Le troppe parole della Bce disorientano i mercati

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Ultim’ora news 26 dicembre ore 14

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Trascorse appena due settimane dall’ultima riunione del consiglio direttivo della Bce, già si guarda alla prossima seduta, quella del 30 gennaio, ipotizzando un nuovo taglio dei tassi di riferimento, magari più consistente del precedente, anche se qualche osservatore pensa direttamente alla riunione del 6 marzo.

Nell’intervista al Financial Times, riportata sinteticamente su MF-Milano Finanza del 24 dicembre, la presidente della Bce Christine Lagarde, la quale ammette che la politica monetaria è ancora restrittiva, ha detto che ormai siamo vicini nell’area a un’inflazione al 2% che per l’istituto di Francoforte rappresenta il target da raggiungere per ottemperare al mandato per il mantenimento della stabilità dei prezzi, pur non nascondendo una certa preoccupazione per l’impatto perdurante dei prezzi dei servizi, sui quali bisognerà rimanere vigili.

Il ruolo di Elon Musk

Naturalmente influirà il contesto generale e si guarderà alla Federal Reserve, nei confronti della quale, se Donald Trump per adesso non muove critiche, ora è Elon Musk, prossimo Segretario all’Efficienza dell’amministrazione pubblica, che contesta duramente quello che ritiene un rilevante esubero di personale della banca centrale, della quale in precedenza aveva addirittura ipotizzato la soppressione, magari ricollegandosi rozzamente alle tesi di Milton Friedman.

Date queste posizioni, appare a questo punto benvenuta quella che appare una sopraggiunta freddezza di Trump nei confronti del movimentismo di Musk che già stata facendo parlare di quest’ultimo come del presidente-ombra o del vicepresidente (dimenticando il detto goldoniano «chi troppo in alto sal cade sovente precipitevolissimevolmente»).

L’impatto delle dichiarazioni dei vertici della Bce

Tornando alla Bce, non si può non rilevare ch madame Lagarde dopo l’ultima riunione del direttivo in diverse occasioni pubbliche ha detto a proposito della politica monetaria molto di più di quel che ha affermato nell’ultima conferenza stampa.

Ciò porta a concludere che, se dovessero essere deluse le aspettative che si stanno formando a proposito di un nuovo e più consistente taglio dei tassi d’interesse – mentre addirittura si parla della necessità di evitare che l’inflazione scenda, non fra moltissimo, sotto il 2% – l’impatto in termini di disorientamento ma anche di affidabilità delle dichiarazioni dei vertici della banca centrale sarebbe rilevante.

Non potrebbe continuare una situazione in cui nella tradizionale conferenza stampa dopo le riunioni del direttivo la presidente si mostra molto cauta e riservata, poi però poco dopo in convegni e interviste dice quel che prima non ha detto. Potrebbe essere l’indizio dell’incapacità di conseguire nell’organo un sintesi adeguata.

I due problemi da risolvere

Tuttavia è all’interno di questo che occorre combattere una battaglia di idee, come è stato fatto dal predecessore Mario Draghi, e al limite accettare, pur se non si consegue l’auspicata single voice, la formazione di una maggioranza, anche se ciò dovesse costare l’esplicitazione della dissenting opinion: sarebbe pur sempre molto meglio del dibattito e delle divisioni che si sviluppano tra falchi e colombe prima della riunioni di del direttivo e dell’unanimità che appare formale delle decisioni dell’organo ma che subito dopo tali riunioni viene seguita da divisioni in occasioni pubbliche.

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Come molto spesso abbiamo rilevato su queste colonne, persiste un problema in tema di comunicazione della Bce, ma prima ancora vi è un problema a proposito del modo in cui si forma la sua volontà. Sono due problemi che vanno affrontati e risolti perché altrimenti si sarà, per esempio, indotti ad attendere dei giorni dopo le sedute consigliari per conoscere la vera posizione dei vertici. Ne deriverebbe una questione di credibilità.

Dalla Vigilanza ai progetti di aggregazione bancaria

In più si pone il problema del ruolo della Vigilanza bancaria e finanziaria accentrata. Quest’ultima è esercitata in forma autonoma peraltro senza personalità giuridica, perché si tratta comunque di una funzione attribuita alla Bce. Il consiglio direttivo ha l’ultima parola sulle decisioni di tale funzione. Sarebbe doveroso perciò che di questa attribuzione si discutesse nell’organo e, limitatamente alle linee generali, se ne riferisse nella tradizionale conferenza stampa.

Ciò a maggior ragione quando importanti progetti di aggregazione bancaria riguardano l’Eurozona, come sta accadendo ora. È pur vero che a dieci anni dalla costituzione della Vigilanza unica molto vi è da rivedere in fatto sia di normative sia di controlli, per cui è auspicabile che si apra una fase di vera revisione.

Intanto, senza ovviamente toccare gli aspetti coperti da un necessario riserbo istituzionale, non si può offrire oggettivamente un’immagine, sia pure non voluta, di una Vigilanza che resti in tutto e per tutto una competenza separata, quando essa è della Bce. Il nuovo anno sarà finalmente di svolta su questi temi? (riproduzione riservata)



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