In Cina e Asia – Corea del Sud, Yoon finisce in manette

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I titoli di oggi:

  • Corea del Sud, Yoon finisce in manette
  • L’UE accusa: appalti pubblici ostili all’ingresso delle aziende europee in Cina
  • I “rifugiati di TikTok” statunitensi si riversano su altre due app cinesi
  • Bangladesh, la nipote di Hasina si dimette da ministro dei servizi finanziari nel Regno Unito
  • Messico, Sheinbaum promette restrizioni commerciali nei confronti della Cina
  • USA osteggiano le mire cinesi in Groenlandia da prima del ritorno di Trump
  • Pechino rallenta le operazioni di Apple in India
Corea del Sud, Yoon finisce in manette

Yoon Suk-yeol è stato arrestato. Il presidente sudcoreano, sotto impeachment dal 14 dicembre e sospeso dai poteri, è stato prelevato stamattina dalla sua residenza di Hannam-dong, la Beverly Hills di Seul, diventando il primo leader del paese a finire in manette mentre ancora formalmente in carica. L’accusa è “insurrezione e abuso di potere” per aver inviato centinaia di truppe presso l’Assemblea nazionale, l’organo legislativo sudcoreano che il 3 dicembre ha ritirato la legge marziale da lui imposta poche ore prima col pretesto di “eliminare gli elementi ostili allo stato” e “proteggere il paese dalle minacce poste dalle forze comuniste nordcoreane”. Yoon rischia la pena di morte.

L’operazione di arresto è stata condotta dai funzionari dell’ufficio investigativo sulla corruzione per alti funzionari (CIO) e dalla polizia segue il precedente tentativo fallito dopo uno scontro di sei ore con le guardie di sicurezza presidenziali, nel mezzo di tensioni e di timori per un potenziale conflitto armato. Le riprese televisive hanno mostrato investigatori e forze dell’ordine scalare i muri del complesso residenziale con delle scale e aggirare la villa attraverso sentieri di montagna. All’interno sono stati riportati scontri con il personale di sicurezza, ma il confronto è stato meno violento del previsto.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

“Ho deciso di partecipare al CIO per impedire uno sfortunato incidente di spargimento di sangue nonostante si tratti di un’indagine illegale”, ha detto Yoon in un messaggio video, pur continuando a considerare l’operazione “illegale”. L’ex procuratore capo ha anche espresso gratitudine ai suoi sostenitori dopo che migliaia di persone si sono radunate fuori dalla sua residenza, sventolando bandiere sudcoreane e americane, nel tentativo di fermare l’arresto. Le autorità hanno 48 ore per interrogare il presidente, dopodiché sarà necessario un nuovo mandato per trattenerlo fino a 20 giorni, altrimenti verrà rilasciato. Secondo l’agenzia Yonhap, durante il periodo di custodia, Yoon verrà probabilmente detenuto in una cella di isolamento.

Nella giornata di martedì Yoon non si era presentato alla prima delle cinque udienze del processo di impeachement, citando motivi di sicurezza personale. L’udienza, fissata un mese dopo che l’Assemblea nazionale ha votato per mettere sotto accusa il presidente dopo i fatti del 3 dicembre, è durata solo quattro minuti. Nel frattempo Yoon ha richiesto, ma non ottenuto, l’esclusione di uno degli otto giudici presenti a processo, Chung Kye-sun. La corte ha 180 giorni di tempo per decidere se confermare o respingere la messa in stato d’accusa di Yoon a partire dal giorno della richiesta, il 14 dicembre.

L’UE accusa: appalti ostili all’ingresso delle aziende europee in Cina

La Commissione europea starebbe valutando delle misure punitive nei confronti del governo cinese dopo che un’indagine ha esposto “prove evidenti che la Cina limita l’accesso dei produttori di dispositivi medici dell’UE ai suoi contratti governativi in ​​modo ingiusto e discriminatorio”. Secondo quanto indicato dal report, Pechino non adotterebbe delle misure di giudizio eque nei confronti delle aziende europee che partecipano alle gare d’appalto per accedere al mercato cinese dei dispositivi medici, giudicato uno dei più redditizi. Ora a Bruxelles si dovrà votare per capire quale strategia adottare nei confronti delle aziende cinesi che a loro volta si candidano agli appalti UE.

Intanto sempre ieri Xi Jinping ha avuto una conversazione telefonica con il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa. Secondo la Xinhua,  auspicando che Bruxelles possa affermarsi un “partner affidabile”, il presidente cinese ha sottolineato che “Cina ed Europa non hanno conflitti di interesse fondamentali o contraddizioni geopolitiche e sono partner per il raggiungimento di obiettivi reciproci”. Costa, da parte sua, ha risposto che “pur concordando sul fatto che la cooperazione è preferibile alla concorrenza” è necessario “garantire condizioni di parità e di riequilibrare gli attuali squilibri commerciali ed economici”. Sul versante Ucraina, la Cina è stata invitata a “contribuire a una pace duratura e giusta”. Lo scambio telefonico parrebbe confermare i preparativi in corso per un vertice UE-Cina che vedrebbe Xi volare a Bruxelles nei prossimi mesi.

