Ersilia Vaudo Scarpetta: «La matematica favorisce la diffusione della democrazia. In Italia siamo rimasti indietro, le ragazze hanno meno possibilità di scegliere»

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Una volta esisteva l’analfabetismo, oggi esiste l’analfabetismo matematico, un ostacolo che limita molto le scelte dei ragazzi al momento di decidere del loro futuro e ancora di più delle ragazze. Passa dall’apprendimento della matematica la strada per potere accedere alle pari opportunità. Ne è convinta Ersilia Vaudo Scarpetta, astrofisica, manager dell’Esa, presidente e co-fondatrice dell’associazione Il Cielo itinerante che ha come scopo portare in aree meno forti da un punto di vista educativo le Stem. «La pari opportunità non è più donne che fanno scienza, ma è dare la possibilità a più donne di poter scegliere cosa fare. Oggi le ragazze, a causa degli stereotipi familiari, sono quelle rimaste indietro e non possono intraprendere materie ad alta intensità di matematica, che sono poi quelle su cui si costruisce il futuro», spiega la scienziata.

Come ha iniziato la sua carriera?
«Mi sono laureata a Roma in astrofisica e ho lavorato in un laboratorio di cosmologia alla Sapienza. Poi mi candidai per un dottorato in economia, lo vinsi e mi trasferii in Inghilterra, dove stavo lavorando a una tesi su strumenti economici di politica ambientale e dove ho conosciuto mio marito che è un economista. Sono sempre rimasta in bilico tra due mondi, quello della fisica e quello dell’economia».

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Poi cosa è successo?
«A pochi mesi dalla consegna delle tesi sono entrata all’ESA a Parigi, a quel punto senza concludere il dottorato, che resta uno dei mie rimpianti perché mancava davvero pochissimo. Però ho imparato tante cose e mi è sicuramente servito questo doppio punto di vista, scientifico ed economico. L’ESA di Parigi è il centro strategico non quello tecnico. Oggi è molto più frequente questa formazione trasversale, ma all’epoca mi diede una carta in più».

Ha sempre avuto interessi poliedrici. Al liceo era appassionata di materie umanistiche…
«Incontro tanti ragazzi e ragazze e penso sia abbastanza frequente: c’è un aspetto di curiosità, di scoperta di se stessi, di scoperta del mondo fuori che va al si là del singolo ambito. La scuola italiana ha questa forte radice umanistica e, lì dove funziona, si attivano interessi diversi. La cosa su cui insisto sempre, però, è che per poter navigare tra questi mondi, e soprattutto per poter poi scegliere davvero, non si deve avere timore della matematica».

Oggi si batte perché tutti abbiano accesso alla matematica…
«La mia militanza è nel sostenere che l’inclusione nel linguaggio della matematica è davvero un abilitatore di pari opportunità. Quindi non è nello spirito di: facciamo tutti ingegneri, assolutamente, ma in quello di capire quali sono gli ambiti che ci interessano e poter appunto, fino all’ultimo, non trovarsi in una situazione in cui una strada ci viene preclusa, perché molto tempo prima non si sono acquisiti gli strumenti necessari per intraprenderla».

È in quest’ottica che ha fondato il Cielo itinerante?
«Assolutamente sì. La nostra idea è di portare anche in aree deboli da un punto di vista educativo la possibilità di avvicinarsi alle scienze. Dietro c’è la convinzione che la scienza sia la più grande delle avventure: è andare dove non si è stati, è cercare di non fermarsi alle prime risposte. C’è un aspetto che è comune a tutti i bambini: quello di nascere esploratori. I bambini non temono di fare domande sbagliate, vogliono sapere, vogliono capire e hanno con il mistero un rapporto di gioco leggero. A un certo punto questa cosa invece cambia, si appesantisce e cominciano a sentirsi esclusi, soprattutto perché ci si sente esclusi dalla matematica».

Può essere una materia difficile
«Certo è una materia complicata, non bisogna sottovalutarlo. Però i bambini si possono coinvolgere con metodi pedagogici innovativi, un’alleanza tra genitori e insegnanti, l’uso del digitale. E così si può fare in modo che la matematica non diventi una montagna da scalare o un muro dietro cui si resta».

Come agisce la vostra associazione?
«Abbiamo un pulmino che gira l’Italia e attraverso le mani fa scoprire la meraviglia della scienza: dal cucinare comete a costruire un razzo, dal giocare con fili d’argento per fare geometria alle zollette di zucchero per l’aritmetica. Facciamo scoprire ai bambini gli anelli di Saturno e i crateri della luna. Tutti modi per far sentire che la scienza non è qualcosa per gli altri, ma è accessibile a tutti».

Nel 2025 continuerete i vostri progetti?
«Quest’anno oltre al cielo itinerante vogliamo far partire il cielo che resta. E speriamo di trovare tanti sostenitori. Vogliamo formare degli studenti universitari perché diventino dei formatori stanziali e quindi fare un’accademia del cielo, creando un rapporto più continuativo con le scuole, con le associazioni e con i bambini. Misuriamo, grazie a una collaborazione con Ipsos, l’impatto di tutte le nostre attività e i risultati sono sorprendenti. Per esempio abbiamo fatto dei campi estivi esclusivamente di matematica, dove pensavamo che difficilmente i bambini sarebbero venuti, e invece ogni giorno ne arrivavano di più e sempre più entusiasti, e alla fine abbiamo verificato un vero aumento delle competenze e dell’interesse in questi ragazzi. Siamo partiti con “Io odio la matematica” e arrivati a: “Sarebbe meraviglioso essere bravi in matematica”».



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