Un fondo per favorire competenze e innovazione

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Un grande supporto finanziario per la crescita delle nostre imprese: il Fondo nuove competenze, finalizzato ad accompagnare i processi di transizione digitale ed ecologica dei datori di lavoro e creare nuova occupazione, si rinnova e viene riproposto anche quest’anno. Il “Fondo nuove competenze. Competenze per le innovazioni”, questo il nuovo nome, introduce un approccio mirato per sostenere la formazione e la competitività delle aziende italiane. Per la sua terza edizione, la dotazione è importante: 730 milioni di euro destinati per il 25% alle grandi imprese, per un ulteriore 25% alle filiere formative delle pmi e per il restante 50% ai singoli datori di lavoro.

Novità e obiettivi principali

È importante sottolineare che l’edizione 2024 non si limita a replicare i modelli precedenti, ma introduce caratteristiche nuove e rilevanti, volte a rispondere alle esigenze attuali. I contenuti appaiono particolarmente interessanti, si tratta infatti di finanziamenti per progetti formativi legati all’innovazione per la sostenibilità, come l’economia circolare, il risparmio energetico, la sostenibilità ambientale e la transizione digitale, dalle tecnologie digitali all’intelligenza artificiale.

Un altro aspetto degno di nota è la certificazione delle competenze: grazie al Decreto Mlps n. 115 del 9 luglio 2024, la formazione svolta sarà certificata, garantendo standard elevati e riconosciuti. Si tratta poi di una misura inclusiva: per la prima volta, il fondo prevede interventi specifici per lavoratori stagionali e disoccupati, oltre che una formazione propedeutica alle assunzioni.

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Infine, abbraccia il benessere organizzativo, in quanto il welfare aziendale e il miglioramento delle condizioni lavorative entrano tra le priorità dei progetti finanziati.

Manageritalia e il Fondo nuove competenze

Manageritalia gioca un ruolo centrale nell’implementazione e nella promozione del fondo. Il 17 dicembre, presso la sede di Roma, due autorevoli esperti del ministero del Lavoro, coinvolti direttamente nella creazione del piano, hanno presentato questa opportunità in un incontro introdotto dal segretario generale di Manageritalia Massimo Fiaschi, rivolto soprattutto, ma non solo, a Hr, Cfo, e Dg: Romano Benini, giornalista economico e consigliere del ministro del Lavoro, e Massimo Temussi, direttore generale per le Politiche attive del lavoro. L’approfondimento è stato anche trasmesso in diretta sui social di Manageritalia, ottenendo diverse migliaia di visualizzazioni. Molte le domande, a dimostrazione dell’interesse registrato da parte dei partecipanti in presenza e online.

Un’edizione con peculiarità da evidenziare

«Perché abbiamo creato un fondo con caratteristiche diverse? Abbiamo ritenuto che i precedenti interventi non potessero essere più interessanti e utili per le imprese» ha spiegato Benini. «Se non miglioriamo e indirizziamo le competenze verso il digitale, l’innovazione e il welfare, aree fondamentali per la crescita, non potremo fronteggiare le sfide dei cambiamenti in corso. I manager devono impegnarsi a rafforzare una maggiore capacità di adeguamento delle competenze. Secondo l’ultimo rapporto Ocse, siamo un paese con un grave ritardo nell’innovazione. Se non cogliamo l’onda, possiamo esserne travolti. I manager devono essere “evangelizzatori” di una strategia di aggiornamento delle competenze vasta e capillare».

Oggi un pezzo importante del percorso formativo viene fatto dall’azienda. Non è più insomma “colpa delle scuola” se ci sono delle lacune da colmare. Le imprese devono essere protagoniste in tal senso, si devono mettere in gioco, usando tutti gli strumenti, a partire dalla bilateralità.

Una valutazione è stata poi fatta sulla demografia degli occupati: se ci saranno 3 milioni di lavoratori che andranno in pensione nei prossimi anni, occorre sostenere il ricambio generazionale nel tessuto imprenditoriale italiano.

«Non diamo le risorse a chiunque» ha poi chiarito Benini. «Abbiamo alzato l’asticella nei contenuti dell’intervento. Il forte limite del precedente fondo era che chiunque presentasse un progetto lo vedeva approvato. Ci siamo posti l’obiettivo di favorire i comportamenti aggregativi lungo la filiera delle aziende. Il fondo si divide in tre linee di intervento, ma l’obiettivo ultimo è estendere la catena del valore».

Le motivazioni politiche dell’iniziativa

Temussi ha approfondito l’aspetto politico dell’intervento. «Il ministero del Lavoro investe così tanto perché siamo in un periodo storico senza precedenti. Il tasso di occupazione è il più alto degli ultimi 20 anni e il tasso di disoccupazione è il più basso dal 2007. Abbiamo reso molti contratti a tempo indeterminato, mentre in altre regioni europee questo trend positivo non emerge. Eppure, nonostante i dati positivi, c’è ancora un mismatch nelle posizioni relative alla transizione digitale, al green e, in senso lato, nell’area Stem. L’Italia è penultima in Europa per l’innovazione digitale, pur essendo leader in settori come l’automotive. Il fondo nasce dall’esigenza di coinvolgere quel 94-97% di pmi che non hanno uffici Hr e che non hanno una pianificazione o progettazione della formazione. La certificazione della formazione tramite gli enti bilaterali è un passaggio importante ».

Ma qual è l’origine di queste risorse finanziarie? Temussi ha specificato che i 730 milioni arrivano dal Fondo sociale europeo plus, quindi nell’ambito di politiche di coesione che stanno all’interno della programmazione di un pacchetto di circa 3 miliardi e mezzo. «Sono tutti fondi europei che rispondono alla pianificazione di innovazione digitale e green economy. C’è una forte richiesta per arrivare idealmente alla quota di 1 miliardo. Abbiamo già reperito altri fondi di finanziamento per raggiungere questo obiettivo».

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Uno strumento per l’occupabilità

Fiaschi ha infine ribadito il ruolo determinante di Manageritalia e dei manager in questa fase di promozione dell’iniziativa, evidenziando un aspetto su cui non ci si sofferma abbastanza, quello dell’employability. «Il bisogno di riqualificazione delle competenze non emerge solo quando si è disoccupati, ma anche quando si lavora. La formazione oggi deve essere continua e costantemente aggiornata. Anche i manager devono essere stimolati per continuare ad essere “occupabili”. Ecco allora che uno strumento come il Fondo competenze per le innovazioni può fare la differenza».



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