Bollicine dell’Umbria anche in Giappone e Thailandia: vitigni autoctoni e qualità, ecco le bottiglie che conquistano il mercato per il brindisi al 2025

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Ci sono bollicine e bollicine. Queste sono quelle umbre: poche (bottiglie) certo, per questo uniche, tracciabili, tipiche, tradizionali; in una parola: originali. Sono il prodotto della piccola Umbria60 mila bottiglie per la precisione – che piace: conquista i mercati internazionali (anche Giappone e Thailandia) ma entra di prepotenza nel mercato domestico.
Un brindisi al 2025, una degustazione, in questi giorni di festa sarà di certo piacevole. E quelle umbre saranno fra i 355 milioni di pezzi di bollicine italiane stappate nel Belpaese e nel mondo durante queste feste.

Questo nell’anno in cui (il 2024 che se ne va) è stato superato il record del miliardo di bottiglie prodotte e commercializzate in Italia. Nella Sparkling Wine Country c’è insomma anche questo pezzo di Italia che si affida a piccoli e appassionati produttori: dalle bollicine d’alta quota di Gubbio alle dolci colline del Lago Trasimeno passando per tre must della regione: Torgiano, Montefalco e Orvieto. E ancora dal Ternano fino a Perugia e all’Altotevere: in ogni angolo i produttori chiudono la gamma dei prodotti col Metodo Classico (la rifermentazione in bottiglia in prevalenza ma non solo) spesso affidandosi ai vitigni autoctoni.
Un tempo giudicati come improbabili. Una sorpresa vincente e qualitativa questa delle bollicine, in crescita, sulla scia dei dati nazionali (il Prosecco con Metodo Charmat è l’autentico trascinatore nei grandi numeri). Tradizione e innovazione, insomma. Soprattutto una novità da conoscere.
“Le bollicine umbre – spiega Umbria Top – nascono dalla passione di viticoltori che da generazioni coltivano con cura i vitigni autoctoni, come il Grechetto e il Trebbiano, accanto a varietà internazionali come Chardonnay e Pinot nero. Questi vitigni, grazie al clima temperato e alla composizione unica dei suoli umbri, danno vita a spumanti freschi, eleganti e dal carattere inconfondibile”.
C’è orgoglio per i risultati e passione per un lavoro che è solo all’inizio. “L’Umbria, con la sua lunga tradizione enologica, ha saputo reinterpretare il Metodo classico e il metodo Charmat – argomenta Umbria Top -, ottenendo spumanti capaci di competere sui mercati nazionali e internazionali. I recenti riconoscimenti ottenuti in prestigiosi concorsi enologici testimoniano la crescita qualitativa e il successo delle bollicine umbre”.

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Accennavamo a una produzione che in Umbria si attesta sulle 60 mila bottiglie all’anno. Poche in un contesto nazionale, ma in chiave regionale il dato è significativo: rappresentano una importante voce dell’export umbro.
Trovano ottimo riscontro nel mercato di casa, ma sono di grande interesse anche in alcuni mercati stranieri, soprattutto vengono apprezzate nel Nord Europa, ma anche alcuni Paesi di nuovo interesse per il prodotto vino, come Giappone e Thailandia. Qui le bollicine, soprattutto Metodo Classico, stanno vivendo una tendenza molto positiva.
“Le nostre bollicine sono l’espressione più autentica del nostro territorio – afferma Massimo Sepiacci, presidente di Umbria Top, la cooperativa delle cantine umbre – e attraverso un nuovo linguaggio coerente con i trend di gusto e mercato più recente, ogni calice racchiude una moderna espressione del nostro territorio. Le bollicine per le aziende umbre non rappresentano solo una occasione di completare la gamma aziendale, ma soprattutto una formula per valorizzare alcuni vitigni autoctoni”.
Umbria Top si impegna fortemente a nome dei produttori umbri, a cominciare dal racconto della vinificazione in bollicina che si presta particolarmente per valorizzare alcuni tipi di vitigni autoctoni come il Trebbiano Spoletino.

Un vitigno questo, dalla spiccata acidità che lo rende ideale anche come base spumante, ma si lavora anche sul Sangiovese, Pinot grigio e sul Gamay del Trasimeno. Chardonnay e Pinot restano come classici, in ogni caso. “Nella vinificazione si punta sull’originalità delle interpretazioni, tra profumi agrumati o più freschi – spiega Umbria Top -, per spumantizzazione con metodo classico, per vini adatti ad abbinamenti con la pregiata gastronomia umbra, o metodi Martinotti adatti ad abbinamenti molto versatili. I produttori locali invitano appassionati e curiosi a scoprire queste eccellenze partecipando a eventi e degustazioni dedicate”.
“In un quadro nazionale in crescita, la tendenza molto interessante che intercettiamo – sottolinea Gioia Bacoccoli, coordinatrice di Umbria Top – è quello delle bollicine come elemento chiave nel mondo della mixology.

E perché no, le nostre bollicine, con le loro caratteristiche uniche, perfette per abbinamenti gastronomici ricercati ma anche tipici, potrebbero anche essere ingrediente fondamentale per un cocktail umbro composto da un amaro o un bitter regionale oltre che una bollicina locale. Questa potrebbe essere una sfida 2025 su cui lavorare per incontrare i nuovi gusti e nuovi target”.
Al tempo. Intanto un brindisi per il 2025.

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