Michele Padovano, perché fu arrestato: che cosa fa oggi l’ex attaccante della Juventus

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di
Simone Golia

Con la Juventus ha vinto in Italia e in Europa, segnando su rigore anche nella finale di Champions vinta nel 1996. Dieci anni dopo l’ex attaccante Michele Padovano si ritrova in carcere con l’accusa di essere coinvolto in un traffico di droga: un incubo che durerà 17 anni prima dell’assoluzione. Ora un docufilm

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Sul campo, per tutti, era Harley Davidson per la passione smodata per le moto. Michele Padovano, oggi 58 anni, tifava Torino ma ha vinto una Champions League con la Juventus. Attaccante dall’acrobazia facile e forte nel colpo di testa, arriva in bianconero dopo i gol con la Reggiana. Estate 1995, il cellulare squilla, dall’altra parte è Luciano Moggi. Non ci crede, riattacca: «Guarda che la terza chiamata non la faccio. Domani ti aspetto in sede per la firma», lo avverte l’allora dirigente. Quindi il ruolo di prima alternativa offensiva per Marcello Lippi e le notti magiche in Europa, come quella del gol al Real Madrid che vale la semifinale Champions nel 1996 o quella del rigore realizzato nella finalissima di Roma con l’Ajax. Poi l’amicizia fraterna con Gianluca Vialli, che non lo abbandonerà mai, neanche nella lunga telenovela giudiziaria che l’ha visto protagonista, raccontata nel docufilm Sky «Innocente, 17 anni senza libertà» e nel suo libro «Tra la Champions e la libertà». 

L’arresto e il carcere: «10 giorni in isolamento senza luce»

Nel 2006 Padovano viene infatti arrestato con l’accusa di essere coinvolto in un traffico di droga: «Pensavo di essere su Scherzi a Parte — dirà — invece era  tutto vero». Tre macchine dei carabinieri lo inchiodano a un incrocio, lo fermano, lo portano a casa per la perquisizione. Da lì 10 giorni di isolamento a Cuneo, senza luce e senza la possibilità di farsi una doccia. La procura di Torino sta conducendo un’inchiesta sul traffico di hashish. La banda, secondo le iniziali accuse, importava grandi quantità di droga in Italia dal Marocco, tramite la Spagna (ne vengono sequestrati 23 quintali). Padovano, in quel momento direttore generale dell’Alessandria e candidato alle comunali a Torino per i Moderati, paga il rapporto di amicizia con Luca Mosole, ritenuto uno dei capi dell’organizzazione. 




















































«Una conoscenza che non rinnego, l’ho ribadito anche in Tribunale — avrebbe spiegato — Lui con me si è sempre comportato bene, ha sempre detto che non c’entravo nulla. Ma non hanno creduto a me e neanche a lui». 

Le prime due condanne, poi una battaglia lunga 17 anni 

Padovano urla la sua innocenza fin da subito: «Non ho commesso alcun reato, sono stato accusato perché ho prestato 36mila euro a un amico che non rinnego. Quei soldi furono usati per comprare dei cavalli, ma nessuno ci ha creduto». In seguito all’isolamento viene trasferito a Bergamo, dove sconta tre mesi di carcere. Condannato in primo grado e in appello, vacilla. 

Poi nel gennaio del 2021 la Cassazione annulla con rinvio la condanna, stabilendo che il processo è da rifare. Infine la sentenza di assoluzione del 31 gennaio 2023, dopo una battaglia giudiziaria di 17 anni. Nel frattempo non ha ricevuto alcun risarcimento: «Avevo proprietà immobiliari, avevo guadagnato bene con il mio lavoro, ma in questi anni ho dovuto pensare a difendermi. Oggi non ho più niente, ma non sono mai stato così ricco. Ho una famiglia meravigliosa con cui siamo più uniti che mai. Senza il supporto della mia famiglia non ce l’avrei fatta», spiegherà Michele, sposato con Adriana con cui ha avuto il figlio Denis, oggi 32enne. 

L’amicizia con Vialli: «Il primo a venirmi a trovare ai domiciari»

Un’altra persona rimasta sempre al suo fianco è stata, appunto, Gianluca Vialli: «Lui è il mio angelo custode — raccontò ospite a Verissimo —. Mi manca molto. Ogni volta che la mia famiglia veniva a trovarmi in carcere,  chiamava a casa il giorno dopo per chiedere a mia moglie come stessi. Non lo dimenticherò mai. Una volta agli arresti domiciliari, è stato il primo a venirmi a trovare. Ha avuto un brutto male che ce lo ha portato via, ma le persone come lui non muoiono mai, vivono nella nostra memoria per sempre».  Oggi Padovano fa il commentatore nella squadra di talent di Sky Sport. Pensa ai giorni più difficili, pensa a Gianluca. E guarda al futuro, finalmente da uomo libero.

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