Trentino-Alto Adige, vendemmia difficile e mercato in affanno

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Il resoconto dell’annata 2024 per le principali cantine e della stagione produttiva

In Trentino-Alto Adige novembre e dicembre sono caratterizzati dalle convocazioni delle assemblee di bilancio dei consorzi vitivinicoli e delle cantine sociali. Poiché la produzione organizzata nelle forme societarie cooperative rappresenta oltre il 90% del comparto viti enologico regionale, le valutazioni che emergono da questi passaggi societari posso essere considerate valide anche per il vivace comparto delle cantine private e dei vignaioli. Ecco un resoconto.

Cavit: fatturato -5%, ma si consolida il patrimonio

Il fatturato consolidato del Gruppo Cavit ha registrato una flessione del 5,2%, attestandosi a 253,3 milioni di euro rispetto ai 267,1 milioni dell’esercizio precedente. Una riduzione di circa 13,8 milioni principalmente riconducibile al percorso di dismissione delle attività non strategiche di Casa Girelli (-18,2 milioni), avviato con l’incorporazione e destinato a proseguire nell’esercizio successivo.

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Il calo dei volumi è stato in parte bilanciato dalle positive performance delle attività core del gruppo Cantina viticoltori del Trentino, consorzio cooperativo fondato nel 1950. Sotto questa sigla sono riunite 11 cantine sociali, oltre 5.200 viticoltori, che rappresentano circa il 70% della produzione vinicola trentina.

Quest’anno il bilancio consolidato del gruppo Cavit include le controllate Cesarini Sforza Spa (100%), Glv Srl (80%) e Kessler Sekt & Co KG (50,10%), a seguito della fusione per incorporazione di Casa Girelli Spa, società precedentemente controllata al 100% da Cavit SC. Stabile il risultato netto consolidato (4,9 milioni di euro rispetto ai 4,8 dell’esercizio precedente). Il fatturato della capogruppo Cavit SC raggiunge i 224,7 milioni di euro, con un incremento dell’8,3% che include il contributo dell’incorporazione di Casa Girelli.

Al netto di questa operazione, la crescita organica si conferma positiva (+1,8%). L’incremento del patrimonio netto è oltre i 120 milioni (+6,1%) e l’export si attesta al 75,7%, mentre il mercato italiano al 24,3%.

I dati sono stati diffusi in occasione dell’assemblea annuale dei soci Cavit per l’approvazione del bilancio della capogruppo relativo all’esercizio 2023-2024, chiuso a maggio 2024. Nell’occasione è stato presentato anche il bilancio consolidato del Gruppo.

L’assemblea ha confermato Lorenzo Libera alla presidenza: «Il modello cooperativo continua a dimostrarsi vincente, capace di coniugare la valorizzazione del lavoro dei viticoltori con una gestione imprenditoriale moderna ed efficiente – ha detto subito dopo la rielezione –. I risultati confermano la solidità di un sistema che fa della collaborazione e della condivisione dei valori la propria forza».

Nosio (Mezzacorona): bilancio positivo nonostante difficoltà di mercato e costi elevati

Assemblea annuale, la numero 27, di Nosio Spa. (subholding del Gruppo Mezzacorona per la commercializzazione e gli investimenti) presso il PalaRotari di Mezzocorona (Trento).

«Il bilancio 2023-2024 di Nosio, chiuso al 31 luglio 2024, è positivo se noi andiamo a considerare la pesante situazione generale economica segnata dalle difficoltà di mercato, dall’aumento dei costi e dalla forte crescita dei tassi di interesse. Tassi che ora stanno calando, come i costi di produzione, ma non nella misura auspicata». Ad affermarlo, Luca Rigotti, presidente di Nosio oltre che del Gruppo Mezzacorona, affiancato dal direttore Stefano Fambri e dal direttore generale Francesco Giovannini.

Il fatturato dell’esercizio dall’1 agosto 2023 al 31 luglio 2024, è stato di 134.312.668 euro, sostanzialmente stabile con un leggero calo rispetto ai 137.113.333 euro del 2023. L’utile netto ha toccato i 2.300.620 euro con un più 10% rispetto ai 2.025.683 euro dell’anno precedente. Il patrimonio netto ha raggiunto gli 82.744.493 euro in confronto agli 82.243.873 euro del 2023.

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Il dividendo deliberato è stato di 7,5 euro per azione. Gli azionisti al 31 luglio 2024 erano 451: le obbligazioni sono prossime alla scadenza e i sottoscrittori, in larga parte soci e dipendenti, sollecitano il rinnovo. Questo, nell’interesse sia dei soci che hanno una buona remunerazione del capitale investito, che della società che così ha una massa di 13 milioni di euro a condizioni interessanti. L’export si conferma al di sopra dell’80% delle vendite, sviluppate in oltre 70 Paesi del mondo. C’è un grande punto di domanda sull’export negli Usa che rappresentano circa il 30% del totale, con l’avvento il prossimo gennaio di Trump alla presidenza.

