Il vicepresidente del governo croato e ministro delle finanze, Marko Primorac, ha dichiarato che non esiste alcuna giustificazione per il fatto che i prodotti croati siano venduti a prezzi inferiori in altri Paesi rispetto alla Croazia.
“È inaccettabile che i prezzi dei prodotti croati siano più bassi all’estero, in particolare nei Paesi vicini, rispetto a quelli in Croazia. Abbiamo avuto segnalazioni di tali casi e riteniamo che non ci sia assolutamente alcuna ragione per questo,” ha affermato Primorac, rispondendo alle domande dei giornalisti sulle frequenti spese dei cittadini croati nei Paesi limitrofi. come Slovenia e Italia per acquistare beni di prima necessità.
«Nessuna giustificazione»
Il ministro ha sottolineato che l’idea secondo cui i prezzi più bassi all’estero siano dovuti a costi inferiori di energia o lavoro non è fondata. Ha ricordato che in Croazia l’IVA su molti prodotti alimentari è al 5%, e che i costi di trasporto verso altri Paesi dovrebbero, al contrario, aumentare i prezzi. “Non ci sono motivi logici o economici per cui i prodotti croati dovrebbero costare meno altrove,” ha ribadito durante un evento presso la Biblioteca Nazionale e Universitaria, dove, insieme al ministro dell’Economia Ante Šušnjar, ha presentato un pacchetto legislativo per migliorare la gestione delle imprese statali.
Primorac ha inoltre fatto un appello a tutte le aziende affinché stabiliscano i prezzi in modo responsabile e in linea con il principio della responsabilità sociale.
Il ministro Šušnjar ha parlato delle misure anti-inflazione adottate dal governo, tra cui la limitazione dei prezzi di 30 prodotti essenziali. Ha spiegato che è in corso un’analisi sui prodotti con prezzi fissati, tra cui le mele. Ad esempio, il prezzo massimo per un chilo di mele Gala è stato stabilito a 1,39 euro, ma alcuni produttori segnalano che non riescono a essere redditizi a quel prezzo. “Cerchiamo di bilanciare gli interessi di produttori e consumatori, evitando situazioni in cui i produttori abbandonino le loro attività,” ha affermato Šušnjar, aggiungendo che anche lui invita i commercianti a determinare i prezzi in modo responsabile.
Consumatori come regolatori del mercato
Šušnjar ha inoltre ricordato che in passato la riduzione dell’IVA sui prodotti alimentari non ha avuto l’effetto desiderato, poiché molti commercianti irresponsabili hanno mantenuto i prezzi invariati, massimizzando i propri profitti.
Ha ribadito che i consumatori hanno un ruolo chiave nel regolare i prezzi: “Ogni giorno i cittadini possono penalizzare i commercianti che aumentano ingiustificatamente i prezzi, scegliendo di non acquistare da loro. È uno dei meccanismi più forti per influenzare il mercato.”
Con queste dichiarazioni, il governo croato si mostra determinato a promuovere una politica di prezzi equa e a proteggere sia i produttori che i consumatori, in un momento di crescenti pressioni economiche.
I costi nel settore del turismo: è allarme
Negli ultimi tempi, si è discusso frequentemente sulla necessità di rivedere le politiche dei prezzi nel settore turistico croato. Non si tratta solo di una questione di percezione: la competitività dei prezzi della Croazia nel settore turistico è significativamente diminuita negli ultimi anni. A causa di questo, la Banca centrale croata (HNB) ha recentemente rivisto al ribasso le proiezioni sul contributo del turismo alla bilancia commerciale estera del Paese.
Un aumento del 50% rispetto al 2019
Secondo i dati, i prezzi in Croazia sono aumentati del 50% rispetto al 2019, mentre nelle principali destinazioni turistiche mediterranee concorrenti l’incremento è stato del 15-20%. Questo divario ha portato a una perdita evidente di quote di mercato per il turismo croato. Il governatore della HNB, Boris Vujčić, ha sottolineato che, sebbene durante la pandemia da Covid-19 la Croazia abbia registrato un calo minimo delle presenze turistiche rispetto ai Paesi concorrenti e una rapida ripresa nel 2021, negli ultimi due anni questi stessi concorrenti hanno superato la Croazia in termini di crescita delle presenze. Inoltre, i ricavi del turismo sono in diminuzione, con un contributo negativo della spesa reale per pernottamento alla crescita annuale dei ricavi, in particolare nel terzo trimestre di quest’anno.
Questo calo dei ricavi contribuisce, insieme ad altri fattori, alla riduzione del surplus sul conto corrente e sul conto capitale. Secondo le stime della HNB, quest’anno il surplus rappresenterà solo l’1,1% del PIL, con una riduzione di 2,2 punti percentuali rispetto all’anno precedente.
Inflazione e crescita economica
Un altro aspetto critico riguarda l’inflazione. I servizi, in particolare quelli legati al turismo, contribuiscono alla discrepanza tra l’inflazione nazionale e quella misurata secondo l’indice armonizzato HICP, utilizzato per il confronto con altri Paesi dell’Ue. Per il 2024, si prevede un rallentamento dell’inflazione HICP al 3,5% rispetto al 4% di quest’anno, con un ulteriore calo al 2,5% nel 2026. Tuttavia, queste cifre rimangono superiori alla media della zona euro.
La crescita economica, prevista al 3,7% nel 2024, dovrebbe rallentare al 3,3% nel 2025.
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