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C’è un piccolo museo a Castelbuono, nel cuore delle Madonie, che è un’eccellenza del territorio e un riferimento per chi, in Sicilia, si occupa di scienze naturali. Il Museo Minà Palumbo è tra quelle realtà imbevute di storia, eppure sempre capaci di rinnovarsi, grazie a cui non si dimentica quanto di straordinario può accadere lungo i margini, nella monotonia della provincia, nell’invisibilità sfidata e non subita che certi centri minuti sperimentano. Tra il bisogno di custodire e di reinventare, di allontanarsi e di restare.
Architettura contemporanea a Castelbuono
Siamo in una cittadina vivacissima, che ha il suo punto di forza nel mix di tradizioni, imprenditoria, protezione e valorizzazione del paesaggio, spirito progressista e attenzione alla cultura: qui hanno sede l’Ypsig Rock, tra i più importanti festival europei di musica indie, un prestigioso festival del jazz e un museo civico che da molti anni, sotto la guida di Laura Barreca, porta avanti un programma per l’arte contemporanea coerente, di qualità, sintonizzato sui circuiti nazionali ed internazionali (una rarità per la Sicilia).
Ed è proprio con il Museo Civico del Castello dei Ventimiglia che il Minà Palumbo ha costruito la prima edizione del concorso“Cassidaria Minae”, finalizzato alla reinterpretazione architettonica del Chiostro di San Francesco, cuore dell’ex convento settecentesco dei frati minori in cui ha sede.
Il nome è quello di un gasteropode di cui il marchese e ricercatore Antonio De Gregorio scovò un fossile, nel 1881, a casa di Francesco Minà Palumbo, geniale medico e scienziato castelbuonese; da qui l’idea di intitolarlo al più anziano collega, di cui diceva: “(…) è uno di quei tipi all’antica, che adesso pur troppo vanno sparendo; uno di quelli in cui non si sa se è da ammirar maggiormente l’acume o la limpidezza della mente, l’elevatezza o la severità dello spirito. Appena ne lo pregai mi mostrò i fossili che ei possiede del terziario dei dintorni di Castelbuono. Ed io, avendovi subito riconosciuto una bellissima cassidaria nuova, credetti fargli omaggio dedicandogliela”.
Il concorso di architettura per il Chiostro di San Francesco
Il concorso a inviti, curato dalle due istituzioni insieme allo studio di architettura AM3 di Palermo, mette a disposizione un budget per la realizzazione dell’opera vincitrice, un’installazione temporanea sostenibile in grado di dialogare con il contesto storico-architettonico del museo. Ogni anno il chiostro, nei mesi freddi in cui non è interessato da attività ed eventi, si trasformerà in uno spazio multifunzionale grazie a una cellula abitativa concepita come contenitore e insieme come opera-contenuto, da scoprire e attraversare. Un padiglione d’inverno aperto a narrazioni, presentazioni, esposizioni di reperti, oggetto di un allestimento sempre nuovo e di una serie di attività mirate.
Museo Minà Palumbo, i vincitori del concorso
A vincere la prima edizione del concorso è lo studio internazionale Lemonot, con sede a Londra, fondato da Sabrina Morreale e Lorenzo Perri. Una realtà a cui si guarda con crescente interesse, per la sua natura interdisciplinare che mescola design, politica ed ecologia, architettura e arti performative. Tra i loro progetti principali il padiglione “Gastronomic Palapa”, vincitore del concorso “Mextropoli” nel 2021 a Città del Messico”, l’allestimento “Trasformazioni Possibili” (uno dei 9 interventi presenti nel Padiglione Italia della Biennale di Architettura 2023), e le piccole architetture conviviali “Talamo” e “Moéca”, che nel 2024 hanno segnato la collaborazione con il centro culturale BASE Milano.
La proposta di Lemonot ha convinto per la capacità di unire “innovazione, sensibilità ecologica e rispetto per il contesto storico”: si tratterà di un’installazione modulare e flessibile, costruita con materiali a basso impatto ambientale, attiva a partire da fine gennaio 2025.
Il progetto dello studio Lemonot
Il chiostro dunque si modifica, si espande, trova un’ulteriore vocazione e conquista una “nuova superficie espositiva e narrativa, che connette la missione museale con i fruitori dello spazio esterno, estendendo la portata politica del museo oltre la propria sede”, spiega il Presidente del Minà Palumbo, Michele Spallino. Aggiungendo: “Il dispositivo dello studio Lemonot si arricchisce di un contenuto inaugurale perfettamente coerente, dedicato al ‘bosco’: l’ecosistema fondamentale che tiene in vita il nostro territorio, con alcune implicazioni e connessioni che ci forniranno un’occasione di riflessione preziosissima”.
Il progetto, precisa Laura Barreca, “permette di accomunare in modo sperimentale Museo Civico e Museo Naturalistico per ripensare Castelbuono come un laboratorio di ricerca sulle arti e l’architettura, attraverso la visione interdisciplinare sul paesaggio e sul patrimonio materiale e immateriale della comunità”.