Ma quali sono le linee guida per lo sviluppo della società a livello gestionale e commerciale per il futuro? Le hanno illustrate il presidente Rigotti, il dg Giovannini e il direttore Fambri. Si tratta di un impegnativo programma di iniziative e progetti sia sul mercato italiano, sia sui mercati internazionali già molto presidiati (Usa, Germania ed area tedesca, Gran Bretagna, Olanda, Belgio, Scandinavia, Canada), con l’obiettivo di crescere ulteriormente specie nell’Estremo Oriente (Giappone, Corea del Sud, Cina), nell’Europa Orientale (Polonia, Cechia, Paesi Baltici) ed in America Latina.

Nell’ambito del Gruppo Mezzacorona, Nosio Spa controlla le due società che gestiscono le aziende agricole siciliane con quasi 1000 ettari di proprietà, la produzione dello spumante Rotari Trentodoc, gli imbottigliamenti dell’intero Gruppo e la commercializzazione per tutte le società. I collaboratori sono ben 146.

Ma analizzando il bilancio si riscontrano notevoli differenze fra i vari tipi di vino: «Le bollicine Rotari – ha affermato Fambri – continuano con il trend molto positivo: oggi rappresentano il 15% del fatturato ma appena pochi anni fa era al 5%. I vini bianchi si difendono, stanchezza si registra nella domanda dei vini rossi. Vini che sono molto apprezzati a livello locale e in parte nazionale, ma poco o nulla a livello internazionale come il Teroldego Rotaliano e il Marzemino. Con il Teroldego, grazie alla versatilità del prodotto si sono create una decina di linee, per tutti i gusti e tutti prezzi». «Abbiamo lanciato anche i vini low alcool, e siamo pronti a partire su larga scala, se come promesso, entro l’anno uscirà il decreto che autorizza la vendita di questo prodotto che si potrà chiamare vino, anche se avrà meno di 10 gradi/alcool» ha concluso Rigotti.

Chiusure di bilancio per la produzione 2023 in Alto Adige

Per il 2024 (vendemmia 2023) il Consorzio Vini Alto Adige stima di registrare un giro d’affari in linea con lo scorso anno, attestatosi sui 350 milioni di euro. Il direttore del consorzio Eduard Bernhart: «Alcune cantine del consorzio – che conta 192 produttori di vino altoatesini coprendo il 98% del territorio – chiudono il bilancio a luglio, altre a dicembre, dunque ora è complicato avere una previsione precisa, ma stimiamo di archiviare il 2024 con gli stessi numeri dello scorso periodo».

A livello di volumi, le vendite si attestano mediamente ogni anno intorno ai 40 milioni di bottiglie, 450mila delle quali di bollicine, venduti per la maggior parte nel canale Horeca; l’Alto Adige vive per un terzo grazie al turismo locale, con un modello commerciale di vendita del vino completamente diverso da quello trentino. Remunerazioni per ettaro – nonostante livelli produttivi sotto i 100q.li/ha – e valori del terreno vitato sono significativamente più elevati rispetto a quanto accade in Provincia di Trento.

Tra i progetti in corso, il consorzio è impegnato da diversi anni in un percorso di zonazione per l’Alto Adige, ovvero di studio del territorio al fine di collocarvi la varietà più adeguata per ottimizzare i livelli quantitativi e qualitativi, per il conseguimento del massimo reddito per il produttore.

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La vendemmia 2024 in Alto Adige

La vendemmia in Alto Adige è arrivata alla fine di una stagione caratterizzata primavera molto umida e un inizio d’estate con abbondanti piogge. Tutto questo aveva suscitato grande preoccupazione per la ripresa vegetativa e per la fioritura. Poi la stagione ha avuto un andamento caratterizzato da elevate temperature in luglio e agosto. Questa situazione ha costretto i viticoltori a gestire diversi aspetti: la resistenza ai fenomeni meteorologici estremi, la gestione del processo di maturazione e l’individuazione del momento giusto per la vendemmia. Ciò che, tuttavia, ha reso la vendemmia 2024 speciale è stato il fatto che molte varietà di vitigni, a maturazione precoce o tardiva, ad altitudini maggiori o inferiori, hanno raggiunto la maturazione ottimale pressoché contemporaneamente. La necessità di una loro, conseguente, vendemmia in parallelo ha posto i viticoltori davanti a sfide logistiche in molte zone di coltivazione.

Anche se le condizioni meteo hanno reso l’annata viticola estremamente impegnativa, la qualità delle uve vendemmiate lascia ben sperare. Nonostante un’annata complicata e una raccolta minore, l’esito della vendemmia 2024 in tutte le zone vinicole dell’Alto Adige appare dunque promettente. Rispetto ai 510.000 quintali raccolti in media negli ultimi due anni, la flessione stimata per tutte le varietà è nell’ordine del 15-20%. Gli aspetti qualitativi non dovrebbero risentirne, soprattutto riguardo alle caratteristiche per cui i vini altoatesini sono particolarmente apprezzati, ovvero la freschezza e il bouquet fruttato per i vini bianchi e l’eleganza per i vini rossi. La produzione vitivinicola in Alto Adige coinvolge circa 5000 viticoltori che agiscono quasi 5800 ettari di superficie vitata.

