Attrazioni turistiche chiuse (forse anche per sempre) a causa delle calamità naturali: sarà impossibile visitarle ancora.
Dopo il periodo di restrizioni dovute al Covid-19, il settore turistico ha vissuto una notevole ripresa. Il 2024 è stato un anno di grandi afflussi che hanno addirittura costretto a ragionare a adottare delle misure per contrastare il fenomeno dell’overtourism. Abbiamo visto delle mete essere letteralmente prese d’assalto da viaggiatori provenienti da tutto il mondo ed è stato necessario capire come rendere gli spostamenti più sostenibili al fine di limitare i danni all’ambiente e ai turisti stessi.
E’ proprio a proposito di viaggi che è scattato un nuovo allarme. Alcune attrazioni turistiche che fino ad oggi hanno richiamato a sé centinaia di migliaia di persone da tutto il globo, sembrano destinate a non accogliere più nessuno, chiuse per sempre a causa di difficoltà finanziarie o demolite dalle calamità naturali. Per il 2025 si prospettano dei cambiamenti in tal senso: determinate mete potrebbero essere off limits e chi aveva in programma di raggiungerle sarà costretto a cambiare i suoi piani.
Mete turistiche, alcune nel 2025 non saranno visitabili
La città che non dorme mai, Las Vegas, ha visto modificare il suo skyline in modi che nessuno avrebbe immaginato. Due simboli della città, il Tropicana e Il Mirage, sono stati demoliti. Non si tratta solo di edifici, ma di capitoli interi della storia del Nevada che lasciano spazio a un futuro diverso. Il Tropicana, famoso per il suo glamour retrò, verrà sostituito da uno stadio, simbolo della modernità che avanza, ma che cancella un pezzo della Las Vegas classica.
A migliaia di chilometri di distanza, tra i vicoli di Montmartre a Parigi, un altro pezzo di storia è stato perduto. Il Chez Michou, leggendario club drag che per decenni ha animato le notti parigine, ha chiuso le sue porte. Questo luogo, reso celebre dal suo fondatore, Michou, era molto più di un semplice club: rappresentava un simbolo di libertà creativa e accettazione. La sua chiusura, causata da difficoltà economiche dopo la morte di Michou, segna la fine di un’epoca e lascia un vuoto nel cuore di Parigi.
A New York, il 2024 ha portato via due importanti istituzioni culturali. Il Rubin Museum, dedicato alla cultura e all’arte dell’Himalaya, ha dovuto chiudere i battenti. Parte delle sue opere è stata trasferita, ma la perdita di questo spazio, che rappresentava un punto di incontro tra culture diverse, si fa sentire nella vivace scena culturale della città. Anche il museo di fotografia Fotografiska, con la sua proposta innovativa e contemporanea, ha cessato le attività, lasciando New York con un vuoto che difficilmente potrà essere colmato.
Le mete turistiche a cui dobbiamo dire addio
Il cambiamento climatico, invece, ha cancellato un gioiello architettonico unico in California. La Wayfarers Chapel, famosa per la sua struttura in vetro e la posizione spettacolare su una scogliera, è stata smontata. Le frane che minacciavano l’area hanno reso impossibile mantenerla al suo posto. Per ora, la cappella è conservata in un deposito, ma la sua assenza è un triste segnale di quanto l’ambiente naturale stia cambiando rapidamente e con conseguenze irreversibili.
Nel quartiere di Gion a Kyoto, in Giappone, i turisti hanno perso l’accesso ad alcuni dei vicoli più caratteristici. Per anni, queste strade private hanno attirato visitatori curiosi di osservare l’addestramento delle geishe e immergersi nella tradizione locale. Le autorità locali, però, hanno deciso di chiudere molti di questi passaggi per proteggere la tranquillità del luogo e preservarne l’autenticità. Questa scelta, pur comprensibile, ha privato i visitatori di un’esperienza unica e intima.
Anche la natura ha pagato un prezzo alto nel 2024. Negli Stati Uniti, nella Glen Canyon National Recreation Area, una formazione rocciosa vecchia di quasi 200 milioni di anni è crollata. Questo monumento naturale, eroso dal tempo e dai cambiamenti climatici, era uno dei simboli più riconoscibili del parco. La sua perdita non è solo un danno estetico, ma un monito sul fragile equilibrio del nostro pianeta.
Calamità naturali e decisioni economiche, la fine delle mete turistiche
Infine, il Living Computers Museum, che ospitava una collezione unica di computer storici e funzionanti, ha chiuso definitivamente. La morte del suo fondatore e gli effetti della pandemia hanno segnato la fine di uno spazio che celebrava l’evoluzione tecnologica e la memoria digitale. Ogni luogo scomparso nel 2024 racconta una storia diversa, fatta di tradizioni, innovazioni e lotte contro forze inarrestabili. Il loro ricordo rimane un invito a riflettere su come possiamo preservare ciò che di prezioso ci circonda, prima che sia troppo tardi.
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