Donald Trump, le copertine e lo shutdown 

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Per prima era arrivata la prestigiosa rivista Time. Poi, un po’ alla spicciolata, numerose pubblicazioni tra quotidiani e periodici hanno confermato la scelta: Donald Trump è senza alcun dubbio la ‘persona dell’anno’: l’individuo che, “nel bene e nel male, ha fatto di più per plasmare il mondo e i titoli dei giornali negli ultimi 12 mesi”, ha spiegato il direttore del Time Sam Jacobs nella sua lettera ai lettori. La scelta è logica: il tycoon è stato protagonista di una rimonta “di proporzioni storiche” e di aver “guidato un riallineamento politico irripetibile in una generazione” che ha rimodellato la presidenza americana e “modificato il ruolo degli Stati Uniti nel mondo” osserva Time. Solo una volta, con Grover Cleveland nel 1892, un presidente degli Stati Uniti era tornato in carica per due mandati non consecutivi. Ma il paragone non è opportuno: quando Trump lasciò la Casa Bianca, il 20 gennaio del 2021, in pochi nel suo entourage volevano ancora farsi vedere con lui. Due settimane prima, una folla di suoi sostenitori aveva assaltato Capitol Hill, per la prima volta da quando era stata incendiata dalle truppe britanniche nel 1812. Mitch McConnell, l’allora leader repubblicano al Senato, lo aveva definito “un essere umano spregevole”. Nel periodo successivo Trump divenne un paria: “Mar-a-Lago era come Berlino Est” avrebbe ricordato Steve Bannon, stratega di Trump durante il suo primo anno in carica. “Eravamo una banda di pirati. Tutti ci avevano abbandonato”. Se quel momento ha segnato il punto più basso della parabola trumpiana, oggi il suo prossimo ritorno alla Casa Bianca, dopo innumerevoli vicissitudini giudiziarie e due tentativi di assassinio, coincidono con la sua apoteosi.  

Raffica di ordini esecutivi? 

In un’intervista al Time, accompagnata da un altrettanto lungo fact-checking delle sue risposte – il tycoon ha illustrato alcuni dei suoi piani per il secondo mandato. In patria, ha promesso una nuova era di radicale ‘deregulation’ e tagli alle tasse. Trump ha anche promesso una svolta decisa nell’economia: “Faremo tornare molti posti di lavoro. Faremo tornare un numero record di posti di lavoro e lo faremo attraverso una buona politica fiscale e, sapete, usando un po’ di business intelligence di base. Ma faremo tornare un numero record di posti di lavoro. Gli altri paesi non saranno più in grado di rubare le nostre aziende”. E, per prima cosa, ha annunciato una raffica di ordini esecutivi per cominciare, fin da subito, a cambiare il volto dell’America. Tra questi, un’amnistia per i rivoltosi del 6 gennaio e altri per iniziare a deportare i migranti clandestini presenti nel paese. “Abbiamo criminali che entrano nei nostri stati senza che nessuno cerchi di fermarli. Abbiamo persone che arrivano a livelli e numeri record che non abbiamo mai visto prima. E io farò solo ciò che la legge consente, ma arriverò al livello massimo di ciò che la legge consente”. I proclami del tycoon su una stretta all’immigrazione hanno mobilitato i migranti e da giorni migliaia di persone premono alla frontiera americana per entrare nel paese prima del suo insediamento. 

Cosa significherà Trump 2.0 per il mondo? 