La vendemmia in Trentino

Per quanto riguarda la Provincia di Trento, Il Consorzio Vini del Trentino ha rilevato presso le proprie aziende associate i dati relativi alle uve raccolte nella vendemmia 2024. Relativamente allo sviluppo fenologico, le temperature elevate registrate nei primi mesi dell’anno hanno portato a una ripresa vegetativa del vigneto generalmente anticipata rispetto al passato, mentre il ritorno di freddo occorso nella seconda metà di aprile ha causato alcuni danni da gelo, fortunatamente limitati a piccoli areali storicamente a rischio. A causa delle condizioni climatiche non ottimali del periodo primaverile la fioritura della vite è risultata particolarmente prolungata e scalare.

I rilievi eseguiti a giugno nella fase dell’allegagione hanno mostrato una fertilità media tra le più basse della serie storica, in particolare per la varietà Pinot Grigio. Sono stati registrati inoltre fenomeni di colatura dei fiori, acinellatura e nei casi più gravi filatura dei grappolini. Ad esclusione dei vigneti colpiti da ristagni idrici superficiali, circoscritti a limitate zone di fondovalle, la vigoria nei vigneti è risultata comunque molto buona. Per quanto riguarda la situazione fitosanitaria, le condizioni di estrema piovosità dell’annata hanno favorito notevolmente lo sviluppo della peronospora della vite.

L’applicazione del disciplinare di produzione integrata provinciale ha permesso comunque una difesa generalmente efficace contro tale patogeno e, nei vigneti trattati, le macchie di peronospora si sono concentrate soprattutto nella giovane vegetazione in crescita, mentre i grappoli sono risultati sani, con un danno medio trascurabile. Sui test non trattati invece sono risultate ben visibili forti infezioni anche a carico dei grappoli, a testimonianza della forte pressione della malattia, anche nelle zone di collina storicamente meno sensibili. Pure l’oidio della vite è risultato complessivamente sotto controllo, grazie anche alle operazioni manuali di sfogliatura e distensione dei grappoli.

Durante l’annata grande attenzione è stata dedicata alla Flavescenza dorata della vite, patologia contro la quale su tutto il territorio provinciale è da anni in vigore la lotta obbligatoria. Oltre al contenimento dell’insetto vettore S. titanus, grandi sforzi sono stati messi in atto per monitorare la superficie vitata e segnalare le viti sintomatiche per consentirne un rapido estirpo. Nel 2024 sono stati monitorati complessivamente più di 6.000 ettari di vigneto. Al momento della raccolta il livello qualitativo della produzione è risultato quindi buono sia dal punto di vista fitosanitario sia dal punto di vista del contenuto zuccherino, così come il parametro dell’acidità per le uve destinate alla produzione di vini base spumante.

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Le operazioni di vendemmia in Trentino sono iniziate nell’ultima decade di agosto con le varietà destinate alla produzione di vini base spumante. La raccolta delle uve per la produzione di vini fermi ha avuto avvio a fine agosto con Chardonnay, Pinot Grigio, Müller Thurgau e Nosiola ed è proseguita con lo stacco delle uve nere iniziato nella seconda metà di settembre con Schiava e Teroldego seguiti da Lagrein, Marzemino, Merlot e infine dai Cabernets raccolti a inizio ottobre.

Quanto alla quantità di uva raccolta, la vendemmia 2024 rappresenta per il Trentino un’annata con una produzione inferiore alla media del decennio precedente. Il raccolto delle aziende che fanno capo al Consorzio Vini del Trentino ha raggiunto nella vendemmia da poco conclusa la cifra di 1.020.511 quintali di uva, con una riduzione dell’11% rispetto all’annata 2023. Il record storico di vendemmia è rappresentato dall’annata 2018 con 1,4 milioni di quintali.

I viticoltori trentini operano su una superficie di circa 11.000 ettari. Le uve bianche con 790.836 q.li rappresentano il 77,5% della produzione trentina, mentre le uve nere con 229.675 q.li costituiscono il restante 22,5%. Da tali valori si rileva che oltre il 70% della produzione totale di uve trentine è costituito da tre varietà bianche: Pinot grigio (35%), Chardonnay (27%) e Müller Thurgau (8%). Le principali varietà a bacca nera sono invece risultate nell’ordine: Teroldego (7%), Merlot (5%), Pinot nero (3%), Lagrein e Marzemino (2%). Le uve delle varietà di vite così dette “resistenti” (Solaris, Johanniter, ecc.) ammontano a circa 3.000 q.li.





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