Quanto accaduto nella giornata di sabato, rappresenta l’ennesimo esempio dei tempi che corrono. Di una politica perennemente in campagna elettorale dentro e fuori dai social e sempre più lontana dall’affrontare concretamente i problemi reali di lavoratori e cittadini (e magari anche provare a risolverli), e di una classe operaia lontanissima anni luce da quella informata, politicizzata e consapevole mito degli anni ’70, e però sempre più affamata di lavoro o in assenza di esso, di provvedimenti concreti che possano finalmente liberarla dall’abbraccio mortale di una crisi strutturale del sistema, che la tiene perennemente sospesa sul filo di una precarietà senza fine.
L’ultimo triste episodio si verificato sabato scorso, quando è diventato virale un video del deputato manduriano di Fratelli d’Italia Giovanni Maiorano. All’interno del quale il parlamentare ionico annunciava l’approvazione di un ordine del giorno di cui è primo firmatario (numero 9/2112-bis a/15) durante i lavori per il via libera alla legge di Bilancio, che “mira a garantire a tutti quegli operai che sono stati costretti a lavorare in ambienti contaminati da amianto per almeno 10 anni, di avere la possibilità di accedere ad un sistema pensionistico anticipato“. “Questo provvedimento guarda tantissimo alla provincia di Taranto e soprattutto agli operai dello stabilimento ex Ilva – prosegue il deputato – da tantissimi anni in cassa integrazione e a cui sono stati proposti negli anni scorsi incentivi all’esodo per lasciare il loro lavoro”. Un provvedimento “che restituirebbe un diritto a tantissimi operai, padri di famiglia che potrebbero vedersi finalmente garantire una adeguata pensione. Fratello d’Italia mostra così una logica politica e una visione del futuro degna di questo Paese”.
Apriti cielo. La pagina Facebook del deputato viene inondata di commenti in cui si esulta per l’inatteso annuncio, in cui si ringrazia il deputato dell’iniziativa attesa da anni. Il video inizia a fare il giro delle chat di WhatsApp di migliaia di lavoratori, con i telefoni dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali e RSU che vengono inondati di messaggi e telefonate da parte degli operai. E’ il caos totale.
In realtà però, basterebbe conoscere un minimo come funziona la macchina della burocrazia politica (senza scomodare la conoscenza dei lavori parlamentari), per sapere che un ordine del giorno altro non è che un semplice intendimento politico e nulla di più, visto che di ordini del giorno se ne presentano e approvano a centinaia. Non si tratta né di un emendamento (che andrebbe tra l’altro approvato in Commissione), meno che mai un articolo di legge. Tanto è vero che l’on. Maiorano non fa cenno alcuno alla legge in vigore che si vorrebbe modificare (la n. 27 del marzo 1992 n.257), né indica le risorse economiche che servirebbero per un intervento finanziario del genere, visto che tra l’altro si dovrebbe intervenire su una legge che riguarda tutti i lavoratori italiani esposti all’amianto e non solo gli operai del siderurgico tarantino.
E quindi se da un lato il deputato Maiorano, come tanti prima di lui e insieme a lui in tutti questi anni, si è voluto intestare un’iniziativa priva di ogni concretezza politica, dall’altro lato è evidente che l’utilizzo di determinate parole non poteva che trarre in inganno centinaia di lavoratori. Che cascano nel tranello dialettico con tutte e due le scarpe. Indotti a credere a questo inatteso regalo di Natale anche da un “avviso a tutti i lavoratori” diffuso dal sindacato Ugl Metalmeccanici Taranto. In cui si informano gli operai che è stato “approvato in Parlamento un ordine del giorno per garantire agli operai esposti all’amianto l’accesso al pensionamento anticipato. Un passo importante per la tutela di chi ha lavorato in condizioni a rischio! Un sentito ringraziamento va rivolto all’on. Giovanni Maiorano per l’impegno profuso. Un risultato che rappresenta una risposta a ‘tutti i detrattori’ che sino a poche ore fa erano intenti a raccontare menzogne circa la veridicità del provvedimento ed ai quali va ricordato che qualunque vittoria per i lavoratori andrebbe accolta, diffusa e celebrata per il bene e l’interesse dei lavoratori, a prescindere da quale parte provenga. Con questo provvedimento la UGL Metalmeccanici dimostra ancora una volta la propria concretezza, l’importanza dei contenuti e dell’impegno quotidiano, nel rispetto di lavoratrici e lavoratori tutti”.
Dunque, quel semplice ordine del giorno, non solo sarebbe un ‘provvedimento’ già belo che approvato con tanto di pensionamento anticipato, ma addirittura una vittoria dei lavoratori e delle lotte sindacali. Sarà. Del resto siamo a Natale e credere alla favole è del tutto coerente con il periodo natalizio. Ma visto il caos che si è venuto a creare, la Fiom e la Uilm che in questi anni ne hanno viste di tutti i colori e che ben conoscono ciò che si muove dentro e fuori la grande fabbrica, intervengono a stretto giro per riportare la calma tra gli operai e soprattutto per chiarire meglio agli stessi la realtà dei fatti.
