”Il governo istituisca la giornata nazionale antiracket”

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Conto e carta

difficile da pignorare

 


La proposta è per il 10 gennaio, giorno in cui Libero Grassi denunciò il suo estortore. Questa mattina il convengo per lanciare l’iniziativa con ospiti illustri

Una sirena d’allarme indirizzata al governo nazionale, alla società civile e alle istituzioni tutte, risuona da Palermo rispetto al dramma del racket. Una piaga che, specialmente nel capoluogo siciliano, da decenni affligge ogni giorno, con numeri impressionanti, migliaia di imprenditori. E negli ultimi anni un numero sempre inferiore di questi decide di denunciare. Dagli anni ’60 i dati Istat registrano un aumento del 1428% di episodi estorsivi ai danni di attività e aziende. Più crescono le mafie più il racket, come il narcotraffico, si calcifica. Per tale ragione “Sos Impresa Rete per la Legalità” ha promosso, in collaborazione con “Solidaria”, l’istituzione della Giornata Nazionale Antiracket, proponendola al legislatore come occasione annuale per fare il punto sulla lotta al pizzo e sensibilizzare sul tema. Le due associazioni hanno pensato al 10 gennaio – giorno in cui l’imprenditore Libero Grassi (ucciso da Cosa nostra il 29 agosto 1991) denunciava pubblicamente il proprio estortore con una lettera storica in cui annunciava il suo rifiuto di pagare il pizzo – come data migliore da dedicare a questa lotta. “Crediamo che la voce di Libero Grassi non si sia spenta il 29 agosto del 1991. Per questo – spiega Fausto Amato, coordinatore nazionale dei legali di Sos Impresa – chiediamo che il giorno della pubblicazione della sua “Lettera al caro estortore” sia riconosciuto dal Parlamento come data simbolo della lotta contro il racket. L’istituzione del 10 gennaio come “Giornata nazionale antiracket” consentirà di promuovere in ogni scuola, in ogni comunità, in tutto il Paese, iniziative, dibattiti e convegni, commemorando chi si è opposto al racket della mafia, ma anche portando avanti progetti in favore delle vittime che, denunciando, hanno fatto la stessa scelta di Libero Grassi: stare dalla parte dello Stato e dire no alla mafia”.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Stamane l’iniziativa è stata illustrata alla Camera di Commercio di Palermo con un convegno di grande spessore al quale ha partecipato una fetta importante del mondo antimafia della città. Presenti Luigi Cuomo, presidente nazionale di Sos Impresa Rete per la Legalità; lo storico Marcello Ravveduto, autore del libro “Libero Grassi, Storia di un’eresia borghese”; Davide Grassi, figlio dell’imprenditore. E poi Antonello Cracolici, presidente della Commissione Antimafia Regionale Siciliana; Giovanni Antoci, magistrato della Dda di Palermo; Giulio Francese, consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti; Alberto Polizzi, difensore di parte civile della famiglia Grassi; Salvatore Cernigliaro, presidente di “Solidaria”; Emilio Miceli, presidente del “Centro Studi Pio La Torre”; Felicia D’Amico, consigliera dell’Associazione “Antonino Caponnetto”; Maria Grazia Nicolò, Commissario nazionale di Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura. E infine Don Luigi Ciotti, presidente di Libera. Un lungo elenco di personalità appartenenti al mondo dell’imprenditoria, del giornalismo, della politica, dell’associazionismo e della magistratura che hanno lanciato un allarme rispetto a un fenomeno sempre più comune a Palermo (e non solo): le diminuzioni radicali delle denunce e la tendenza all’accettazione del racket mafioso, in certi casi addirittura una ricerca dello stesso, da parte di diversi imprenditori palermitani. Eppure, libertà di impresa e mafia dovrebbero essere incompatibili per natura. Come denunciava Libero Grassi: “Io non pago perché non voglio dividere le mie scelte con i mafiosi. E’ una questione di dignità”.

sos impresa g antiracket 2

A Palermo c’è voglia di mafia e sono sempre meno quelli che dicono “no”

