Le grandi proteste contro il governo in Serbia. Decine di migliaia di persone hanno chiesto le dimissioni del presidente Vučić, dopo il crollo alla stazione di Novi Sad diventato un caso politico. Ma molto altro sotto e soprattutto attorno, col Kosovo albanese sempre più anti serbo che non smettere di ribollire per i mille problemi irrisolti e alla sua classe politica rissosa. E poi il resto dei Balcani, terra di transito migranti, ma anche si sfruttamento disumano.
Belgrado quasi dei tempi di Milosevic
Domenica decine di migliaia di persone in piazza a Belgrado, per contestare il governo conservatore e nazionalista del presidente Aleksandar Vučić, eredità dell’ala destra delloschieramento milosceviano, e chiederne le dimissioni. Motivo ufficiale della protesta, il crollo della tettoia della stazione ferroviaria della città di Novi Sad, che il 1° novembre aveva causato 15 morti. Ma a muovere i comitati studenteschi organizzatori nelle città, e le associazioni degli agricoltori nella periferia del Paese, sono molte altre ragioni di forte disagio.
Novi Sad, corruzione e clientele
Nelle ultime settimane l’incidente di Novi Sad è diventato un grosso caso politico, e i manifestanti hanno accusato il governo di Vučić di esserne responsabile: secondo loro la causa principale del crollo sarebbe la diffusa corruzione e la poca trasparenza rispetto agli appalti delle opere pubbliche in Serbia. Nei giorni successivi al crollo erano state arrestate 13 persone, tra cui l’ex ministro dei Lavori pubblici Goran Vesić, che si era dimesso dopo l’incidente. Il 27 novembre tutte le accuse contro Vesić sono però state ritirate, e l’ex ministro è stato liberato.
Lo sprezzante Vučić
Il presidente serbo Vučić ha commentato le manifestazioni in modo sprezzante, un ‘chi se ne frega’ in serbo e accusando i suoi oppositori di manipolare gli studenti. Memoria del movimento studentesco ‘Otpor’ dopo les bombe Nato che non erano riuscite a far cadere Milosevic, ma soprattutto quei contadini. Quelle Serbia profonda che fece cadere l’allora despota. Nei giorni scorsi, per limitare le proteste, il governo aveva anche deciso di estendere la pausa scolastica invernale, facendola iniziare giovedì 19 dicembre invece che il 30 dicembre per le festività cristiane del calendario ortodosso.
‘Vogliono il potere senza elezioni’
Per l’ufficialità serba, si tratta di proteste politiche contro governo e presidente. Agli studenti si sono unite diverse organizzazioni ecologiste schierate contro i piani di estrazione del litio, ha visto blocchi stradali e diverse occasioni di tensione. Alle richieste di un nuovo governo transitorio ha replicato duro Vucic. “Quelli che vogliono un esecutivo transitorio vogliono andare al governo senza passare per le elezioni. Li abbiamo sconfitti molte volte, li batteremo di nuovo e in modo molto più netto”. E per chi ha frequentato i Balcani negli anni delle tragiche guerre, rivede parte di un vecchio film.
I serbi del Kosovo, intrappolati tra Pristina e Belgrado
Shkëlzen Maliqi uno dei più noti intellettuali kosovari, da fine settembre denuncia l’impatto delle politiche del presidente Vučić sulle prospettive della comunità serba in Kosovo, sempre più marginalizzata ed impaurita. L’accusa è di manipolazione politica sulla pelle già maltrattata e particolarmente sensibile della mini-minoranza serba che si ospina a sopravvivere nel Kosovo ora tutto albanese.
«Perché ai serbi del Kosovo viene imposta l’uniformità del pensiero? Perché le indagini sull’omicidio di Oliver Ivanović vengono ostacolate? Perché si cerca di mettere a tacere e bandire le forze di opposizione dei serbi del Kosovo? Il problema principale è che i serbi del nord del Kosovo non riescono a far sentire la loro vera voce, essendo intimoriti dalla perfida politica di Vučić, della Lista serba e dei servizi segreti», cita l’Osservatorio Balcani e Caucaso.
