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GROSSETO. Quello delle feste è il periodo in cui tutto sembra più bello, le luci illuminano le case, il camino è acceso, la cioccolata calda, i film natalizi e la gioia e il calore sono nell’aria. Insomma, è il periodo in cui tutti si impegnano a essere più felici. Ma qualche parente potrebbe mettere un po’ di pressione. «Quando ti laurei?», «Ma poi quella promozione?, «Ma il fidanzato lo hai trovato?», «A quando il matrimonio e i figli?», e ancora: «Ah, ma lavori ancora lì?». E si sa, a queste domande non c’è mai una risposta che vada bene. Ma tutto questo va affrontato come persone adulte, compassionevoli e sagge, onde evitare una guerra famigliare il giorno di Natale.
Inoltre, in questo periodo si possono sentire anche alcune pressioni sociali. Insomma, la vita non è perfetta e non sempre si può essere super felici a Natale.
«Come ogni festività importante, il Natale ha radici culturali profonde e va a braccetto con una serie di credenze e “doverizzazioni”, come si dice nel gergo psicologico, che spesso portano più sofferenza che gioia – dice Ioana Alexandra Marin, psicoterapeuta di Grosseto – Dovresti passare Natale in famiglia, devi fare dei bei regali, non si litiga a Natale, non dovresti essere da solo per Natale, dovresti essere felice a Natale, devi andare alla cena di Natale con la messa in piega e le unghie fatte».
Le imposizioni e le credenze che devono essere per forza rispettate portano più sofferenza, e un senso di oppressione, che felicità. «Quando sono rigide e non accettano eccezioni e sfumature fanno male. Per esempio, forse quest’anno sento che passare il Natale in famiglia mi farebbe più male che bene, o forse non ho nessuno con cui passarlo, forse qualcuno non ha la disponibilità per fare i regali o non ha voglia di pensarci – dice Marin – E se invece di considerare queste situazioni come catastrofiche infrazioni delle regole natalizie vi invitassi a chiederci insieme un liberatorio “e quindi?”».
La pressione sociale che si avverte in questo periodo è normale: è normale voler essere più belli a Natale, voler fare dei bei regali, volersi sentire più felici ed è normale che tua zia ti faccia domande scomode. Ma non è più normale quando diventa un obbligo, che sia del dover essere o del dover rispondere.
Un bel: «E quindi?»
Gli stoici lo dicevano già 300 anni prima della nascita di Gesù: alcune cose dipendono da noi, altre no e per queste ultime è inutile o addirittura dannoso agitarsi troppo. «Davanti all’enorme pressione di parenti, amici e social media, permettersi il lusso di pensare e quindi non è banale. Per riuscirci abbiamo tre alleati: l’accettazione, l’assertività e la compassione – dice Marin – Direi che tra tutte le cose che non possiamo controllare due sono particolarmente significative in questo periodo: gli altri e le nostre emozioni».
«Non so se avete notato, ma gli altri fanno quello che vogliono. Se lo zio non riesce proprio a chiudere il discorso dell’eredità e la nonna insiste a chiedervi per la centesima volta quando avrà un nipotino – continua – Insomma, se i membri della vostra famiglia sono molto entranti, completamente assenti o addirittura litigiosi, probabilmente non cambieranno in tempo per le festività e sicuramente non lo faranno grazie a un vostro intervento. Dovreste lasciare gli altri essere responsabili per i propri comportamenti».
Una situazione che potrebbe creare delle emozioni negative in tutti. «Se questo ci farà sentire tristi, preoccupati o arrabbiati, sappiate che va bene e che avete il permesso ufficiale di uno psicoterapeuta di sentirvi esattamente come vi sentite. Sì, anche a Natale – dice la psicoterapeuta – Questo non vuol dire farsi mettere i piedi in testa dalle persone, perché per fortuna c’è una cosa che invece possiamo controllare: i nostri comportamenti».
La compassione e l’assertività
No, compassione e assertività non sono due mazze da baseball da portare al pranzo di Natale, ma sono i modi con cui qualcuno può prendere le distanze e fermarsi un attimo per ascoltarsi. E soprattutto regalano delle feste normali, imperfette e piene di serenità. E a questo ci si arriva con i comportamenti, facendo rispettare i propri paletti e comprendendo gli altri.
«L’assertività significa far valere i propri bisogni e diritti con fermezza, gentilezza e rispetto. ed è il comportamento che ci vuole per proteggersi dalla pressione esterna e interna delle feste – dice Marin – Significa saper cambiare argomento, saper dire che ci si sente tristi, che si ha bisogno di spazio o addirittura semplicemente no. Perché quando ci vuole ci vuole».
«Se dopo aver accettato le emozioni e averle espresse in modo assertivo sto ancora soffrendo? È qui che dobbiamo aggiungere l’ingrediente più importante: la compassione. Compassione non significa pena, ma la saggezza di capire che ognuno di noi vive questo periodo con i propri pensieri ed emozioni, che spesso gli altri non conoscono, e fa del suo meglio per gestirle – conclude – Questo vale per lo zio, per la nonna, ma prima di tutto vale per noi stessi. Perché il Natale con la famiglia sorridente, il tavolo ricoperto di cibo elaborato e l’albero di design, è roba da internet. E se accettiamo questo possiamo darci il permesso di vivere un Natale personale, imperfetto, sincero, che si sia in compagnia o da soli e non perfetto per forza».
Quindi per queste feste armatevi di pazienza, accettazione, comprensione e assertività, per godervi al meglio i momenti con la famiglia, gli amici oppure solo con voi stessi, ve lo consiglia una brava.
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