E a proposito di boschi e di natura, sarà il legno il materiale principale dell’opera, frutto di una serie di riflessioni e di scambi con professionisti di vari settori: “Abbiamo scelto di avvalerci – spiegano gli architetti di Lemonot – anche della collaborazione di Marino Amodio, che sta sviluppando un percorso di ricerca dottorale sull’architettura come dispositivo ostensivo, all’interno del dipartimento di scienze filosofiche di Napoli, combinato con un’esperienza preziosa sulle strutture in legno acquisita negli anni di lavoro con il collettivo Zapoi”.
Il restyling del Museo Minà Palumbo di Castelbuono in Sicilia
L’iniziativa si inserisce nell’appassionato percorso di rinnovamento del museo, avviato da Spallino (eletto nel 2022 con il nuovo Cda), insieme al direttore Salvatore Leone, in direzione di un’apertura sempre maggiore verso i linguaggi dell’arte e della creatività, strumenti di valorizzazione del proprio patrimonio e della propria storia. Del resto, Francesco Minà Palumbo, pioniere nell’800 delle scienze naturalistiche in Sicilia, non solo si distinse nella ricerca d’ambito botanico, geologico, paleontologico, zoologico, raccogliendo, studiando e catalogando migliaia di esemplari del territorio, ma fu anche raffinato scrittore e disegnatore. Le sue 300 tavole ad acquerello, che illustrano con colori brillanti ed eleganza grafica le tantissime specie di uccelli, farfalle, fiori e piante tipici delle Madonie, sono state pubblicate da Sellerio in quattro volumi con cofanetto (Iconografia della Storia Naturale delle Madonie, 2011), sotto la direzione scientifica dei botanici dell’Università di Palermo Pietro Mazzola e Francesco Maria Raimondo.
Un uomo colto e sensibile, Minà Palumbo, la cui lungimirante visione, fondata su un intreccio profondo tra cultura umanistica e scientifica, continua ad ispirare l’operato di chi oggi custodisce le sue raccolte, la sua biblioteca, i suoi manoscritti, con una missione conservativa, ma anche divulgativa, creativa, progettuale.
“Il rinnovamento in atto” ci spiega Spallino “si compone anche di un’apertura alle arti visive, ispirata dal talento di Minà nell’illustrazione scientifica, ed in generale alla creatività contemporanea. L’obiettivo è sensibilizzare i visitatori sui temi ambientali anche attraverso nuovi linguaggi espressivi. In questo senso, il concorso ‘Cassidaria Minae’ rappresenta un ponte ideale tra natura, arte e contesto, contribuendo al nuovo percorso museale che sarà inaugurato a marzo e che includerà anche una pinacoteca curata da Francesco Piazza, arricchita da opere provenienti da residenze artistiche, donazioni e prestiti”.
Cambia dunque volto il museo, grazie innanzitutto ai fondi del PNRR, intercettati per progettare un restyling generale, abbattere le barriere architettoniche e cognitive, migliorare l’esperienza del visitatore tramite attrezzature e strumenti innovativi, incrementare il patrimonio con la costituenda collezione di opere d’arte contemporanea.
Le attività del museo naturalistico di Castelbuono
Diverse attività di valorizzazione prenderanno il via, dopo la riapertura primaverile, sul solco di iniziative già portate a termine o consolidate, come il Premio di Poesia Naturalistica, giunto alla sua quinta edizione, o i programmi di escursione tra i boschi delle Madonie, utili a promuovere il concetto di biodiversità e la conoscenza della rigogliosa flora locale (il parco ospita oltre la metà delle specie vegetali siciliane); o come il progetto site-specific di rigenerazione urbana partecipativa Details # (con Luigi Ciotta e l’Associazione di promozione sociale “Il Cinghiale e la Balena”), che ha unito arte visiva, tecnologie e teatro urbano per “riqualificare le crepe, i muri scrostati, le ferite o i difetti delle città, trasformandoli in potenziali opere d’arte”; fino all’interessante ricerca tipografica avviata con la professoressa Cinzia Ferrara del Laboratorio di Visual e Graphic Design dell’Università di Palermo (Corso di Laurea in Design e Cultura del Territorio): ne è nato un font, battezzato “Minà Palumbo”, progettato dal type designer Giangiorgio Fuga a partire dal rilievo della grafia dello studioso condotto da quattro studenti (Gaetano Sessa, Michela Cataldo, Leoluca Ligotino e Salvatore Cigna).
E sono solo alcuni esempi, tra conferenze, laboratori, giornate di studio, residenze, collaborazioni con associazioni e istituzioni. Nonostante gli esigui budget su cui un micro museo di provincia può contare, ma con l’intenzione e l’abilità di scovare bandi e finanziamenti, questo scrigno di opere, reperti, storie e informazioni sul territorio madonita continua a seminare, a immaginarsi, a creare connessioni. Uno fra gli esempi virtuosi rintracciati nella sterminata famiglia dei piccoli musei d’Italia, avamposti dal volto ancora umano, per cui cultura significa, o potrebbe significare, memoria locale e sviluppo internazionale, appartenenza e differenza, radici, partenze, ritorni. Orizzonti larghi e infinite ispirazioni a portata di mano.
Helga Marsala
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