Economia sociale, primo compleanno per “Le Botteghe” di Faenza. Il presidente Pezzi: “I conti tornano, ma il sorriso dei ragazzi vale di più”

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In via Pistocchi 10 fervono i preparativi per il Natale: chi fa i pacchetti, chi rimette in ordine gli scaffali, chi accoglie i clienti. Sono i ‘ragazzi’ (ma alcuni hanno 50 anni) dell’impresa Sociale Le Bottege Srl, nata dalla  fusione tra La Bottega della Loggetta e L’Altra Bottega emanazione di Ceff Francesco Bandini e Genitori ragazzi con disabilità nell’ottobre dello scorso anno. Una realtà  sostenibile dal punto di vista imprenditoriale, ma anche dimostrazione di un contesto inclusivo della città.  Presidente è  Ettore Pezzi che incontriamo tra una consegna e l’altra.

La nostra intervista a Ettore Pezzi, presidente di Le Botteghe

Le Botteghe in via Pistocchi 10 a Faenza

Presidente Pezzi, dopo un anno di attività, i conti tornano?

Le Botteghe nasce come progetto condiviso tra Ceff Francesco Bandini, Società Cooperativa Sociale e Grd Odv (Genitori Ragazzi con Disabilità) con l’obiettivo di dare alle persone con disabilità un’opportunità di crescita, lavoro e autonomia. Non parliamo solo di una semplice attività commerciale, ma di un luogo di inclusione e sì, anche i conti tornano.  I primi tre mesi abbiamo chiuso un bilancio in pareggio e così sarà anche per il secondo, che chiuderemo a fine anno. Quindi abbiamo senza dubbio raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefissati, anche se il principale resta far passare più gente possibile dal negozio perché così i ragazzi lavorano, crescono e sono felici, al di là del bilancio. Tuttavia, bisogna considerare che le imprese sociali come la nostra non beneficiano di sgravi fiscali specifici.

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Quanti ragazzi disabili sono impiegati al momento?

Abbiamo circa venti persone che si alternano nei turni di lavoro. Durante la mattina, i ragazzi della Ceff sono seguiti da un educatore; nel pomeriggio, è il turno dei giovani di Grd, sempre affiancati dal proprio referente e viceversa. Ognuno segue un percorso personalizzato di formazione e crescita. Rispetto al passato, oggi i ragazzi si occupano di attività come il riordino degli scaffali, il controllo delle scadenze e, in molti casi, anche del servizio al cliente, come spiegare i prodotti e gestire il resto. Questo li aiuta a sentirsi sempre più autonomi e coinvolti. Ogni ragazzo è in negozio circa due o tre volte la settimana, dipende dagli altri lavori programmati per loro in laboratorio o in officina, ad esempio.

Avete introdotto delle novità?

Sì, a partire dalla figura di un responsabile part-time dedicato agli ordini e alla gestione del magazzino, un ruolo che in passato era svolto dagli educatori. Sul fronte dei prodotti, l’offerta otra è più ampia. Oltre agli articoli del commercio equo e solidale, proponiamo prodotti del territorio, come l’olio di Brisighella, birre artigianali, o articoli provenienti da realtà sociali come Caritas e la comunità Papa Giovanni XXIII. Abbiamo inoltre introdotto una linea di prodotti sfusi per la cura della casa e della persona. Stiamo lavorando per diventare un negozio affiliato Slow Food.

Come ha risposto la città?

Molto bene. L’amministrazione comunale ci ha sostenuti da subito, mettendo a disposizione i locali. Anche la cittadinanza ha dimostrato grande attenzione, così come le imprese locali, che spesso ci affidano lavori di confezionamento. Per esempio, abbiamo preparato più di 4.500 pacchi regalo per una banca locale in occasione dell’assemblea annuale, oltre a centinaia di ordini per altre realtà del territorio. Questo supporto permette ai ragazzi di lavorare con continuità, non solo durante le feste.

Insomma un grande valore sociale.

Si crea un circolo virtuoso. La parte di lavoro che non si riesce a smaltire in bottega, come il confezionamento viene affidata ai soci di GRD e CEFF, che impiegano comunque ragazzi con disabilità o fragilità nei loro magazzini o in casa. Le attività de Le Botteghe rappresentano un’opportunità per queste persone di uscire da ambienti protetti come laboratori o officine e interagire con il pubblico, favorendo l’inclusione sociale.

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Quanti anni hanno i ragazzi?

L’età dei nostri collaboratori varia dai 18 ai 50 anni. Molti di loro vivono già in appartamenti semi-autonomi con il supporto di operatori. Quello che stiamo costruendo è un sistema integrato in cui lavoro, autonomia e vita quotidiana si intrecciano, di cui Le Botteghe è solo una piccola appendice

Progetti per il futuro?

Oltre all’affiliazione con Slow Food, vogliamo consolidare i rapporti con le imprese locali e aumentare la gamma dei prodotti. Abbiamo ad esempio in esclusiva una confettura di pesche che è già un presidio Slow Food. Ma il nostro obiettivo principale resta sempre quello di far lavorare i ragazzi, perché per loro questo significa non solo un impiego, ma anche un percorso di crescita e soddisfazione personale. Al di là del bilancio, è questa la nostra missione.

Barbara Fichera



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