Niente adeguamento tariffe per i centri per disabili, e il governo impugna la norma regionale

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 


Già bocciato dalla Corte costituzionale dopo il tentativo di gennaio 2024 di adeguare le tariffe di quattro tipi di centri per disabili accreditati con il SSR la Regione ci ha riprovato.

C’é un 7% che in qualche modo la Regione Siciliana deve navigare in porto, ed è quello dell’adeguamento tariffario per comunità terapeutiche e residenze sanitarie accreditate. Poi c’è un rapporto con punte di anomalia tra il governo regionale e quello nazionale per un modus operandi quantomeno curioso della Regione. Si tratta dello strano caso dell’articolo 49 della legge della Regione Siciliana del 31 gennaio 2024, bocciato con sentenza della Corte costituzionale e riproposto tale e quale con l’articolo del 18 novembre 2024. Nella variazione di bilancio di previsione per il triennio 2024-2026, la Regione siciliana ha infatti reintrodotto un identico “Adeguamento delle rette sanitarie per i soggetti fragili” con un aumento del 7% a valere sui fondi del Servizio sanitario regionale.

La sentenza della Corte costituzionale

In sintesi, la Corte costituzionale, in merito al ricorso per il primo tentativo introdotto a gennaio del 2024 dalla Regione Siciliana, aveva stabilito “che la Regione è venuta meno al divieto di introdurre nuove spese incidenti sulle voci del proprio bilancio relative alla spesa sanitaria, in violazione dell’art. 117, terzo comma della Costituzione”. La Regione Siciliana inoltre paga già il duro prezzo di allegri pregressi che hanno infine determinato un piano di rientro forzato cui era ancora soggetta al tempo della sentenza della Corte costituzionale. A condizioni invariate, con le variazioni al bilancio di previsione della Regione per il triennio 2024-2026 varate a novembre, l’adeguamento del 7% è tornato tale e quale. Non il 6 né l’8 per cento. Una percentuale specifica già negata, che la Regione Siciliana aveva peraltro inserito nella legge regionale di gennaio 2024 senza definire i parametri derivanti, tanto che per la Corte costituzionale erano “ignoti i criteri di calcolo utilizzati per la definizione dell’adeguamento tariffario nella misura del 7% a valere sui fondi del SSR e le relative fonti dati utilizzate”.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

L’impugnativa del governo centrale

La disposizione introdotta a gennaio del 2024 dal governo regionale violava in definitiva gli articoli 81 terzo comma e 117 terzo comma della Costituzione. Il Consiglio dei ministri, che martedì ha esaminato 25 leggi regionali tra le quali due della Regione Siciliana, una delle quali l’ennesimo rinvio delle elezioni di secondo livello dei presidenti delle aree vaste, ha quindi rilevato che l’articolo 28, comma 16, della variazione di bilancio quater del governo Schifani “ripropone il medesimo contenuto di quanto disposto dall’articolo 49 della l.r. 3/2024, già dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale” ritenendo, con delibera del Cdm del 14 gennaio 2025, “di dover impugnare la legge regionale in esame ai sensi dell’articolo 127 della Costituzione”.

La finalità dell’adeguamento voluto dalla Regione Siciliana

Nelle conclusioni del Consiglio dei ministri presieduto da Giorgia Meloni, in relazione alla reiterazione dell’adeguamento tariffario, è stato anche sottolineato che “la Regione, inoltre, eccede dalle competenze attribuite dallo Statuto di autonomia, il quale dispone, all’articolo 17, comma 1, lett. b), che l’Assemblea regionale può emanare leggi in materia di ‘igiene e sanità pubblica’, tuttavia tale competenza è circoscritta ai ‘limiti dei principi ed interessi generali cui si informa la legislazione dello Stato’.” Il fine però, così come indicato dal governo regionale siciliano, appariva di nobili intenti. Per le quattro diverse tipologie di strutture accreditate – per le quali non è individuata, a livello statale, alcuna tariffa di riferimento – la Regione Siciliana intendeva adeguare le tariffe al fine di fronteggiare maggiori costi derivanti dall’esercizio delle funzioni rese dalle strutture riabilitative per disabili psico-fisico-sensoriali, dalle comunità terapeutiche assistite, dalle residenze sanitarie assistenziali e dai centri diurni per i soggetti autistici.

La dura bacchettata del Consiglio dei ministri

Con il reiterato tentativo, la Regione Siciliana, secondo il Consiglio dei ministri, “è venuta meno al divieto di introdurre nuove spese incidenti sulle voci del proprio bilancio relative alla spesa sanitaria”. Ma al governo del presidente Renato Schifani vengono contestate anche altre gravi mancanze in merito. La Regione Siciliana, secondo l’esecutivo nazionale, non ha fornito elementi informativi sufficienti per valutare la determinazione dell’adeguamento tariffario, “non ha saputo indicare i criteri/algoritmi di calcolo utilizzati per la definizione dell’adeguamento tariffario nella misura del 7% a valere sui fondi del SSR né ha chiarito le relative fonti dati utilizzate” e non ha fornito chiarimenti circa la coerenza dell’aumento tariffario prospettato con il programma operativo e il relativo quadro economico-finanziario. Inoltre, come da delibera del Consiglio dei ministri, risulta che la Regione Siciliana “allo stato attuale, non ha ancora trasmesso agli uffici competenti del Ministero della Salute la proposta di Programma operativo di prosecuzione del Piano di rientro”.





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta