Terroristi islamici arrestati a Bologna, proselitismo online e libri jihadisti per bambini: su TikTok mostravano la metamorfosi «radicale»

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di
Federica Nannetti

Cosa facevano i giovani arrestati per l’ipotesi di sostegno a Isis e Al Qaeda. Uno di loro voleva aprire una moschea a Monfalcone ma era già stato condannato in Turchia per finanziamento terroristico

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Sono tutti e cinque accusati di aver creato, in particolare tramite piattaforme online, un’associazione terroristica volta alla promozione, al consolidamento e al rafforzamento di formazioni come Al Qaeda e Stato Islamico (Isis); domani, 27 dicembre, per i primi due membri del gruppo smascherato dai carabinieri del Ros si svolgeranno gli interrogatori di garanzia. Davanti al gip, Andrea Salvatore Romito, domani sarà subito chiamata a rispondere la giovane di 22 anni di origini pakistane ma residente a Bologna, ritenuta al vertice della formazione terroristica. Era rientrata dal suo Paese d’origine appena due settimane fa. Difesa dall’avvocato Simone Romano, sarebbe proprio lei – secondo la complessa indagine della Procura di Bologna coordinata dalla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo che ha portato a cinque misure cautelari personali – a essere il capo di tale organizzazione dedita al proselitismo pro Jihad online.

I libri per bambini

L’ipotesi è che la 22enne, in realtà, fosse anche pronta a un passo ulteriore oltre alla propaganda online, ovvero la creazione di rapporti sul campo con membri di gruppi di lotta armata. A supporto di tale ipotesi, alcune conversazioni intercettate e scambiate con l’altra ragazza del gruppo: il progetto sarebbe stato quello di trasferirsi in Paesi dell’Africa, ricchi di campi d’addestramento jihadisti o di dottrina islamica. Ed è sempre con l’altra giovane del gruppo, una 18enne di Spoleto, che la 22enne avrebbe più volte rimarcato come, a suo avviso, usi e costumi occidentali inquinassero i giovani musulmani. Le due ragazze, come emerge dagli atti, tra le innumerevoli attività di propaganda attraverso le decine di profili social che gestivano, avrebbero anche fatto tradurre in inglese e in italiano un libro per bambini, così da insegnare ai più piccoli i principi dell’Islam, declinati nell’accezione di Jihad violenta.




















































Il fratello della leader e la «metamorfosi» su TikTok

Se la 22enne parrebbe essere una vera e propria «influencer» online dello Jihad, lo stesso potrebbe dirsi – seppur con caratteristiche diverse – del fratello 19enne, anch’egli tra i cinque arrestati: con video social, su TikTok in primis, avrebbe mostrato la propria «trasformazione» secondo i dettami dell’Islam e l’indottrinamento svolto dalla sorella maggiore. Video che sarebbero stati girati proprio a Bologna. Al ragazzo la Procura contesta in particolare l’ipotesi dell’addestramento finalizzato a un possibile arruolamento nell’ambito di organizzazioni terroristiche jihadiste.
Secondo quanto emerge dagli atti di indagine, in un primo momento il ragazzo sarebbe sembrato riluttante all’idea di abbracciare l’estremismo, per poi cambiare idea e aderirvi del tutto. Trasformazione, a partire dall’estate 2024, che avrebbe riguardato diverse sfere della sua vita, dall’abbigliamento all’aspetto fisico, fino alle convinzioni. E, alla fine, sarebbe diventato in prima persona parte attiva del sodalizio dedito al proselitismo online, mostrandosi sui social com’era prima, dunque con abiti «occidentali», e poi, con barba lunga, abiti tradizionali musulmani e nell’atto di recitare preghiere.

Il «bro turco» e il progetto di aprire una moschea

Coinvolto nell’operazione dei carabinieri del Ros, anche un 27enne di origine turca attivo tra Monfalcone, suo Comune di residenza, e Gorizia, in Friuli Venezia GIulia: tra i suoi propositi, anche l’apertura di una moschea nella prima delle due città. Il «bro turco» (abbreviazione inglese di fratello turco, ndr), il suo soprannome all’interno del gruppo, sarebbe coinvolto nella gestione di due locali di kebab da asporto insieme al fratello. Proprio all’interno di tali locali avrebbe condotto le proprie attività di proselitismo, dunque non solo online. Secondo gli atti di indagine, oltre ad aver coinvolto lavoratori dei locali, avrebbe anche intonato canti jihadisti davanti a minori.

Si indaga sulla rete all’estero

Il «bro turco» tra l’altro era oggetto di indagini anche a Udine per il suo percorso di radicalizzazione e per i rapporti con un altro indagato per reati simili. E proprio con quest’ultimo pare avesse avanzato l’idea di aprire una moschea a Monfalcone, in sfregio all’ordinanza di chiusura di due luoghi di culto. In Turchia invece era stato condannato per finanziamento terroristico. Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dai carabinieri del Ros guidati dal comandante della sezione Antiterrorismo, il colonnello Federico Palmieri, e dal comandante del Ros di Bologna, il tenente colonnello Luca Latino, e coordinate dai pm Stefano Dambruoso e dalla procuratrice aggiunta Morena Plazzi, nessuno dei cinque ragazzi verso i quali è stata data esecuzione di misura cautelare lo scorso 24 dicembre proveniva da famiglie con particolari difficoltà economiche o disagio sociale. Tutti erano ben inseriti nel tessuto sociale delle loro città. I pc e gli altri device sequestrati a casa dei giovani aiuteranno gli investigatori a capire quali connessioni avessero a livello italiano ed europeo.

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