Quanto guadagna un insegnante italiano e quali sono le discrepanze rispetto ai colleghi del resto d’Europa? Ancora: in che modo incide, anche sullo stipendio, la tipologia di scuola? Ci sono differenze economiche tra chi insegna in una scuola elementare, media o superiore?
L’insegnamento è uno dei mestieri più importanti e impegnativi, eppure in Italia gli stipendi degli insegnanti sono spesso oggetto di discussione per via della loro distanza dai livelli retributivi di altri paesi europei. Con l’aggiornamento del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) 2019/2021, sono stati introdotti incrementi salariali, ma quanto guadagnano oggi i docenti italiani? E come cambiano le retribuzioni tra i vari gradi scolastici?
Gli insegnanti sono il cuore pulsante del sistema educativo italiano, ma il loro impegno non sempre trova riscontro nelle retribuzioni. Investire in stipendi adeguati non è solo una questione di giustizia economica, ma anche un modo per garantire un’istruzione di qualità. Inoltre, l’aggiunta di incentivi per ridurre la precarietà potrebbe rendere la professione più attrattiva per le nuove generazioni. Un futuro migliore per la scuola passa anche dal riconoscimento del valore di chi ogni giorno forma le nuove generazioni.
Il contesto economico degli insegnanti italiani
Gli insegnanti italiani percepiscono stipendi che variano notevolmente in funzione del grado scolastico in cui lavorano, delle mansioni svolte e dell’anzianità accumulata, rendendo il panorama retributivo complesso e differenziato. Il contratto CCNL 2019/2021 ha previsto aumenti lordi per tutti i docenti, portando gli stipendi mensili netti a oscillare tra circa 1.300 e 1.500 euro per chi è all’inizio della carriera. Tuttavia, anche con questi incrementi, il divario con gli standard europei resta evidente: paesi come Germania e Paesi Bassi offrono stipendi significativamente più alti ai propri docenti, a parità di carichi di lavoro. Inoltre, esistono differenze regionali negli stipendi, come nella provincia autonoma di Bolzano, dove le retribuzioni risultano mediamente più elevate grazie a politiche locali specifiche.
Stipendi nella scuola materna ed elementare
I docenti che operano nella scuola dell’infanzia e nella primaria, ossia tra i più piccoli, percepiscono retribuzioni identiche, posizionandosi nella fascia retributiva più bassa del sistema educativo nazionale, con importi che variano in base all’anzianità di servizio. Ecco come si suddividono le fasce retributive lorde annuali:
- 0-8 anni di servizio: circa 20.897 euro.
- 9-14 anni: circa 23.183 euro.
- 15-20 anni: circa 25.205 euro.
- 21-27 anni: circa 27.172 euro.
- 28-34 anni: circa 29.102 euro.
- Oltre 35 anni: circa 30.537 euro.
Questi importi lordi si traducono in uno stipendio netto mensile compreso tra 1.300 e 1.700 euro, a seconda delle trattenute fiscali e contributive. Nonostante il ruolo cruciale di queste figure nell’educazione dei più piccoli, il loro salario non sempre riflette il livello di impegno richiesto.
Retribuzioni degli insegnanti nella scuola media
Gli insegnanti della scuola media percepiscono un salario leggermente più alto rispetto ai colleghi della primaria, con una progressione salariale che si articola così:
- 0-8 anni di servizio: circa 22.679 euro lordi.
- 9-14 anni: circa 25.342 euro lordi.
- 15-20 anni: circa 27.677 euro lordi.
- 21-27 anni: circa 29.948 euro lordi.
- 28-34 anni: circa 32.179 euro lordi.
- Oltre 35 anni: circa 33.837 euro lordi.
Questo si traduce in una retribuzione mensile netta tra 1.400 e 1.800 euro, con differenze significative legate all’anzianità. Anche per i docenti di questo grado, è prevista la tredicesima mensilità, che contribuisce al reddito annuale complessivo.
Gli stipendi degli insegnanti nelle scuole superiori
Per i docenti delle superiori, le retribuzioni dipendono dal titolo di studio posseduto (diploma o laurea) e seguono queste fasce lorde annuali:
Docenti diplomati:
- 0-8 anni di servizio: circa 20.897 euro.
- 9-14 anni: circa 23.183 euro.
- 15-20 anni: circa 25.205 euro.
- 21-27 anni: circa 28.127 euro.
- 28-34 anni: circa 30.030 euro.
- Oltre 35 anni: circa 31.492 euro.
Docenti laureati:
- 0-8 anni di servizio: circa 22.679 euro.
- 9-14 anni: circa 25.996 euro.
- 15-20 anni: circa 28.521 euro.
- 21-27 anni: circa 31.736 euro.
- 28-34 anni: circa 33.837 euro.
- Oltre 35 anni: circa 35.505 euro.
Questo significa che un insegnante laureato con oltre 35 anni di servizio può arrivare a percepire circa 2.000 euro netti mensili. Tuttavia, la differenza rispetto agli altri gradi scolastici non è sufficiente a colmare il divario percepito in termini di responsabilità e carico di lavoro.
La precarietà dei supplenti nella scuola italiana
La situazione dei supplenti merita attenzione, poiché rappresentano spesso la prima esperienza lavorativa per chi si avvia alla carriera docente. Questi insegnanti si trovano ad affrontare condizioni economiche instabili, con incarichi che spaziano da brevi supplenze a contratti annuali, spesso accompagnati da compensi modesti. Gli stipendi dei supplenti mostrano un’ampia variabilità: coloro che riescono a ottenere incarichi annuali possono arrivare a percepire circa 1.300 euro al mese, mentre chi è impegnato in supplenze brevi e saltuarie affronta spesso compensi che possono scendere sotto i 600 euro mensili. Questa realtà accentua le difficoltà economiche legate alla precarietà della professione. Questa precarietà rende la professione meno attrattiva per i giovani laureati.
Gli insegnanti Italiani sono tra i meno pagati d’Europa
Nonostante i miglioramenti introdotti con gli ultimi contratti collettivi, gli insegnanti italiani continuano a percepire retribuzioni tra le più basse in Europa, una situazione che penalizza non solo i lavoratori, ma anche il sistema educativo nel suo complesso. Questo crea un problema non solo di equità retributiva, ma anche di attrattività della professione per i giovani. Secondo i dati comparativi europei, molti paesi investono maggiormente nell’istruzione, riconoscendo il ruolo strategico degli insegnanti nel garantire un futuro solido alle nuove generazioni. Per esempio, in Germania e Francia, i docenti possono contare su retribuzioni più elevate, specialmente verso la fine della carriera.
Per migliorare la situazione, i sindacati propongono ulteriori aumenti salariali, incentivi per la formazione continua e premi di merito. Tuttavia, senza un cambiamento strutturale nelle politiche educative e finanziarie, il gap con il resto d’Europa rischia di rimanere invariato.
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