foppetta a Ponteranica, dove qualche giorno prima si è verificato il tragico incidente costato la vita al 44enne operaio di origini romene. Valentin Florin Palade, questo il suo nome completo, è morto schiacciato da un muro di pietre e cemento, mentre era impegnato nei lavori per la nuova linea del tram che collegherà Bergamo a Villa d’Almè, uno dei cantieri più importanti della città. Il muro, lungo dieci metri e alto quattro, gli è crollato addosso, senza lasciargli scampo. La Procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. Tre gli indagati: il datore di lavoro della vittima, il datore dell’impresa affidataria e il coordinatore per la sicurezza sul cantiere.

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