l’AfD ha nominato Alice Weidel come candidata cancelliera

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Bruxelles – Con l’inizio del nuovo anno, è cominciata ufficialmente la campagna elettorale in Germania, dove i cittadini si recheranno alle urne il prossimo 23 febbraio per rinnovare il Bundestag e il governo. E per la prima volta nella sua storia, l’ultradestra di AfD ha nominato un candidato alla cancelleria, la co-presidente del partito Alice Weidel. La formazione post-nazista punta a superare la soglia psicologica del 20 per cento, ma è praticamente garantito (a meno di imprevisti) il sorpasso sui socialdemocratici del cancelliere uscente Olaf Scholz.

Al 16esimo congresso federale di Alternative für Deutschland (AfD) tenutosi durante il weekend (11-12 gennaio), il partito ultranazionalista ed euroscettico ha scelto all’unanimità come candidata cancelliera Alice Weidel, che dal giugno 2022 è co-presidente insieme a Tino Chrupalla.

Vi ringrazio molto per la vostra grande fiducia“, ha scandito dal palco di Riesa, in Sassonia (una delle roccaforti del partito nell’ex Germania Est, dove ha ottenuto un successo folgorante alle elezioni dello scorso settembre). “Non vedo l’ora di partecipare alla campagna elettorale”, ha aggiunto, “per la Germania, per il nostro Paese, per il nostro futuro!“.

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Da quando è stata fondata, nel 2013, è la prima volta che AfD esprime un candidato alla cancelleria. Tutti i sondaggi disponibili indicano, ormai da diversi mesi, che la formazione etnonazionalista, pro-Cremlino ed anti-migranti dovrebbe arrivare seconda alle elezioni anticipate innescate dalla crisi di governo dello scorso novembre.

Mentre il primo posto andrà indiscutibilmente ai conservatori dell’Unione cristiano-democratica (Cdu/Csu) guidata da Friedrich Merz, che le rilevazioni danno intorno al 31 per cento dei consensi, AfD si aggira stabilmente sul 20 per cento, con le proiezioni più generose che prevedono addirittura un 22 per cento. Per la dirigenza, l’obiettivo di AfD sarà quello di sfondare la soglia psicologica del 20 per cento. Alle ultime elezioni federali del 2021 aveva preso il 10,4 per cento, mandando al Bundestag 83 deputati (11 in meno rispetto al 2017).

Il partito socialdemocratico (Spd), che ha confermato l’11 gennaio il cancelliere uscente Olaf Scholz come proprio candidato (una mera formalità dopo il passo di lato dell’unico potenziale sfidante, il ministro della Difesa Boris Pistorius), si gioca il terzo posto contro i Verdi, attuali partner di coalizione, duellando per un risultato tra il 16 e il 14 per cento. Per i socialisti potrebbe trattarsi della peggior disfatta in oltre 160 anni, una chiusura decisamente indegna della parentesi – tutt’altro che brillante – tra il regno di Angela Merkel (16 anni al potere tra il 2005 e il 2021) e la prossima cancelleria cristiano-democratica di Merz.

Il cancelliere tedesco uscente e candidato dell’Spd Olaf Scholz (foto: European Council)

Il dato politico da registrare è la crescita di popolarità dell’estrema destra tedesca negli ultimi anni, anche se il trend positivo non è omogeneo su tutto il territorio della Repubblica federale: l’AfD va tradizionalmente più forte nei Länder orientali, quelli che componevano la Ddr ai tempi della Guerra fredda, mentre il sostegno per i suoi candidati è molto più tiepido nelle aree più ricche e industrializzate del Paese.

Inoltre, sembra reggere in Germania il cordone sanitario contro quelli che una parte maggioritaria della popolazione continua ad osteggiare come post-nazisti, e insieme ai quali i partiti tradizionali (inclusa la Cdu/Csu) hanno finora rifiutato di governare su scala sia locale sia nazionale. Al di là della propaganda, dunque, stanno a zero non solo le chances dell’AfD di portarsi a casa la cancelleria (eventualità impossibile, numeri alla mano), ma anche quelle di entrare nelle stanze dei bottoni come partner di un esecutivo di coalizione.

Ciò nonostante, Weidel e la sua formazione sono stati recentemente incensati da Elon Musk, l’uomo più ricco del pianeta che avrà un ruolo chiave nella prossima amministrazione statunitense guidata da Donald Trump. Durante una diretta sulla piattaforma X, che è di sua proprietà così come Tesla e SpaceX, il magnate di origini sudafricane ha detto chiaro e tondo che “solo l’AfD può salvare la Germania“, scatenando un putiferio tanto a Berlino quanto a Bruxelles.

Pare comunque che, nonostante il successo elettorale accreditato dai sondaggi, all’interno della stessa AfD non tutti remino nella medesima direzione. Il partito sarebbe lacerato da divisioni intestine, con la base più integralista che rimprovera alla leadership una moderazione di toni su diverse questioni quali ad esempio l’aborto, il cambiamento climatico e la leva militare obbligatoria. Al congresso di Riesa, il dibattito si è scaldato anche sulla riforma (poi approvata dai delegati) dell’ala giovanile del partito, Junge Alternative (Ja), che le autorità tedesche hanno certificato come “estremista” lo scorso giugno e che ha una lunga storia di dissapori con la dirigenza.





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