“Ciò che sembra trascurabile è invece la realtà centrale” – VenetoNews

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OMELIA NELLA S. MESSA NELLA NOTTE DI NATALE

Cattedrale di Vicenza, 24 dicembre 2024

Is 9,1-6; Sal 95; Tt 2,11-14; Lc 2,1-14

Il Natale è tutto qua?

«Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia». L’evangelista Luca concentra in queste scarne parole l’evento del Natale. Per lui sono le parole più importanti. Infatti le ripete nell’annuncio che l’angelo rivolge ai pastori: «troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E di nuovo le troviamo quando descrive ciò che i pastori incontrano presso la grotta: «trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia».

Verrebbe da dire: il Natale è tutto qua? Solo un bambino, avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia? Che contrasto! Con tutto quello che vediamo attorno a noi. Luci preparate da qualche settimana anche nella nostra città, con l’illuminazione artistica della facciata della Basilica palladiana e della torre. Senza dire delle attività commerciali che hanno iniziato a colorarsi di rosso e oro tutte le pubblicità.

Solo un bambino, avvolto in fasce e posto in una mangiatoia. Lasciamoci interrogare da questo contrasto perché l’evangelista nel suo racconto vuole farci entrare in esso.

La cornice e il quadro

Il racconto era davvero iniziato bene. Quasi con una sorta di solennità storica: «In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra». Sono giorni importanti, dunque, per il fatto che l’imperatore ha ordinato di fare un censimento reale, non a campione come l’ultimo censimento Istat italiano. E “Di tutta la terra”, almeno quella conosciuta all’epoca. È questo censimento che mette in moto la coppia di sposi per affrontare circa 150 chilometri che le carovane di allora percorrevano in 3/4 giorni. La nostra attenzione è attirata dal decreto di Cesare Augusto, una decisione importante sia il per la grande quantità di persone che ha coinvolto sia per l’autorità che l’ha emanato.

Senza quel decreto Maria e Giuseppe non si sarebbero messi in viaggio. L’evangelista sottolinea dei particolari che forse ci sfuggono ad un primo ascolto. Per esempio, il fatto che un bambino nasca lontano da casa, in condizione di disagio, nel racconto generale appare come un particolare del tutto trascurabile rispetto al “disegno politico” che è in atto. Ma dobbiamo fare attenzione, ed è il motivo per cui l’evangelista ripete il fatto principale tre volte, perché ciò che appare importante è soltanto la cornice dell’evento, e ciò che sembra trascurabile è invece la realtà centrale. È una dinamica che, forse, dovremmo imparare nella vita quotidiana.

Capita in alcune opere d’arte che la cornice sia così importante da rendere secondario il quadro perché troppo povero e quindi troppo debole per attirare l’occhio del turista.

Il Natale, così come ce lo trasmette il racconto evangelico è tutto qua: «un bambino, avvolto in fasce, collocato in una mangiatoia».

È “scandaloso”, se ci fermiamo con pazienza, di fronte a questo evento. Perché il fatto di questa nascita non è accompagnato da alcun tratto straordinario.

È tutto molto semplice. È tutto molto povero. Ma a ben vedere l’assenza dello straordinario è proprio la parte fondamentale dell’evento cristiano. Lo straordinario – ai nostri occhi – è che la manifestazione di Dio nell’umanità, l’epifania del divino, sia priva di ogni straordinarietà.

I primi destinatari dell’evento

Quanto finora sottolineato sembrerebbe smentito da quella epifania che creano gli angeli nella notte per coinvolgere i pastori e invitarli a mettersi in cammino verso la grotta. Si dice infatti con una certa maestosità che «la gloria del Signore li avvolse di luce». Li invita alla gioia – ed ecco un’altra espressione solenne «nella città di Davide è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore». E si aggiunge un “esercito celeste” per cantare “Gloria…”. Ma tutto questo ancora una volta è la cornice di una realtà che si presenta in tutta la sua nudità: «un bambino avvolto in fasce in una mangiatoia».

Salvatore, Messia e Signore. Anche questi titoli vanno ricondotti a quella semplice e povera realtà. Salvatore nella bibbia è Dio che ha liberato il suo popolo dalla schiavitù di Egitto con braccio potente. Nel mondo greco Salvatore era l’imperatore che difendeva i confini dell’impero assicurando pace e benessere. Ora Salvatore è un bambino.

Messia era un titolo che raccoglieva tutte le attese del mondo giudaico per un mondo finalmente rinnovato. Per Luca, Messia è un bambino, confuso tra tanti altri bambini.

Signore, per gli ebrei era Dio, per i greci era l’imperatori, per Luca, Signore è ancora quel bambino.

Anche il riferimento ai pastori è singolare. I primi destinatari del Natale sono uomini che al tempo venivano considerati al gradino più basso della stima sociale e religiosa. Il fatto che fossero nomadi ad accompagnare il gregge, non li favoriva nella puntuale pratica religiosa promossa da scribi e farisei. Erano considerati impuri, o quasi. A loro si rivolgono gli angeli. E l’evangelista sottolinea che loro accolgono l’invito e vanno a Betlemme.

Gloria…, Gioia…, Pace…sta tutta in quel bambino deposto in quella mangiatoia.

La solennità di questa celebrazione con i suoi canti, luci, incenso, non ci distolga dalla realtà. La grandezza di Dio si rivela nella piccolezza di un bambino che nasce. La Parola di Dio si rende silente in un bambino che non sa parlare. La potenza di Dio si incontra nella forza dell’amore che è misericordia per tutti. Lo splendore della gloria di Dio nei cieli si rivela nella gioia di una vita che nasce sulla terra. Grazie a questo bambino la vita di ogni uomo e donna risplende in tutta la sua bellezza e in tutta la sua dignità perché è una vita abitata definitivamente da Dio.

Quando si uccidono dei bambini, come continua ad accadere in questi giorni, potremmo dire che non si commette solo un crimine, ma un sacrilegio perché Dio ha deciso di entrare nel mondo come un bambino. La dignità di ogni bambino e di ogni bambina è data proprio da questo fatto divino.

Allora anche noi con gli angeli ripetiamo nel cuore: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama
».

+ Vescovo Giuliano





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