Al suo primo insediamento nel 2017, Trump aveva parlato della “carneficina americana” causata dalla globalizzazione e dai paesi che, come la Cina, avevano aggirato le regole per far crescere le loro economie a discapito degli Usa. Nel suo precedente mandato, queste motivazioni erano state all’origine della politica dei dazi e delle minacce di abbandonare la Nato per contributi non sufficientemente coperti da parte di alcuni dei suoi membri europei. Anche questa volta Trump avanza minacce simili ma in uno scenario internazionale più complicato rispetto a quello del 2016. Il presidente eletto ha promesso di risolvere la guerra in Ucraina “entro 24 ore” ma senza fornire indicazioni su cosa farà in pratica. E se in Medio Oriente, teatro di fatto di una guerra regionale, Trump cercherà di chiudere l’escalation in corso e rilanciare la cornice degli Accordi di Abramo, in Asia la sua strategia resterà improntata al contenimento della Cina e al rafforzamento dei legami con gli alleati USA nella regione. Sul fronte commerciale, si prospettano nuove frizioni con Pechino e l’Ue, con un possibile ritorno a politiche protezionistiche fatte di dazi e tariffe. “È impossibile prevedere cosa farà un uomo senza una filosofia di politica estera: Trump è puramente transazionale” ha affermato John Bolton, già suo consigliere per la sicurezza nazionale nei primi 18 mesi del suo primo mandato. “La grande differenza è che questa volta sarà circondato da persone che dicono sì”. 

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Shutdown e muro contro muro? 

Come da tradizione, dopo essere stato scelto come ‘persona dell’anno’ da Time, Donald Trump ha presieduto la cerimonia dell’apertura della borsa di New York suonando la campanella che segna l’inizio delle contrattazioni. Il riconoscimento è la ciliegina sulla torta per il tycoon, a coronamento del suo inaspettato ritorno al potere dopo la sconfitta elettorale di quattro anni fa. Che sia un attestato  

meritato, lo spiega anche il fatto che il tycoon riesca ad orientare gli eventi prima ancora del suo insediamento alla Casa Bianca: oggi la Camera statunitense ha bocciato il piano anti shutdown sul quale i repubblicani ieri avevano trovato un accordo. L’intesa era sostenuta dal tycoon – e prevede lo slittamento del tetto del debito di due anni. Una disposizione che i democratici non possono appoggiare perché significherebbe perdere un’arma importante contro l’atteso taglio delle tasse della prossima amministrazione, destinato a far aumentare il debito. Il rischio è che entro la mezzanotte di stasera scatti la temuta paralisi governativa. “Se ci sarà una chiusura del governo, che inizi ora, sotto l’amministrazione Biden, non dopo il 20 gennaio, sotto TRUMP – ha scritto sui social – Questo è un problema che Biden deve risolvere, ma se i repubblicani possono aiutare a risolverlo, lo faranno!”. Per quanto straordinario, dunque, il ritorno di Trump sembra destinato a iniziare con un muro contro muro e uno scompiglio che molti avevano previsto, ma che pochi avrebbero immaginato sarebbe iniziato ancor prima del suo giuramento. 

Il commento  

Di Gianluca Pastori, ISPI Senior Associate Research Fellow 

“La scelta di Donald Trump come Persona dell’anno 2024 è stata spiegata da Sam Jacobs, editor in chief di Time osservando come – fin dalla sua candidatura nel 2015 – ‘forse nessun individuo ha avuto un ruolo più importante … nel cambiare il corso della politica e della storia’. In questi anni, Trump ha catalizzato e alimentato il disagio di Stati Uniti che appaiono sempre meno capaci di gestire i processi di trasformazione che li stanno attraversando e le dinamiche di un sistema internazionale che faticano sempre di più a governare. La sua vittoria nelle ultime elezioni, nonostante i numerosi e pesanti problemi giudiziari, è una conferma — oltre che del ‘fiato corto’ del Partito democratico, oggi alle prese con un processo di rinnovamento lungo e doloroso — dell’efficacia con cui The Donald ha saputo costruire la sua base di consenso, dare voce ai suoi umori e riplasmare ‘a sua immagine e somiglianza’ la realtà del vecchio Partito repubblicano. Essa è, inoltre, la conferma di come il rapporto degli Stati Uniti con i loro alleati e interlocutori — primi fra tutti quelli europei – sia oggi cambiato e come questo cambiamento renda necessario guardare a Washington e alle sue politiche attraverso lenti diverse rispetto a quelle usate sinora”. 



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