Suor Alfieri scrive a Giorgia Meloni: “Perchè escludere il buono scuola? Istituti cattolici a rischio chiusura”


La legge di Bilancio 2025, che tra pochi giorni sarà approvata in via definitiva, contiene alcuni aiuti a favore della scuole paritarie e private. Alcuni degli emendamenti proposti però inizialmente sono stati rigettati, tra cui il buono scuola che avrebbe costituito un incentivo per iscrivere gli studenti in istituti non statali. Di questa esclusione si è mostrata particolarmente preoccupata Suor Anna Monia Alfieri, Cavaliere al Merito della Repubblica ed esperta di politiche scolastiche, che ha così rivolto un appello alla Premier Giorgia Meloni.

Le misure per le scuole private e paritarie

Gli interventi presenti in Manovra a favore delle scuole paritarie e private contemplano innanzitutto un aumento delle detrazioni per le rette, che passano da 800 a 1.000 euro all’anno. Inoltre sono stati stanziati fondi specifici per sostenere gli istituti che accolgono studenti con disabilità: 50 milioni di euro per il 2025 e 10 milioni di euro annui a partire dal 2026. Anche gli oratori saranno destinatari di un contributo economico, pari a 500 mila euro all’anno.

Manca però il voucher da 1.500 euro che era stato proposto in un primo momento da Fratelli d’Italia, e poi da Noi Moderati e dell’importo di 2 mila euro, rivolto alle famiglie con Isee inferiore a 40 mila euro. La misura infatti, che sembrava essere vista con favore dal Governo, non è passata. Per il momento c’è solo un ordine del giorno presentato da Mara Carfagna e approvato in sede di esame della Legge di Bilancio che impegna l’Esecutivo sulla possibilità di istituire un ‘buono scuola’ per le istituzioni paritarie e private.

“Senza il buono scuola rischio disastro educativo”

Sono sinceramente preoccupata e non comprendo come mai un Governo così sensibile abbia preso la decisione di escludere il buono scuola, l’unica opportunità per evitare questo disastro educativo.” Queste le parole cariche di timore di Suor Alfieri, in allarme per l’incertezza di non poter garantire il pluralismo educativo oltre che la continuità presso le scuole paritarie e private, per le quali prevede una chiusura di massa se non si dovesse introdurre il contributo suindicato.

Suor Alfieri ha anche poi parlato di “profonda amarezza per l’esito della discussione parlamentare sulla legge di bilancio” a seguito di “misure non sufficienti a garantire, anche solo parzialmente, la libertà educativa.”

La lunga accorata lettera prosegue inoltre come segue: “(…) Non mi stancherò mai di ripetere che i problemi della scuola statale non sono dovuti alle briciole erogate agli allievi della scuola paritaria. Tutt’altro! Qualora i 700.000 allievi delle scuole paritarie, che costano allo Stato euro 703.730.089, si dovessero riversare nella scuola statale, essi costerebbero ben 5.6Mld. Questa è la realtà. Ecco perché abbiamo dimostrato come il pluralismo educativo sarebbe stato un vantaggio economico per le casse dello Stato, per la qualità della scuola tutta e per far risalire ai primi posti Ocse- Pisa i nostri pessimi risultati attuali. Anni di ideologia e di resistenza alla realtà hanno costretto le scuole paritarie, nate per colmare il divario sociale e per intervenire nelle aree più periferiche del Paese, dopo essersi indebitate, ricevendo euro 500,00 per anni, da due anni 700,00, a fronte di un costo di 7.000 euro e una retta pagata a fatica dalle famiglie pari a 2.500/3.000 euro, hanno chiuso, privando il paese di presidi di libertà. Ho sperato che lanciare l’allarme di un pluralismo educativo ormai perso sarebbe servito per una decisa inversione di rotta. E, invece, nulla.”

E infine Suor Alfieri torna sulla questione dell’esenzione dal pagamento dell’IMU degli istituti cattolici. Misura, anche questa, saltata in Manovra nonostante un emendamento che la proponesse: “La situazione è resa ancor più grave dalla circostanza che molti comuni, alcuni anche guidati da esponenti dei partiti della coalizione di Governo, mandano accertamenti IMU alle scuole paritarie, basandosi su di un cavillo giuridico. Su questo fronte basterebbe una legge che trasformi il decreto IMU che già prevedeva i criteri di esenzione. In questa situazione, a meno che non ci sia un intervento nella legge di bilancio, le scuole paritarie con rette da 15.000 euro, quelle dei ricchi per i ricchi, avranno, come avviene attualmente, la lista d’attesa, sono e saranno ricercatissime, moriranno, come avviene attualmente, invece, quelle dei poveri, con rette da 3.500 euro. E così si radicherà con forza sempre maggiore il fenomeno della segregazione scolastica, cioè il fatto che ceti e gruppi sociali avvantaggiati cerchino sempre più contesti scolastici socialmente e culturalmente omogenei, con la conseguente disgregazione del tessuto sociale, fenomeno che le scuole non riescono a contrastare.



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