Ramy: solidarietà alla Famiglia, sostegno ai Carabinieri

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Ramy: solidarietà alla Famiglia, sostegno ai Carabinieri
Ramy: solidarietà alla Famiglia, sostegno ai Carabinieri

Inseguimento mortale a Milano: il rispetto delle regole avrebbe evitato la morte di Ramy

In apertura di questo editoriale, il nostro pensiero va ai familiari di Ramy, il giovane egiziano morto tragicamente nella notte tra sabato 23 e domenica 24 novembre, durante un inseguimento in via Ripamonti a Milano. Ramy avrebbe compiuto vent’anni il 17 dicembre. Un’età in cui la vita dovrebbe essere piena di sogni e speranze, non di eventi drammatici come quello che ha spezzato il suo futuro. Esprimiamo la nostra più sentita solidarietà alla sua famiglia, che oggi piange un figlio.

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Ma in questa vicenda, come in altre simili, è necessario fare chiarezza e ricordare che viviamo in uno Stato di diritto. In uno Stato normale, accusare i carabinieri di essere “assassini”, ancor prima che siano concluse le indagini, è inaccettabile. Eppure, questo è ciò che è avvenuto, alimentando un dibattito pubblico spesso basato su emozioni e pregiudizi più che sui fatti.

Le forze dell’ordine non sono nemici della società, ma al contrario i suoi principali difensori. I carabinieri rischiano la vita ogni giorno per garantire la sicurezza di tutti noi, anche di chi infrange le regole. Nel caso di Milano, il video mostrato in diverse trasmissioni ha evidenziato che i militari, dopo l’incidente, si sono immediatamente prodigati per prestare soccorso ai due giovani, nonostante le circostanze. I soccorsi sono arrivati in tempi rapidi e ogni tentativo è stato fatto per salvare le vittime. Non possiamo ignorare questi fatti.

L’inseguimento, durato oltre 8 chilometri attraverso semafori rossi e manovre contromano, non è stato un errore, come qualcuno ha insinuato. Era il dovere delle forze dell’ordine fermare una fuga pericolosa che avrebbe potuto causare ulteriori tragedie. La domanda che dobbiamo porci è: cosa sarebbe accaduto se i carabinieri non fossero intervenuti? Se il motorino in fuga avesse travolto un pedone o un’auto innocente? La responsabilità di mantenere l’ordine pubblico non può essere liquidata con accuse superficiali e ingiustificate.

Ramy e la verità sull’inseguimento: serve rispetto per le regole

Non possiamo dimenticare che alla base di questa tragedia c’è stata una scelta precisa: quella di non fermarsi all’alt imposto dai carabinieri. Una scelta che ha portato a conseguenze drammatiche. Se i due giovani si fossero fermati, oggi Ramy sarebbe ancora vivo, e la sua famiglia non sarebbe distrutta dal dolore.

Parlare di razzismo, come qualcuno ha fatto, è fuori luogo. Gli inseguitori non sapevano chi fossero i fuggitivi, né la loro origine. Hanno agito perché il loro compito è far rispettare la legge, non certo discriminare. La fuga, inoltre, non era giustificata: il conducente del motorino, era privo di patente e ha scelto di non fermarsi, mettendo in pericolo la propria vita, quella del suo amico, quella dei carabinieri che lo inseguivano e quella di chi lo circondava.

Stiamo andando contro i principi di Giustizia?

Sempre più spesso, episodi simili vedono un ribaltamento dei ruoli. Si criminalizzano le forze dell’ordine per aver fatto il loro lavoro, mentre si tende a giustificare chi infrange le regole. È una deriva pericolosa che mina i valori fondamentali della nostra società. Basti pensare al caso del carabiniere di Rimini, indagato per eccesso di legittima difesa dopo aver sparato a un giovane che aveva accoltellato quattro persone. Anche in quel caso, la critica ha prevalso sulla comprensione della gravità della situazione e del contesto in cui il militare ha agito.

Le forze dell’ordine meritano il nostro rispetto e la nostra ammirazione. Sono uomini e donne che ogni giorno mettono a rischio la propria vita per difendere i cittadini e garantire la sicurezza di tutti. La loro missione è spesso ingrata, ma indispensabile.

Calabria Magnifica è con i Carabinieri

Come Calabria Magnifica, vogliamo ribadire il nostro pieno sostegno ai carabinieri e a tutte le forze dell’ordine. Non dobbiamo permettere che vengano criminalizzati per aver svolto il loro lavoro. È fondamentale che le indagini facciano il loro corso per stabilire la verità, ma nel frattempo è doveroso difendere chi si impegna quotidianamente per il bene comune.

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La tragedia di Ramy ci insegna che il rispetto delle regole è essenziale per evitare drammi come questo. Speriamo che la sua morte serva da monito, affinché nessun’altra vita venga spezzata in circostanze simili. E speriamo che il dibattito pubblico torni ad essere equilibrato, mettendo al centro i valori di giustizia, rispetto e responsabilità.

Facciamo tesoro di queste riflessioni e ricordiamoci che, senza le forze dell’ordine, il caos prenderebbe il sopravvento. Essere al loro fianco significa essere al fianco della legalità e della sicurezza di tutti.





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