Bangladesh, la nipote di Hasina si dimette da ministro dei servizi finanziari nel Regno Unito

Il ministro britannico responsabile dei servizi finanziari e della lotta alla corruzione si è dimesso martedì dopo settimane di polemiche sui suoi legami finanziari con la zia Sheikh Hasina, la premier del Bangladesh deposta la scorsa estate dopo giorni di violente proteste. Tulip Siddiq, 42 anni, ha ripetutamente negato qualsiasi illecito, incassando il supporto del primo ministro Keir Starmer. Le dimissioni di un secondo ministro in due mesi sono un duro colpo per Starmer, i cui indici di gradimento sono crollati da quando il suo partito laburista ha vinto le elezioni generali a luglio. Siddiq è stata nominata a dicembre come parte dell’indagine in corso in Bangladesh per verificare se la sua famiglia sia stata coinvolta nel dirottamento di fondi da progetti infrastrutturali. La commissione anticorruzione ha denunciato irregolarità finanziarie per miliardi di dollari nell’assegnazione di un contratto di energia nucleare da 12,65 miliardi di dollari, affermando che Hasina e Siddiq potrebbero averne tratto beneficio.

Messico, Sheinbaum promette restrizioni commerciali nei confronti della Cina

Lunedì 13 gennaio la presidente messicana Claudia Sheinbaum ha reso nota una nuova strategia economica che punterebbe a rendere il Messico una delle principali economie mondiali e prevede, tra le altre cose, una serie di misure per contrastare l’ingresso delle aziende cinesi nel paese. Con questo annuncio l’amministrazione Sheinbaum starebbe cercando di dimostrare agli Stati Uniti l’intenzione di sfruttare gli accordi di libero scambio con il Nord America e liberarsi delle accuse di essere una “porta aperta” all’ingresso della concorrenza cinese. Delle misure contro i beni di contrabbando in arrivo dall’Asia sono già state introdotte negli ultimi mesi, ma il nuovo piano prevede di sostenere maggiormente i settori colpiti dalla competizione con le aziende cinesi.

Cina-USA: i “rifugiati di TikTok” statunitensi si riversano su altre due app cinesi

Mentre si avvicina il 19 gennaio, data in cui TikTok rischia l’espulsione dagli Stati Uniti, gli utenti americani stanno preventivamente migrando in massa verso altre due app, ironia della sorte, anche queste cinesi: si tratta di Xiaohongshu (“libretto rosso”), conosciuta in inglese come Redbook, sviluppata da Alibaba e Hongshan, e la sua rivale Lemon8, sempre di proprietà di ByteDance, la società madre di TikTok. Le due app, che hanno funzionalità ibride tra social network come Instagram e piattaforme di e-commerce e streaming, al momento sono le più scaricate sugli iPhone americani.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Cina e terre rare: USA osteggiano le mire cinesi in Groenlandia da prima del ritorno di Trump

Il fallimento dei tentativi cinesi di penetrare l’industria mineraria della Groenlandia precede le mire espansionistiche di Donald Trump sul territorio danese e le sue risorse naturali, scrive Caixin. Come ha detto Dwayne Menezes del think tank Polar Research and Policy Initiative a Reuters commentando i piani del presidente eletto per l’isola, “la Groenlandia non è in vendita, ma è pronta a far affari.” Non con la Cina, però: l’amministratore delegato di Tanbreez, la compagnia che controlla il più grande deposito di terre rare in Groenlandia, ha rivelato di aver ricevuto pressioni dai governi di USA e Danimarca per non vendere il progetto a compagnie legate a Pechino. Questo spiegherebbe la decisione di vendere invece all’americana Critical Metals, nonostante questa, per ammissione del suo stesso amministratore delegato, abbia offerto “molto meno delle aziende cinesi”. Intanto nella Repubblica popolare fioccano i paragoni con Taiwan. Su Weibo il professore della City University di Hong Kong, Wang Jiangyu, ha scritto che “se la Groenlandia viene annessa dagli Stati Uniti, la Cina deve prendersi Taiwan”. 

Pechino ostacolata le operazioni di Apple in India

La Cina sta ostacolando le operazioni di Foxconn in India, dove il fornitore taiwanese di Apple ha aperto alcune fabbriche di iPhone per diversificare la produzione. A sostenerlo sono Nikkei Asia Review e Rest of World, secondo i quali, da un lato, le autorità cinesi stanno rallentando la fornitura di macchinari essenziali per le fabbriche indiane di Foxconn, bloccati alle dogane cinesi da procedure di export insolitamente lente. Dall’altro lato, Foxconn starebbe richiamando i suoi lavoratori cinesi in India, sostituendoli in parte con colleghi taiwanesi, causando carenze di personale e ritardi. Le manovre in corso suggeriscono il tentativo di ostacolare lo spostamento della produzione di iPhone dalla Cina all’India, su cui gli USA stanno puntando da alcuni anni per allentare la dipendenza dalle fabbriche cinesi. Esigenza diventata più impellente dopo l’esperienza della pandemia.





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