Anche Vučić va alla guerra
Col sostegno degli ambienti militaristi in Serbia che auspicano una risposta bellica alla crisi in Kosovo, Vučić ha dato il via libera alla reintroduzione della leva obbligatoria in Serbia ed ha acquistato dodici caccia dalla Francia. La Serbia si sta preparando alla guerra? Belgrado dovrà aspettare qualche anno prima di ottenere i caccia francesi. Però l’acquisto di armi e la retorica bellica servono a Vučić per mantenere il potere, fingendo di essere preoccupato di un possibile conflitto di grandi dimensioni, per il quale la Serbia deve essere pronta, l’accusa di Shkëlzen Maliqi.
Poi il provocatore Albin Kurti
Nonostante le severe sanzioni a cui da oltre un anno è sottoposto il governo di Pristina, il premier Albin Kurti continua a sfruttare l’uscita dei serbi dalle istituzioni di Pristina. Kurti è un leader populista in preparativi per le elezioni politiche, previste per il 9 febbraio 2025. Vučić controparte che sembra giocargli a favore. La politica miope con cui Vučić manipola il nord del Kosovo ha portato alla totale emarginazione dei serbi che vivono in quell’area. E le crisi si ripetono: Vučić che ammassa i carri armati serbi al confine con il Kosovo, e poi, avvertito che non può attraversare il confine, ordina il ritiro.
Balcani terra di transito di migranti?
‘Rotta balcanica’ ancora operativa, ma chi si ferma è sfruttato. Nei Balcani la popolazione diminuisce e cresce il bisogno di manodopera straniera assieme agli episodi di razzismo e sfruttamento, denuncia Giovanni Vale. E a farne le spese sono soprattutto i lavoratori di origine asiatica. La Croazia, emigrazione e invecchiamento, scesa da 4,3 milioni di abitanti nel 2011 a 3,8 milioni nel 2021. Nel 2023, il ministero dell’Interno croato ha rilasciato permessi di lavoro a quasi 120.000 cittadini di Paesi terzi. Quest’anno cifra superata, con quasi 150.000 permessi di lavoro rilasciati fino a novembre.
Bulgaria, nuovo paese di immigrazione
Anche la vicina Bulgaria, che ha perso l’11% della sua popolazione negli ultimi dieci anni, sta scoprendo la manovalanza straniera. Nel 2024 il paese sta assistendo a un’impennata nell’“importazione” di forza lavoro straniera. Al momento la Bulgaria attira soprattutto persone provenienti dall’Asia centrale e sudorientale, in particolare dalle ex repubbliche socialiste (Kirghizistan, Uzbekistan, e così via). Recentemente si è registrato anche un notevole afflusso di lavoratori da India, Nepal, Bangladesh, Filippine e Indonesia. Episodi di razzismo con qualche violenza.
Lavoratori sfruttati nei Balcani occidentali
Emigrazione e immigrazione anche in Serbia, dove nel 2023 sono stati rilasciati più di 52mila permessi di lavoro. Quest’anno, il numero di permessi sarà ancora più alto. I lavoratori stranieri provengono perlopiù da India, Pakistan, Sri Lanka, Cuba, Turchia, Nepal e Kenya. Vengono in Serbia alla ricerca di salari migliori, ma per alcuni di loro, il paese “è solo una tappa di transito verso uno dei paesi dell’Unione Europea dove il tenore di vita è più alto”. Stesso fenomeno anche in Bosnia Erzegovina, anche se lì i numeri per ora restano più bassi.
Tuttavia, come nota Al Jazeera , molto spesso queste persone rimangono solo brevemente nel paese (“un mese, un mese e mezzo”, lamenta un imprenditore), prima di proseguire il loro cammino verso l’Unione europea in qualità di migranti irregolari.
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