Libera Scirpoli e il fratello boss nell’interdittiva a Rotice. Il documento della Prefettura di Foggia

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Libera Scirpoli, il fratello boss Francesco e l’inchiesta “Giù le mani” sono al centro dell’interdittiva antimafia che ha colpito l’impresa edile Gianni Rotice Srl, guidata dall’ex sindaco di Manfredonia Gianni Rotice. Attraverso questo provvedimento, l’ex prefetto di Foggia Maurizio Valiante ha rigettato la richiesta dell’azienda di iscrizione nella white list provinciale, per una presunta “contiguità compiacente” di Rotice all’ex clan Romito, oggi ribattezzato dalla Prefettura clan Lombardi-Ricucci-La Torre. Nel documento di 20 pagine sono elencate alcune circostanze ampiamente anticipate in esclusiva da l’Immediato nei mesi scorsi, quando Rotice era ancora primo cittadino della città del golfo.

Va sottolineato che l’interdittiva antimafia non richiede prove certe come in ambito penale, ma si basa su elementi che indicano il rischio di infiltrazioni mafiose, mirando a prevenire eventuali condizionamenti da parte della criminalità organizzata. L’ormai noto “più probabile che non”.

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Il documento cita i lavori dell’impresa Rotice finanziati con fondi Pnrr a Manfredonia, San Giovanni Rotondo, Accadia, ma anche presso Consorzio ASI di Foggia, ente Ferrovie del Gargano, Acquedotto Pugliese spa, Regione Puglia e Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale.

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L’assetto societario della srl è così composto: socio di maggioranza, con l’80% delle quote, è Giovanni Rotice, il quale, fino al 20.12.2021, ha rivestito la carica di amministratore unico della società. Socio con il 20% delle quote è il figlio 26enne Antonio Rotice, vicepresidente del consiglio di amministrazione.

Fidanzata e cognato

La prefettura ha sottolineato il legame tra Rotice e Francesco Scirpoli, 42enne di Mattinata detto “Il lungo”, ritenuto elemento di vertice del clan Lombardi, un tempo luogotenente del boss ucciso, Mario Luciano Romito. Scirpoli, infatti, è fratello della 43enne Libera Scirpoli, fidanzata di Rotice, ex segretaria cittadina del Pd di Mattinata ed oggi coordinatrice del gruppo politico “Strada Facendo” di orientamento centrodestra, che sostiene il compagno.

“Il lungo”, invece, è attualmente in carcere, detenuto per accuse di mafia nell’ambito del processo Omnia Nostra, che ha rivelato la pervasività del clan nell’economia garganica. Sta inoltre scontando una pena definitiva per l’assalto ad un blindato a Bollate in provincia di Milano. I due Scirpoli finirono anche nella relazione di scioglimento per mafia del Comune di Mattinata nel 2018.

Ecco cosa scrive il prefetto: “Il socio di maggioranza dell’impresa sottoposta a verifica antimafia (Rotice, ndr), è il compagno di Libera Maria Scirpoli, sorella di Francesco Scirpoli detto ‘Il lungo’, luogotenente del clan Ricucci-Romito-Lombardi a Mattinata. Francesco Scirpoli è stato coinvolto in varie operazioni di polizia con soggetti appartenenti, anche con ruoli di rilievo, allo stesso sodalizio”.

E ancora: “Scirpoli, nel tempo, ha scalato le gerarchie mafiose garganiche tanto da aver anche ricoperto ruoli apicali in seno al clan Romito di Manfredonia durante le fluide dinamiche criminali che hanno caratterizzato la macro area nell’ultimo decennio”.

Il pentito Antonio Quitadamo ha delineato il profilo di Scirpoli “indicandolo in origine – si legge – come una giovane leva che si era unita al gruppo per la commissione di reati predatori, nello specifico negli assalti ai portavalori, ambito in cui riuscì a conquistare al fiducia del boss Mario Luciano Romito. Grazie a tale rapporto privilegiato, Scirpoli scalò le gerarchie del clan fino a diventarne uno dei più qualificati elementi di rango“.

Queste alcune attività dettate e coordinate da Scirpoli: “Dalla custodia delle armi, alla gestione degli introiti illeciti fino alle linee strategiche orientate a fronteggiare il clan Li Bergolis, con l’individuazione di obiettivi e la commissione di omicidi. In tale contesto matura la leadership di Scirpoli anche grazie alla sua capacità di stringere nuove alleanze (come nel caso del clan Raduano di Vieste) o di rinsaldare quelle già esistenti (come per la batteria foggiana Moretti-Pellegrino-Lanza)”.

