Care economy e lavoro domestico sempre più importanti in Italia: il settore della «cura» vale più di 84 miliardi

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Irene Consigliere

Il settore della cura vale 84,4 miliardi (il 4,4 del PIL italiano) di cui 13 miliardi derivano dal lavoro domestico secondo il Rapporto Domina

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Con il progressivo invecchiamento della popolazione, il valore economico dell’intero settore della cura (la cosiddetta «care economy») continua a crescere e oggi è quantificabile in 84,4 miliardi di euro, il 4,4 % del Pil totale. Per dare l’idea della dimensione di questo settore, basti pensare che l’agricoltura produce 39,5 miliardi (2,1% del Pil) e che il settore della ristorazione (alberghi, bar e ristoranti) si attesta a 79,9 miliardi (4,2% del Pil). 

3,3 milioni di lavoratori coinvolti nel settore domestico

Numeri importanti anche per il lavoro domestico(facente parte della care economy) che coinvolge 3,3 milioni di persone(contando 1,7 milioni di lavoratori regolari insieme agli irregolari) e la spesa per le famiglie relativa a questo ambito raggiunge i 13 miliardi(una spesa composta da 7,6 miliardi regolarmente dichiarati e 5,4 irregolari) che genera allo Stato un risparmio di circa 6 miliardi (0,3% del Pil), ovvero l’importo di cui lo Stato dovrebbe farsi carico se gli anziani accuditi in casa venissero ricoverati in una struttura. Sono i principali dati emersi dal Rapporto Domina che per la prima volta ne ha quantificato l’indotto e ha fotografato le sue caratteristiche, ovvero 21,9 miliardi di nuovi beni e servizi. 




















































Importante un maggiore sostegno alle famiglie per diminuire il tasso d’irregolarità

Oltre all’analisi dei dati, il Rapporto offre spunti di riflessione sull’importanza crescente del settore e sulla necessità di garantire un sempre maggiore sostegno alle famiglie nella gestione della cura e dell’assistenza. Si rileva però che il tasso d’irregolarità rimane sempre alto, nonostante una diminuzione negli ultimi anni, come le iniziative di informazione e sensibilizzazione condotte da istituzioni e parti sociali Secondo i dati Istat, revisionati nel settembre 2024, nel 2022 il tasso di irregolarità medio in Italia si attesta al 9,7%, percentuale che sale al 47,1% nel caso del lavoro domestico. 

La richiesta di un ’premio’ per i datori di lavoro più virtuosi

«Per cercare di ridurre il tasso d’irregolarità abbiamo proposto al governo un sistema di cashback per le famiglie virtuose che hanno assunto per un lungo periodo un lavoratore domestico, che prevede una restituzione di una percentuale dello stipendio del dipendente da reinvestire sempre nello stesso settore. Stiamo inoltre lavorando per concedere a un sempre maggior numero di anziani il contributo per l’accompagnamento che oggi ammonta a un massimo di 850 euro per coloro che hanno un ISEE inferiore a 6mila euro annui. E’ nostra intenzione estenderlo anche a coloro che hanno un ISEE superiore. Ad oggi il numero delle badanti ha raggiunto quello delle domestiche a testimonianza del fatto che si tratta di un profilo professionale sempre più importante e che oggi sta diventando anche sempre più specializzato. La missione di Domina non è solo quella di offrire alle famiglie assistenza e servizi, ma anche quella di contribuire alla consapevolezza della dignità del settore, perseguendo l’obiettivo del pieno riconoscimento del lavoro domestico e dei diritti di lavoratori e datori di lavoro» racconta Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina.

Il profilo del lavoratore domestico

Nel 2023 i lavoratori domestici regolari assunti direttamente dalle famiglie sono 834 mila. Si tratta di un settore caratterizzato da una forte presenza femminile (88,6%) e straniera (69% del totale). Anche se sono in aumento gli italiani che fanno questo mestiere. Il settore rimane caratterizzato dalla presenza di lavoratori provenienti dall’Est Europa (35,7%). Il secondo gruppo più numeroso è però quello di cittadinanza italiana, che rappresenta il 31,1% del totale. In crescita i lavoratori provenienti dalla Georgia, Perù, El Salvador, mentre ad essere in calo sono quelli provenienti da Romania, Moldavia e Bangladesh. Secondo i dati INPS, sono in continnuo calo i datori di lavoro che nel 2023 erano (917.929), registrando 60 mila unità in meno rispetto all’anno precedente (-6,1%). Si tratta di un assestamento del dato dopo gli aumenti del 2020 e del 2021, riconducibili principalmente alle misure di contenimento della pandemia. Tra i datori di lavoro, oltre un terzo si concentra in Lombardia e nel Lazio. La componente femminile è mediamente del 58%, mentre quella straniera del 5% (3% Ue e 2% non Ue).

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