Il diritto alla casa è un principio fondamentale sancito in molte costituzioni europee, ma non figura esplicitamente nella nostra. Tuttavia, l’Italia è vincolata dalla Carta Sociale Europea, che obbliga gli Stati aderenti a garantire un alloggio adeguato ai propri cittadini. L’articolo 31 stabilisce che: “Tutte le persone hanno diritto all’abitazione”, ma nonostante questo impegno internazionale, il mercato delle locazioni in Italia presenta una grave scarsità di offerta. Solo il 10% dello stock immobiliare è destinato alla locazione, mentre un ulteriore 11% risulta inutilizzato. Questa limitata disponibilità, combinata con l’aumento dei prezzi negli ultimi anni, ha determinato un significativo rialzo dei canoni di affitto.
Il report ISTAT sull’emergenza abitativa evidenzia che quasi il 10% delle famiglie destina oltre il 40% del proprio reddito al pagamento dell’affitto, coinvolgendo circa due milioni e mezzo di nuclei familiari. Questi dati mettono in luce le difficoltà che molti cittadini italiani incontrano nel reperire e mantenere un alloggio adeguato.
Inoltre, si è intensificata la gentrificazione nelle principali città e nelle località turistiche, un fenomeno che ha fatto lievitare i prezzi degli immobili e degli affitti, trasformando quartieri un tempo popolari in aree esclusive e altamente speculative, spingendo chi non dispone di risorse a cercare altrove.
Il tema degli affitti brevi è diventato oggetto di discussione politica. Alcuni membri del governo hanno proposto misure restrittive, come l’introduzione di codici identificativi per le strutture e l’obbligo di soggiorni minimi, per contrastare la speculazione e garantire un maggiore controllo sul mercato. Tuttavia, vi sono anche posizioni divergenti all’interno della stessa coalizione di governo, con alcuni che difendono il diritto di ogni proprietario di gestire il proprio immobile come meglio crede. Secondo questa visione, la proprietà privata deve essere tutelata, e non è compito dello Stato intervenire sulla durata degli affitti.
Queste divergenze tra i membri del governo hanno reso più complesso l’approccio normativo al settore, rallentando l’introduzione di misure efficaci e creando un clima di incertezza.
Non tutti i proprietari, tuttavia, sono speculatori. Molte famiglie, dopo aver compiuto ingenti sacrifici per acquistare o costruire la propria casa, gestiscono affitti brevi per far fronte alle spese, tra costi di gestione, imposte e normative sempre più stringenti. Questi piccoli proprietari si trovano in difficoltà, mentre le grandi entità continuano a manipolare il mercato.
D’altra parte, molti proprietari sono riluttanti a concedere in locazione a lungo termine per timore di incorrere in problematiche legate a morosità, senza la possibilità di procedere rapidamente con lo sfratto. La rigidità dei contratti di locazione per periodi tra i 30 giorni e i 4 anni complica ulteriormente la situazione, limitando la libertà del locatore. Sarebbe opportuno introdurre maggiore flessibilità, per adattarsi meglio alle necessità del mercato senza rimanere vincolati a contratti a lungo termine che spesso si rivelano svantaggiosi.
Lo Stato ha introdotto misure come l’obbligo di check-in in loco per gli affitti brevi, ma queste non sono sufficienti. Una riforma efficace dovrebbe mirare a un equilibrio che consenta a chi non ha una casa di potersela permettere, tutelando al contempo i piccoli proprietari e impedendo il monopolio del mercato da parte di grandi investitori esterni.
L’acquisto di immobili da parte di chi ha capitale, soprattutto in Sardegna, è una realtà che non può essere ignorata. Se da un lato lo Stato tenta di limitare la speculazione, sono necessarie politiche più strutturate per evitare che il mercato immobiliare sia dominato da chi non vive nel territorio.
Lo Stato deve adottare strategie che proteggano sia chi cerca una casa stabile, sia chi gestisce onestamente piccoli affitti. In sintesi, è fondamentale affrontare non solo gli effetti della crisi abitativa, ma anche le sue cause profonde, tutelando sia il diritto alla casa sia il tessuto economico e sociale del Paese.
Emanuele Mulas
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