“In merito all’ordine del giorno, la FIOM-CGIL chiarisce che al momento non c’è alcuna novità sostanziale rispetto alle leggi attuali in materia di benefici per chi è stato esposto all’amianto – si legge in una nota della RSU/RLS Fiom Cgil ADI in AS -. L’On. Maiorano, infatti, in maniera piuttosto superficiale e propagandistica, impegna il Governo ad una mera valutazione sull’adozione di provvedimenti legislativi atti a rivedere le scadenze per il riconoscimento dei trattamenti pensionistici di cui alla legge 27 marzo ’92 n.257. Inoltre, va precisato che tale eventuale valutazione rimane vincolata al rispetto dell’equilibrio di bilancio e di finanza pubblica, il che equivale già ad un disimpegno giustificato”. “Negli anni, come Fiom, abbiamo più volte espresso le nostre dettagliate proposte sul tema, denunciando la presenza massiccia di amianto, in particolare all’interno dello stabilimento Acciaierie d’Italia, e richiedendo un piano di rimozione nel breve periodo. Per tali ragioni, ci rendiamo disponibili a discutere le nostre proposte con l’obbiettivo di accelerare lo smaltimento dell’amianto e di allungare i termini per i benefici previdenziali per tutti i lavoratori di Acciaierie d’Italia e dell’appalto, senza alcun vincolo di bilancio, affinché la salute e la sicurezza dei lavoratori non siano un costo ma una risorsa”.
Dello stesso tenore l’intervento della RSU Uilm. “A seguito delle numerose richieste di chiarimento pervenute in merito alla recente notizia sull’estensione dei benefici previsti dalla normativa sull’amianto per i lavoratori di Acciaieria d’Italia, riteniamo doveroso fare chiarezza e dissipare eventuali fraintendimenti o interpretazioni non corrette. È fondamentale precisare che tale approvazione rappresenta solo un’apertura al dibattito e l’inizio di una discussione istituzionale. Questo non costituisce ancora un provvedimento legislativo definitivo, bensì un primo passo verso un percorso complesso e articolato. La UILM, da anni impegnata in questa battaglia, ha lavorato instancabilmente per sensibilizzare le istituzioni sull’urgenza e la necessità di riconoscere ai lavoratori ex Ilva i benefici dovuti. Invitiamo tutti i lavoratori a rimanere informati attraverso i canali ufficiali della UILM e a non lasciarsi trascinare da interpretazioni fuorvianti o speculazioni non basate su dati concreti” si conclude la nota.
Tutto ciò detto, è fin troppo chiaro a tutti coloro che seguono la vertenza ex Ilva da anni, che nel medio-lungo periodo si dovrà anche provare a pensare a come estendere i benefici della legge del 1992. Perché è giusto, assolutamente giusto, che chi ha lavorato per anni esposto a rischi ambientali e sanitari oltre che di sicurezza, debba veder riconosciuto e ricompensato tale rischio attraverso strumenti e tutele che gli permettano un’uscita anticipata e agevolata dal mondo del lavoro, oltre ad ottenere una pensione più che dignitosa. Affinchè ciò trovi concretezza c’è però bisogno di un approfondimento importante da un punto di vista economico e normativo, di uno studio complesso e di un confronto con le organizzazioni sindacali.
Senza dimenticare che, come abbiamo scritto in tempi non sospetti, andrà anche e soprattutto riaperta e rivista la procedura per l’incentivo all’esodo, implementando e non di poco il plafond rimasto inutilizzato dopo le uscite avvenute negli scorsi anni a seguito dell’accordo con ArcelorMittal nel 2018.
Questo perché tutti sanno, da almeno dieci anni a questa parte, che la platea dei lavoratori del siderurgico ex Ilva è ampiamente sproporzionata rispetto al presente e al futuro della fabbrica (basti ricordare che ArcelorMittal quando si affacciò la prima volta nel 2014 affermò l’esistenza di un eccedenza di personale di 5mila unità). Che non potrà mai più raggiungere le famose 8 milioni di tonnellate d’acciaio annuali prodotte, e probabilmente nemmeno le 6 che servono per il punto di pareggio di bilancio (il così detto break even). E che se mai quest’ultimo risultato dovesse essere mai raggiunto, magari attraverso l’utlizzo in parte di uno o più forni elettrici, anche in questo caso il numero dei lavoratori attuali risulterebbe in eccesso. Non solo per quanto concerne i dipendenti diretti, ma anche per i lavoratori delle ditte dell’indotto e dell’appalto. Senza dimenticare i 1600 collocati da anni nel perimetro della società Ilva in Amministrazione Straordinaria. E certamente nessuno potrà pensare che migliaia di lavoratori possano essere condannati al limbo della cassa integrazione per i prossimi anni a venire, senza soluzione di continuità.
Quello che è assolutamente necessario, anche se evidenziarlo ancora oggi risulta superfluo se non offensivo per le intelligenze di tutti, è recuperare la serietà perduta per iniziare finalmente a studiare tutte le soluzioni possibili per traguardare un passaggio storico ineluttabile, anche se probabilmente ancora gestibile e rinviabile di qualche anno. Senza l’illusione di pensare che l’economia di un territorio, qualunque esso sia, possa vivere in un mondo fatato dove non esista un settore industriale piccolo, medio o grande che sia e con esso tutto il mondo dell’indotto e dell’appalto che gli ruoti intorno e lo sostenga. Ma nella consapevolezza che un capitolo di questa storia si è chiuso per sempre, probabilmente nel peggiore dei modi. Il perché è inutile ripeterlo su queste colonne ancora una volta.
Ciò che però dovrebbe guidare l’etica di tutti gli attori coinvolti in questa storia infinita, è che nessuno dovrebbe continuare a speculare sul presente e sul futuro di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie, sui quali in questi anni in tanti hanno banchettato senza rispetto alcuno. E a quanto pare continuano a fare.
(leggi tutti gli articoli sull’ex Ilva https://www.corriereditaranto.it/?s=ilva&submit=Go)
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