Regali di Natale non proprio azzeccati? Anche in Italia spopola il reselling

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Ammettiamolo: un regalo non proprio gradito è capitato a tutti almeno una volta nella vita. E, dunque, se succede che si fa? Si abbandona in un armadio a prendere polvere? Si chiede a chi ce l’ha donato di cambiarlo? O, peggio, si butta? No, perché finalmente anche in Italia – anche se come spesso accade un po’ in ritardo rispetto ad altri Paesi – sta prendendo piede il reselling.

Inglesismo che sintetizza bene la pratica: si rivendono i regali indesiderati, guadagnandoci anche qualcosa, e – non meno importante – compiendo un gesto importante per il pianeta, allungando la vita di un prodotto ed evitando così di produrre rifiuti e creare altri oggetti non indispensabili.

Tutti pazzi per il reselling

Come emerso dall’Osservatorio Second Hand Economy 2023 di BVA Doxa per Subito, anche se i giovani fanno pochi regali perché l’inflazione si mangia il potere d’acquisto, la pratica del reselling sta prendendo sempre più piede anche in Italia: il 27% degli italiani ha fatto acquisti second hand destinati a regali e, di questi, quasi la metà (46%) l’ha fatto proprio in occasione del Natale. Inoltre, il 37% ha ammesso di aver rimesso in circolo i regali poco apprezzati, grazie alla second hand.

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Aspetto curioso, c’è anche una sorta di classifica dei regali meno graditi. Secondo l’indagine effettuata da Subito su GenZ e Millennials, i regali che proprio non piacciono agli italiani sono il ribattezzato “kit ricovero“, quello composto da pigiama, calze e ciabatte per intenderci (31%), seguito dagli accessori beauty&friends, come il set da bagno (25%), percepito dagli intervistati come indicatore di scarsa igiene personale (su questo punto forse in molti potrebbero però dissentire dalle voci del sondaggio…), oppure ancora il CD, oggetto non vintage ma solo sbagliato, perché ormai è un device che nessuno utilizza più (15%).

Se non vi convince l’idea di rivendere i regali che avete ricevuto, c’è sempre il decluttering: ci si può “sbarazzare”, in senso buono, di oggetti non graditi anche solo praticando il regifting, e cioè regalandoli ad altre persone, provando ad assecondare i gusti di amici e parenti. Anche in questo si dona una seconda vita ai regali. Occhio solo ad evitare persone che appartengono alla stessa cerchia di amici, e ricordatevi di rimuovere eventuali etichette o pacchetti che possano svelare la provenienza degli acquisti e mettervi in difficoltà.

Il reselling come attività redditizia

Il fenomeno del reselling, che Oltreoceano spopola già da tempo e che ora timidamente si è fatto largo anche da noi, non è solo una pratica di “smaltimento”, ma anche una vera e propria opportunità imprenditoriale. Di fatto, rivendere cose è diventato una fonte di reddito per molte persone, che – per inciso – possono anche rivendere oggetti acquistati a basso costo a un prezzo più alto.

Non tutti sanno che all’inizio il reselling era nato soprattutto per un segmento di mercato molto ristretto, quello dello streetwear e in particolare delle sneakers. Solo il mercato delle sneakers – dato 2023 – registra una crescita annua tra il 15 e il 20% e si stima che arriverà a valere 30 miliardi di dollari entro il 2030.

Ma perché proprio queste scarpe? Perché i super brand come Nike, Supreme, Adidas, Off-White e altri ormai realizzano non più solo scarpe, ma vere e proprie opere d’arte, simboli da collezionare, rigorosamente limited edition, a volte pure con significati sociali, come fu il caso nel 1985 delle Nike Air Jordan 1 che diventarono simbolo del lusso “black” e di opposizione all’autorità bianca negli sport dominati dai neri, tra cui appunto il basket, in cui svettava il più grande di sempre, Michael Jordan.

Tra i casi più celebri di reselling che hanno fatto la storia ci sono anche quello, del 2020, delle scarpe Lidl da 12,99 euro, arrivate ad essere rivendute online addirittura a 11mila.

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Il reselling è legale?

Una delle domande che però in molti si fanno a riguardo è se il reselling sia o meno legale. È possibile rivendere un prodotto a un prezzo più alto rispetto a quello, diciamo, di listino? La risposta è sì.

Come spiegato dall’avvocato influencer Angelo Greco in un video su TikTok diventato virale, il titolare di un marchio ha il diritto esclusivo di vendere e commercializzare il suo prodotto. Però, ua volta che il prodotto è stato acquistato, il proprietario può liberamente rivenderlo a terzi, senza che questo costituisca un reato.

Ovviamente, se si guadagna una cifra extra dalla rivendita, è necessario dichiarare il guadagno al Fisco e pagare le relative tasse. Attenzione dunque a quest’ultimo passaggio, che non di rado sfugge. Esattamente come accade agli influencer (o presunti tali), per cui di recente è stato persino creato un codice Ateco ad hoc: si tratta di lavoro, e quindi i ricavi derivanti da questa attività vanno dichiarati all’Agenzia delle entrate.

Le piattaforme online per fare reselling

Capito che, sì, il reselling è una valida alternativa ai regali sbagliati e può pure farci guadagnare qualcosa, dove e come si fa? Piuttosto semplice. Ci sono diverse piattaforme online in cui è tutto abbastanza immediato: ci si iscrive, si caricano le foto e le caratteristiche degli oggetti che vogliamo vendere, si fissa un prezzo e via.

In Italia, una delle più grandi piattaforme per il reselling di seconda mano è Subito, con oltre 18,7 milioni di utenti unici al mese. Ma ci sono anche gli storici eBay, Marketplace di Facebook e StockX (che però era citata in giudizio da Nike per presunta vendita di scarpe false), il più recente Vinted, che ormai tutti conosciamo, e i meno noti BigBuy Mr. Reseller, giusto per fare qualche nome. Da citare poi Dropout, milanese, che da negozio fisico si era trasformato anche in piattaforma.

Se avete ricevuto un regalo sbagliato, sapete cosa fare…

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