Camera buyer, 5 richieste al governo

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Maura Basili (courtesy Cbi)

Il riordino del magazzino fiscale, una normativa per regolare la scontistica selvaggia dell’e-commerce, un credito di imposta sugli investimenti per la trasformazione digitale delle boutique, l’istituzione di un fondo di garanzia e una semplificazione dei resi merce online. Sono questi, in sintesi, i cinque punti sottoposti al governo da Cbi-Camera buyer Italia in vista della legge di bilancio 2025, la cui discussione è in corso in questi giorni. Richieste già recepite dalla commissione attività produttive e dal ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e che la categoria sta promuovendo ai tavoli istituzionali, in Regione Lombardia e al Mimit-Ministero delle imprese e del Made in Italy con l’obiettivo di trovare delle possibili soluzioni a tutela del comparto.

«La nostra associazione è nata nel 2000 per volontà di un gruppo di prestigiosi retailer multibrand italiani con lo scopo di riunire, tutelare e rappresentare i migliori luxury store sul territorio italiano e anche estero. Siamo una nicchia di mercato che però è il fiore all’occhiello del nostro Made in Italy nel mondo», spiega a MFF la presidente Maura Basili. «In Italia contiamo 90 ragioni sociali per circa 500 punti vendita sul territorio, circa 6 mila dipendenti, 3 mila vetrine nei centri storici più belli e un fatturato aggregato stimato più di 3 miliardi di euro. E oggi ci stiamo internazionalizzando, associandoci anche con prestigiosi negozi europei e con tutti coloro che vorranno far squadra con noi». Lo scenario di rallentamento che sta vivendo il fashion & luxury non ha tuttavia risparmiato il network dei multibrand italiani, che sta vivendo un momento di forte crisi, «forse il più complesso dai suoi albori», precisa Basili.

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Le cause sono legate in parte all’andamento del mercato del lusso in continua trasformazione, con una dinamica crescente sui prezzi che limita il mercato ai soli big-spender, ma anche a politiche distributive applicate dalle grandi case di moda, anche straniere, «che oggi controllano di fatto il mercato e hanno assunto una posizione dominante rispetto alla distribuzione», ha sottolineato la presidente nel documento indirizzato a Roma.

Qual è la priorità per Cbi in questo momento?

Il primo obiettivo è quello di recuperare cassa e rientrare degli indebitamenti, creare circolante e investimenti futuri, quindi avere la possibilità di rivalutare le merci di magazzino che hanno più stagioni riallineandole al valore di mercato, definendone i propri criteri di svalutazione. Oggi tutto quello che è in magazzino va nelle tasse, ma vorremmo avere la possibilità di valutare il magazzino al prezzo di mercato, perché la merce si deteriora.

Quali altre criticità stanno affrontando i vostri associati?

Un altro fattore che sta penalizzando molto il mercato è questa politica incontrollata di sconti, che è un vero disastro. Non tanto quella degli sconti nei negozi fisici, ma sul digitale. E questo comporta un danno enorme per i nostri punti vendita in quanto oggi il consumatore finale è molto più evoluto e, anche se vede i prodotti in un nostro negozio, poi va online e trova sconti fino al 50%. E li trova tutto l’anno. Questo chiaramente costringe i proprietari di multibrand a fare sconti, quindi a ridurre la marginalità, che oggi soprattutto da parte dei grossi brand è neanche il 2%, comportando una grave mancanza di redditività da parte delle aziende nei nostri negozi.

A livello fiscale invece quali sono le vostre richieste?

Dal momento che la maggioranza dei nostri negozi sono negozi storici nelle principali piazze italiane, chiediamo un credito d’imposta sugli affitti delle attività commerciali nei centri storici e finanziamenti agevolati con contributo a fondo perduto per gli investimenti di rinnovo dei locali commerciali in queste aree. Questo tenendo in considerazione il fatto che serve un allineamento per renderli più contemporanei e stare al passo con i tempi.

Più contemporanei, quindi anche più digitalizzati?

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Esatto. La digitalizzazione è importante, quindi chiediamo che ci siano delle agevolazioni anche in questo senso. Chiediamo l’istituzione di un fondo di garanzia del credito bancario a tassi agevolati per gli investimenti finalizzati alla trasformazione delle boutique tradizionali in boutique digitalizzate per la connessione fisico-online e la riorganizzazione della logistica.

Quali sono i rischi maggiori che sta correndo in questo momento la categoria?

Durante gli incontri con le istituzioni e al convegno fatto in collaborazione con Regione Lombardia ho rimarcato l’importanza che hanno i nostri associati in quanto punto di riferimento importante per tutto il sistema moda, perché l’Italia è l’unica nazione che ha una provincia così ricca e piena di negozi di alto livello. La salvaguardia del nostro Made in Italy è anche la rappresentanza attraverso i nostri associati nei centri storici di prestigiosi negozi che sono una meta anche per i turisti che vengono dall’estero per visitare le nostre città e acquistare la bellezza nei nostri negozi. Se non ci saranno delle agevolazioni, i nostri centri storici rischiano di svuotarsi.

Nel prossimo anno su quali altri obiettivi vi focalizzerete?

Sicuramente una delle principali ambizioni è quella di diventare internazionali. Le problematiche che stanno vivendo i nostri associati in Italia sono le stesse dell’Europa, per cui sarebbe importante fare squadra e unirsi per cercare tutti insieme di far fronte a un momento veramente molto difficile, dovuto anche alle contrattualistiche da parte di certe aziende della distribuzione selettiva che penalizzano il comparto luxury italiano. Siamo nel pieno di una trasformazione globale dove è indispensabile diventare una squadra e confrontarsi per trovare soluzioni che permettano la continuità di questa categoria così importante e troppo spesso messa in un angolino.

Altre iniziative in cantiere?

Sicuramente continueremo a organizzare convegni e faremo sempre più analisi e ricerche di mercato. Stiamo cercando di dare forza ai giovani attraverso un accordo di mentoring con Istituto Marangoni per sostenere i giovani emergenti meritevoli e cercheremo anche con Gruppo Florence di stringere degli accordi speciali per continuare a supportarli. (riproduzione riservata)

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