Stando al provvedimento prefettizio, “Scirpoli è interprete dei canoni tradizionali della mafia garganica ovvero quelli che sono legati al controllo del territorio attraverso l’illecita occupazione di terreni e aree adibite a pascoli. Sempre secondo le dichiarazioni del collaboratore Quitadamo, Scirpoli non esitava a compiere furti di bestiame e danneggiamenti a scopo intimidatorio per poter occupare nuovi terreni ed esercitare il proprio potere mafioso”.

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Ma non è tutto: “La pericolosità e la spregiudicatezza dello Scirpoli si è manifestata in maniera inequivocabile nella maxi-evasione dalla Casa Circondariale di Foggia, avvenuta il 9 marzo 2020. Il successivo 14 aprile, la Squadra Mobile di Foggia lo ha catturato in agro di Apricena, all’interno di un casolare in occasione di un summit. Pur se non ricompreso tra i numerosi destinatari di misura, nella recentissima operazione ‘Mari & Monti’, il nominativo di Scirpoli è spesso richiamato, nelle dichiarazioni dei vari collaboratori di giustizia, a dimostrazione del suo attuale e pieno inserimento, con ruolo di vertice, nelle dinamiche mafiose garganiche”.

Secondo il prefetto, “la caratura criminale del fratello della compagna di Giovanni Rotice esclude ragionevolmente l’ipotesi che l’attività imprenditoriale svolta da quest’ultimo sia immune dal pericolo di agevolazione stabile del gruppo criminale di riferimento”.

“Giù le mani”

L’ex sindaco di Manfredonia, Giovanni Rotice, è al centro dell’inchiesta Giù le mani, con l’accusa di voto di scambio. Secondo la Procura di Foggia, Rotice avrebbe chiesto voti a Michele Romito, promettendo di non ostacolare l’attività del ristorante “Guarda che Luna”, di proprietà della famiglia Romito. Oltre a Rotice, sono coinvolti suo fratello Michele, detto “Lino”, e altre sette persone, con il rischio di un processo. La decisione sugli eventuali rinvii a giudizio è attesa per gennaio.

Le intercettazioni e le dichiarazioni agli inquirenti di Michele Romito confermerebbero una lunga amicizia con i fratelli Rotice e incontri durante i quali sarebbe stato chiesto il sostegno elettorale, in cambio di garanzie sul ristorante. Anche l’ex assessore ai Lavori Pubblici, Angelo Salvemini, indagato nella stessa inchiesta, ha confermato l’accordo elettorale. Salvemini avrebbe ammesso ai magistrati che l’accordo tra Rotice e Romito è emerso durante il ballottaggio, dichiarando di star “pagando le cambiali di Rotice”.

Guerre di mafia e inchieste

Il provvedimento prefettizio ha analizzato il contesto mafioso del Gargano, con un focus sulla capacità dell’organizzazione criminale Lombardi-Ricucci-La Torre – che oggi sarebbe più corretto chiamare Lombardi-Scirpoli-Raduano alla luce della morte di Pasquale Ricucci – di permeare il tessuto politico-amministrativo e sulla storica guerra contro i montanari Li Bergolis-Miucci.

Nel documento sono indicate varie inchieste, su tutte “Iscaro Saburo” del 2004 con 99 arresti: per la prima volta venne certificata giudizialmente l’esistenza della mafia sul Gargano. E ancora, “Goccia” del ’99 sul contrabbando di sigarette, in alleanza con un clan camorristico, “Età moderna” del 9 ottobre 2013 con 21 arresti per armi, droga ed estorsione, “Ariete” del 31 ottobre 2016 con 19 arresti su assalti a portavalori, “Età moderna” fino a “Omnia Nostra” del 7 dicembre 2021 con 32 arresti per omicidi, mafia, droga, estorsioni.

Ripercussioni politiche e legali

L’interdittiva rappresenta un duro colpo per l’impresa Gianni Rotice Srl, che opera principalmente con enti pubblici, rendendo l’iscrizione nella white list indispensabile per stipulare contratti. A San Giovanni Rotondo è già stato revocato un appalto per la costruzione di un asilo nido.

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Intanto, i legali di Rotice hanno annunciato battaglia contro la prefettura foggiana: attraverso un ricorso al Tar sosterranno l’insussistenza di elementi concreti che giustifichino il provvedimento.

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