Centro, ultima incarnazione. Macron ci prova con Bayrou

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È il quarto primo ministro del 2024: François Bayrou, vecchio navigatore della politica francese, 73 anni (coetaneo del predecessore Barnier, con cui ha fatto parte del gruppo dei “rinnovatori” conservatori nel 1989), leader del MoDem, ultima incarnazione del centro, un tempo parte integrante della destra di governo, “padrino” del giovane Macron nel 2017 dopo non essere mai riuscito a scalare l’Eliseo dopo tre candidature, è stato nominato ieri a Matignon. Per il professore di lettere, specialista di Henri IV, il re protestante diventato cattolico che ha messo fine alle guerre di religione con l’Editto di Nantes, la strada sarà tutta in salita e dovrà far ricorso alle doti democristiane della mediazione per galleggiare nella crisi politica francese. «Tutti capiscono le difficoltà del compito», ha affermato appena nominato dopo una mattinata burrascosa con Emmanuel Macron. Bayrou è attualmente sindaco di Pau ed è stato più volte ministro (all’Educazione nazionale e, con Macron, per un mese alla Giustizia nel 2017).

LA COMPOSIZIONE dell’Assemblée Nationale resta la stessa, divisa in tre blocchi contrapposti. Michel Barnier è caduto per la “censura” votata dalle opposizioni, Rassemblement National più Nfp, dopo aver cercato un’intesa con l’estrema destra. Bayrou guarderà all’altro gruppo, la sinistra? È sempre stato schierato a destra, ma nel 2007 aveva consigliato la socialista Ségolène Royal tra i due turni delle presidenziali e nel 2012 aveva votato per François Hollande contro Nicolas Sarkozy. Per questo, l’ex presidente lo detesta e i Républicains lo giudicano un «traditore». Ma, in attesa di saperne di più sul nuovo governo, promettono che saranno attenti al «programma» (e soprattutto a conservare le poltrone, inaspettatamente ritrovate dopo 12 anni di astinenza, malgrado il poco brillante risultato alle legislative).

La sinistra avanza con i piedi di piombo, nessuno dei quattro partiti del Nuovo Fronte Popolare entrerà nel nuovo governo. La France Insoumise ha già scelto di opporre un voto di «censura» per far cadere il nuovo governo il prima possibile. Gli Ecologisti sono «attenti» sul ricorso al 49.3 (fiducia rovesciata), che sarà causa di “censura”, congiuntamente alla riconferma di Bruno Retailleau, molto a destra, agli Interni. Il Ps chiede delle garanzie per rispettare un accordo sulla «non censura»: rinunciare al ricorso al 49.3, nessuna nuova legge sull’immigrazione, svolta sul sociale e sulla giustizia economica. Il Pcf chiede un «tavolo sociale» per affrontare i nodi delle pensioni, del lavoro e dei diritti.
Il Rn, che teme la marginalizzazione dopo aver votato la censura a Barnier, non si butterà nel voto di sfiducia subito: ma ci sono «linee rosse» ha detto il presidente, Jordan Bardella, prima di tutto che «non continui la politica di Emmanuel Macron» e favorisca il potere d’acquisto, oltre a «ordine e sicurezza».

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Non agito la minaccia della mozione di sfiducia ma neanche ho preso impegni per la non sfiducia. Aspetto di vedere come costruirà la manovra Marine Le Pen

Non ignoro l’Himalaya che si erge davanti a noi, nessuno più di me conosce la situazione. Ma il deficit è un problema morale, non solo finanziario François Bayrou

Nel primo discorso, alla consegna dei poteri a Matignon, Bayrou ha fatto riferimento al debito e al deficit, «un problema morale», che significa un «carico» per i nostri figli – la Francia ha un debito che supera i 3mila miliardi, un deficit nel 2024 che a sorpresa è salito sopra il 6%, «un Himalaya di difficoltà» da scalare.

PER IL NUOVO governo la prima prova esistenziale sarà quindi la finanziaria 2025, all’inizio del prossimo anno, mentre il paese sopravviverà senza shutdown all’americana grazie a una legge speciale che ripropone per il momento il bilancio dell’anno prima, votata la prossima settimana. Ha parlato del «muro di vetro» che si è elevato tra i cittadini e il potere politico e ha fatto riferimento a un impegno di Macron nel 2017: spezzare il determinismo sociale, rimettere in marcia l’ascensore sociale per i meno favoriti. Un approccio che può non dispiacere ai socialisti. Ma ieri sera, il primo incontro di Bayrou a Matignon è stato con Bruno Retailleau, il ministro degli Interni che vuole salvare la sua poltrona, mentre non intende rinunciare a «ordine ordine ordine» e a un approccio ancora più repressivo sull’immigrazione.

Bayrou ha aiutato molto Macron ad essere eletto nel 2017. Ma la scelta del leader del MoDem per Matignon non è stata una strada tranquilla. La nomina ha tardato, fino alle ultime ore c’è stata incertezza, dopo un incontro molto teso all’Eliseo durato quasi due ore tra il presidente e il candidato.

BAYROU ha un problema giudiziario che gli è costata la carica di ministro nel 2017: è stato assolto in primo grado a febbraio in un processo su abusi per degli assistenti parlamentari al Parlamento europeo (come quello in corso contro Marine Le Pen, anche se senza comuni misure per l’entità del denaro in gioco).



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