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Dominella Pellegrino si racconta a Basket Rosa. E’ un momento critico per i numeri dell’arbitraggio calabrese, con la speranza che i corsi, sempre aperti, possano allargare la base.
Dominella Pellegrino si racconta a Basket Rosa grazie all’intervista di Enrico Ferranti.
Ecco le sue parole.
“Dominella Pellegrino, nata a Reggio Calabria il 19/10/2000
Arbitro del C.I.A. Calabria G.A.P. Reggio Calabria
Arbitro da 7 anni
Attualmente dirigo gare di Serie D e serie B femminile
Il perché della scelta di tale strada è piuttosto semplice, la palla a spicchi è la mia passione e il mio primo amore, questo sport per me è davvero speciale, è emozione, grinta, crescita e passione; ci tengo a precisare che la pallacanestro ti porta a dare il massimo sempre e per fare ciò ne conseguono scelte (i sacrifici li reputo tali). A mio avviso il ruolo dell’arbitro è assolutamente importante, poiché, con il passare del tempo fa’ fuoriuscire il carattere, si impara a tirare fuori il meglio dalle varie esperienze, queste positive o negative che siano, perché sono fondamentali per la crescita non solo personale ma anche professionale. Spesso ci si dimentica che anche noi arbitri siamo appassionati dello sport, proprio come gli atleti e ci tengo a precisare inoltre che anche l’arbitro è un’atleta e come tale ci si allena e tutti si aspettano da noi più che da qualsiasi altro giocatore, una buona performance a livello fisico e mentale. Inoltre, l’arbitro è colui che fa applicare il regolamento in campo, colui che garantisce un buon esito e svolgimento della gara e difficilmente qualcuno si viene a congratulare con noi, infine ma non per ultimo, estremamente fondamentale è il RISPETTO, se presente, il nostro lavoro diventa davvero molto più facile.
Tra le tappe più significative del percorso mi viene assolutamente da menzionare il “Progetto Donna”, un progetto nato nel 2010, di interesse nazionale, dove qui ho avuto modo di crescere, approcciarmi a nuove realtà, nuove conoscenze e nuovi stimoli.
Per quanto riguarda l’ultimissima esperienza avuta, posso dire che da pochissimo si è concluso un primo incontro a Viareggio con un nuovo progetto federale “Women in Ref”, volto allo sviluppo del settore arbitrale femminile, dove siamo state selezionate solo 18 ragazze di tutta Italia e abbiamo partecipato ad un raduno di specializzazione per donne arbitro, già operative sia a livello nazionale, sia a livello regionale per una maggiore e più incisiva formazione del settore femminile arbitrale, per ognuna di noi è stata stilata una scheda a seguito di lezioni in aula e test atletici, utile per successive valutazioni e sviluppi. Seguiranno altri incontri nel 2025.
Per quanto concerne i progetti futuri in tale settore preferisco non sbilanciarmi ma posso dire sicuramente che mi sto ponendo obbiettivi piccoli e realizzabili, soprattutto che possano andare di pari passo con il lavoro che svolgo, cercando di incastrare un po’ il tutto. Sono molto ambiziosa ma credo sia meglio mantenere il focus sul presente in modo da avere quanto più possibile in futuro.
Il mio motto è sicuramente: “Coltiva la disciplina e non addestrare la motivazione, che è per sua natura passeggera.”
Per chi si sta chiedendo ma perché proprio la disciplina? Perché proprio la disciplina è la chiave e il fattore più impattante nel determinare il risultato; diciamo che proprio alla disciplina si va ad attingere ogni volta che ci sarà qualcosa che si mette di traverso tra te e il tuo obbiettivo. Grazie alla disciplina si ha modo di trovare la determinazione che va ad alimentare gli stimoli per arrivare al traguardo. Non vado oltre ma credo si sia capito quanta importanza ha per me tale parola che, per quanto possa sembrare semplice è straordinariamente complessa.
Un mio consiglio è sicuramente di alimentare sempre questa grande passione, avere sempre voglia di miglioramento, porsi obbiettivi, guardare quante più partite possibili e infine, prendere di riferimento un modello da seguire, sempre.
Perché scegliere questa strada?
Semplicemente perché è un’esperienza fantastica, essere arbitro equivale ad essere in continua crescita, maturare, mettersi in gioco, lavorare in team, avere sempre nuovi stimoli… in più l’arbitro si pone obbiettivi e fatica per raggiungerli, ovviamente l’obbiettivo può essere la singola partita, come magari una promozione di categoria, inoltre, essere arbitro rende più forti come persone non nel senso fisico ma mentale e credo fermamente che è una palestra di vita, ti porta a saper conoscere te stesso/a, a crescere divertendoti e prendendo decisioni in una frazione di secondo senza rinunciare ad essere riflessivi, possiamo dire infine che si ha modo di vivere la pallacanestro a 360°”.
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