Sul punto si è espresso il presidente della Camera di commercio di Palermo ed Enna, Alessandro Albanese. “I dati oggi sono sconfortanti. Dagli ultimi elementi che vengono fuori dalle indagini della polizia, abbiamo riscontrato che, su 800 estorsioni accertate, le denunce sono soltanto due o tre, questo è un fatto gravissimo. Significa che, specialmente nel commercio, non c’è ancora quella cultura rivoluzionaria nonostante oggi le forze di polizia, lo stato, la magistratura, siano tutte dalla stessa parte. Auspichiamo quindi che possa esserci una presa di coscienza già forte“. Dello stesso avviso è anche Matteo Pezzino, presidente di “Sos Impresa Palermo“, “l’esercente di oggi pagando una piccolissima quota riesce a trovare un giusto equilibrio e non denuncia. Questo è un dato drammatico, molto difficile da scardinare”. “Sos Impresa” propone quindi “l’istituzione di un pubblico ufficiale di quartiere che faccia sentire agli esercenti la presenza dello stato in maniera tangibile e vera“. L’allarme viene rilanciato anche dal presidente della Commissione Regionale Antimafia Antonello Cracolici. “Oggi sono gli stessi imprenditori a cercare gli estorsori per avere una sorta di automatica messa a posto, ancor prima di avviare la porta attività, questo perché oggi l’organizzazione mafiosa tende a garantire servizi”, ha spiegato. “Spesso ho detto che la mafia oggi rilascia addirittura la fattura, sulla base di alcuni servizi: dalle forniture, alla sicurezza, all’intermediazione tra imprenditore ed eventuali condizioni di conflitto che possono sorgere con il vicinato, piuttosto che con gli stessi lavoratori. Oggi l’organizzazione criminale è più subdola e più complessa“. Il presidente dell’Antimafia Siciliana, condividendo l’iniziativa di “Sos Impresa” e “Solidaria” ha quindi annunciato che “presenterà una legge voto all’Assemblea regionale da far approvare al parlamento siciliano in modo che venga istituita una giornata nazionale dal parlamento nazionale contro il racket”.

sos impresa g antiracket 3

No alla normalizzazione del fenomeno mafioso

Tra i vari interventi ha spiccato, per l’intensità che sempre lo caratterizza, quello di don Luigi Ciotti. Il presidente di Libera e Gruppo Abele ha anzitutto ricordato che in Italia “sei milioni di persone sono in povertà assoluta”. Il che vuol dire “che nel nostro paese quelle stesse persone non sono libere. Chi vive certe condizioni non può esserlo. L’antimafia è una battaglia culturale ed educativa delle politiche sociali“. “Quando vediamo – prosegue – che la politica toglie quei finanziamenti sulla povertà educativa, dico: ci saranno delle precedenze se vogliamo lottare contro il male e la corruzione? In Italia non c’è un solo territorio, ma ci sono tanti Caivano che hanno bisogno di interventi strutturali“, dichiara Ciotti. Poi c’è il fenomeno della percezione del pericolo mafioso tra gli italiani. “Si è passati, negli ultimi anni, dalla percezione del crimine organizzato mafioso al crimine normalizzato, perché è diventato una delle tante cose“. Dopo il terremoto delle stragi di mafia “c’è un’assuefazione, non si dà più quella valenza importante di presa di coscienza di un problema che è estremamente grave e serio”.

sos impresa g antiracket 4

Nel frattempo, però, segnala sempre don Ciotti, “le mafie sono profondamente cambiate. Non nei loro obiettivi, non nel loro potere, non nel denaro, ma nelle modalità. Siccome sparano di meno, fanno meno rumore apparentemente” ma “oggi sono più forti di prima”. “Sono più presenti al Nord del nostro paese, fanno nuove alleanze, nuovi affari, sono transnazionali, sono tecnologiche e i grandi boss sono diventati manager”. “Io credo nell’importanza di un alleanza fra forze pulite di questo paese contro il dilagare della mafia e della corruzione. Perché l’ultima mafia è sempre la penultima. Nel codice genetico dei mafiosi c’è un imperativo: rigenerarsi. E credo che tutti noi pure dobbiamo rigenerarci e con una certa urgenza”. Invece, osserva il fondatore di Libera, mafia e corruzione continuano a prosperare anche per “la complicità di alcuni meccanismi legislativi che invece che aggredire ancora di più il problema, trovano delle scorciatoie che ci inquietano e ci preoccupano”. Esemplare, sul punto, la postilla dell’avvocatessa Felicia D’Amico: “L’impegno antimafia deve essere nella prima riga dell’agenda del legislatore”. Ma così non è. Serve pertanto “una rivoluzione culturale”, sottolinea poco dopo il magistrato Francesco del Bene (un altro dei relatori al tavolo). “Questa, però, necessita di una comunità unita e determinata a raggiungere un risultato”. “Questo è un paese che ha rinunciato al suo futuro nel momento in cui decide di non cambiare, di non realizzare quella rivoluzione culturale che ci deve liberare dal giogo mafioso. Il mio è un invito ad una società, ad uno Stato tutto, a combattere un fenomeno che toglie e toglierà il futuro ai nostri figli e alle future generazioni”.

sos impresa g antiracket 5

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Foto © ACFB

ARTICOLI CORRELATI

10 Gennaio ’91/10 Gennaio ’25: a Palermo la ”Prima Giornata Nazionale Antiracket”

Il figlio di Libero Grassi: ”Ancora troppe connivenze, non vogliamo targhe commemorative’’

33 anni senza Libero Grassi: l’eredità di un uomo che ha sfidato la mafia… e ha vinto

Libero Grassi assassinato. Non fu solo mafia
di Giorgio Bongiovanni

Quando Libero Grassi diceva ”no” al ”caro estorsore”
  

Richiedi prestito online

Procedura celere

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link