Stato di crisi da parte delle strutture riabilitative e sociosanitarie

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Indetto lo stato di crisi dalle strutture sanitarie e sociosanitarie campane relativamente alle nuove tariffe stabilite dalla Regione Campania. Secondo le associazioni di categoria, la rimodulazione dei servizi sanitari e sociosanitari, rischia di compromettere la qualità, la sostenibilità e la disponibilità delle cure per la salute dei cittadini campani. La decisione sull’adozione dello stato di crisi delle strutture interessate è spiegata in un comunicato stampa a firma delle diverse associazioni di categoria. “Le scriventi Associazioni di categoria (Aias, Aiop Campania, Anaste, Anffas Campania, Anisap, Anpric, Aris Campania, Aspat, Aisic – Associazione Imprese Sanitarie in Campania, Confapi, Confindustria Napoli, Fedisalute e Nova Campania) – si legge – rappresentano le strutture territoriali della sanità privata che erogano prestazioni riabilitative e sociosanitarie in regime di accreditamento, contribuendo a garantire i livelli essenziali di assistenza (LEA) ai cittadini campani. Per tutto ciò, le predette strutture sono parte integrante dell’offerta sanitaria pubblica campana, erogando per conto del Servizio Sanitario Regionale la quasi totalità delle prestazioni riabilitative e sociosanitarie”. La questione, posta dalle associazioni, riguarda le tariffe: “Le nuove tariffe rimodulate e proposte dalla Regione Campania alle Associazioni di categoria per le prestazioni dei servizi sanitari e sociosanitari rischiano di compromettere la qualità, l’appropriatezza, la sostenibilità e la disponibilità delle cure per la salute dei cittadini della Regione Campania. È la preoccupazione espressa dalle Associazioni di categoria, dopo l’incontro che si è tenuto lo scorso 9 dicembre presso gli uffici regionali del Centro Direzionale di Napoli, nel corso del quale le stesse hanno subìto un’inaccettabile mortificazione. Dopo un anno di lavoro, esattamente da dicembre 2023, con i dirigenti regionali e i tecnici della KPGM Advisory e dopo essere pervenuti a un condiviso indice di incremento delle tariffe regionali, le Associazioni di categoria hanno ricevuto da parte della Regione una mortificante proposta che prevedeva un aggiornamento tariffario irrisorio e totalmente inadeguato. Addirittura si è palesato lo scenario di un aggiornamento tariffario ad invarianza dei tetti di spesa, con il risultato di ridurre anche il numero delle prestazioni regionali, in completa antitesi alla normativa sullo smaltimento delle liste d’attesa. Le associazioni di categoria esprimono forte preoccupazione per il mancato aggiornamento delle tariffe dei servizi riabilitativi e sociosanitari della Regione Campania in un momento in cui si parla di rafforzare i servizi di prossimità e soprattutto alla luce dei notevoli incrementi dei contratti collettivi nazionali del lavoro e dell’aumento generalizzato dei costi della vita. Con questa manovra di risparmio a tutti i costi da parte della Regione Campania su servizi essenziali ed indifferibili, si mette a rischio la sostenibilità delle aziende che quotidianamente si prendono cura delle persone più fragili, delle persone con disabilità, degli anziani, nelle aree della salute mentale, e della non autosufficienza, tra l’altro in spregio della sentenza 62/2020 con la quale la Corte Costituzionale ha affermato il principio secondo cui le prestazioni sanitarie di natura fondamentale non possono essere finanziariamente condizionate e confermando la primazia della tutela sanitaria”. E poi: “Tale orientamento risulta altresì confermato dalla medesima Corte con la recente sentenza n. 195/2024, propiziata proprio da un ricorso della Regione Campania, nella quale si afferma che, per far fronte a esigenze di contenimento della spesa pubblica, devono essere prioritariamente ridotte le altre spese indistinte rispetto a quelle indirizzate a soddisfare il fondamentale diritto alla salute, che chiama in causa imprescindibili esigenze di tutela delle fasce più deboli della popolazione. Ne discende che le strutture private accreditate dovrebbero ricevere finanziamenti sufficienti ed adeguati alla remunerazione dei servizi resi e programmati. Invece, nel caso di specie, la Regione Campania chiede alle strutture accreditate di sostenere alti livelli di qualità e onerosi requisiti ma nel contempo rifiuta di remunerarli in maniera adeguata”. La rimodulazione, quindi, andrebbe a ricadere sul servizio offerto dalle strutture sanitarie e sociosanitarie. “La preoccupazione, infatti, – continua il comunicato – è che l’inadeguata revisione delle tariffe e la paventata riduzione delle prestazioni porterà inevitabilmente non solo ad un abbassamento della Qualità di Vita dei cittadini della Regione Campania, ma anche al rischio di compromettere la capacità di sostenere il reddito dei lavoratori impegnati quotidianamente in questo settore che rischierebbero di non fornire un’assistenza adeguata alle fasce più deboli della popolazione”. Relativamente a quanto esposto, le associazioni di categoria, hanno intrapreso una iniziale azione congiunta: “Nel prendere atto della proposta inadeguata e della totale chiusura a qualsivoglia utile soluzione da parte della Regione Campania, le Associazioni di categoria sono obbligate a comunicare l’adozione dello stato di crisi da parte delle strutture riabilitative e sociosanitarie, preannunciando l’attuazione di tutte le azioni che saranno valutate utili e opportune per contestare lo sleale comportamento della parte pubblica”. Giuseppe Colamonaco



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