Atreju, Meloni: “L’Italia è tornata a correre”

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Giorgia Meloni chiude Atreju promettendo “un 2025 di riforme”. La presidente del Consiglio, dal palco della festa di Fratelli d’Italia al Circo Massimo, ha attaccato duramente l’opposizione. Anzi, ha rivolto i propri strali contro coloro i quali ritieni i corifei della cosiddetta “alternativa di Governo”: la segretaria del Partito democratico Elly Schlein, il segretario della Cgil Maurizio Landini e il fondatore dell’Ulivo Romano Prodi. Secondo Meloni, Elly Schlein che attacca il Governo sulla sanità “come un disco rotto e con argomenti falsi. La calcolatrice serve a voi”, sottolinea rivolgendosi alla leader dem. Che, a detta della premier, a pronunciare la parola Stellantis “si inceppa la lingua”. Per Meloni, la kermesse di Atreju è stata “un’edizione splendida”, dice dal palco ringraziando anche la sorella Arianna, “perché – sottolinea ironicamente – in questa sua foga di dover piazzare amici e parenti e gente che non conosce ha trovato il tempo per organizzarla”. Ma il vero affondo Giorgia Meloni lo dedica a Landini e Prodi.

Il primo è reo di “aver utilizzato toni senza precedenti” che “se li avessimo usati noi sarebbero arrivati i caschi blu dell’Onu”, perché l’invito del segretario della Cigl alla rivolta sociale, spiega la presidente del Consiglio, “è solo perché ha argomenti deboli” per “aiutare la sinistra, non certo i lavoratori”. L’ex presidente del Consiglio, invece, è tirato in ballo perché, secondo la leader dell’Esecutivo, al pari della segretaria dem ha pronosticato l’isolamento dell’Italia. “Ai suoi improperi – replica – ho aperto una bottiglia di vino migliore e brindato alla mia salute. Ogni patriota deve essere fiero” di ricevere le critiche di chi ha svenduto l’Iri e facilitato l’ingresso della Cina nel Wto, la dimostrazione “che di obbedienza se ne intende parecchio”. In 65 minuti condensa le invettive contro avversari che “avevano scommesso contro di noi ma hanno perso”. La premier ne ha per tutti, anche per “i guru dell’antimafia alla Saviano”, che non riconoscono i risultati dell’Esecutivo contro la camorra, “buttata fuori” dalla gestione dei migranti e pure “da Caivano”: i complimenti, ironizza ancora Meloni, “li aspettiamo domani”.

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Se la prende meno con Giuseppe Conte, che è stato anche ospite al Circo Massimo. Meloni sostiene di avere raggiunto risultati importanti a partire da “quasi un milione di posti di lavoro in due anni” che era la “bandiera di Silvio Berlusconi: ne sarebbe fiero”. La festa di Fdi resta per Giorgia Meloni l’occasione per ricordare pure il passato della destra, quella sfida vinta “di una generazione che ha combattuto per superare tutti i pregiudizi e abbattere i cancelli ideologici sbarrati dal palazzo”. Ma è anche il momento in cui la presidente del Consiglio si toglie qualche sassolino dalle scarpe, contro chi ha remato contro il nostro Paese che “da osservato è diventato modello”, cercando – per esempio – “di azzoppare la nomina di Raffaele Fitto” in Europa: Noi siamo antitetici alla sinistra, esistiamo per smentirvi e stupirvi”. Per la premier, l’obiettivo è portare a compimento il programma, anche sul tema dei migranti: “I centri in Albania funzioneranno”, si accalora. Meloni, nel sottolineare come il protocollo siglato con Tirana sta facendo “scuola in mezza Europa” perché funge anche da effetto deterrente, annuncia che non si darà mai per vinta, “a costo di passarci tutte le notti” da qui alla fine della legislatura perché “fermare l’iniziativa sarebbe un grande favore ai criminali”.

La premier si rivolge a quei giudici che hanno stoppato la mossa del Governo con “sentenze irragionevoli”. Li invita a interrogarsi sulle conseguenze delle loro decisioni. E invia un messaggio chiaro: “Voglio combattere la mafia e chiedo a tutto lo Stato italiano e alle persone perbene di farlo, non sono io il nemico, sono una persona perbene”. Secondo Meloni sui temi europei “serve un cambio di rotta”. Annuncia le sue dimissioni dalla presidenza del partito dei Conservatori europei per sostenere l’ex primo ministro polacco Mateusz Morawiecki. L’addio era nell’aria da mesi. E dal palco di Atreju è arrivata la parola fine. Un annuncio senza sorprese per quello che era il candidato in pectore già subito dopo le elezioni europee. E che potrebbe entrare in carica già a metà gennaio, giusto in tempo per partecipare alla cerimonia di insediamento di Donald Trump da neo presidente del partito europeo. Quanto ai temi italiani, per la premier il 2025 sarà l’anno delle riforme, dal premierato all’autonomia differenziata alla separazione delle carriere de i magistrati. Le riforme “spaventano molti ma andremo avanti”. E sarà l’anno in cui si continuerà la lotta alla burocrazia, per tagliare gli sprechi: “Uno Stato efficiente vuol dire meno tasse e clientelismo. Uno scenario del genere può preoccupare la sinistra ma non i cittadini”.

Un accenno alla Manovra: “Sulle pensioni minime avremmo potuto fare di più ma certamente abbiamo fatto meglio della sinistra, in futuro arriveremo a cento euro”. E anche alle polemiche sul Ddl sicurezza contro il quale si sono schierati anche cantanti e attori, finirà come con Hollywood con Donald Trump. E a proposito del presidente americano rinnova gli auguri per la sua vittoria su Joe Biden. “Sono una donna di destra, non ho alcuna difficoltà a dialogare con tutti se serve all’Italia ma, a maggior ragione, sono felice di farlo” con il tycoon. “Rispondiamo con i fatti ai tanti uccelli del malaugurio. Tutti quelli che sperano che metteremo il nostro personale destino prima di quello della nazione rimarrà ancora una volta deluso. E deludere la sinistra è il nostro sport preferito”, dice la premier Meloni, che torna a citare i risultati raggiunti dall’Esecutivo, anche a livello internazionale, per “un’Italia che “è tornata a correre”. Meloni invita i ministri e i militanti a mettersi “ai remi”: “La nostra è una missione. Quando la posta è alta non c’è spazio per l’egoismo dei singoli. Siate concentrati, ambiziosi, coraggiosi, coltivate desiderio di riscatto e passione per la giustizia. Siate all’altezza della grande nazione che rappresentate e dell’enorme responsabilità che comporta. Non tornerà” – l’input della premier – un’occasione come quella di adesso. L’occasione è ora e non permette passi incerti e tentennamenti, perché ha bisogno di certezze, cuori puri e gambe ferme. Ma io sono certo che siamo all’altezza del compito, l’Italia è all’altezza”.

La presidente del Consiglio rilancia l’alleanza di Governo: “Ciascuno nel centrodestra è consapevole della propria responsabilità. Onoreremo fino all’ultimo giorno il compito che ci è stato dato. Arriveremo compatti fino alla fine della legislatura e oltre”. Arrivano gli applausi scroscianti dalla platea che, alla fine, intona l’inno nazionale assieme a lei, con indosso la felpa dei volontari. Poi parte A mano a mano di Rino Gaetano, si abbassano le bandiere tricolori e la folla lascia il villaggio al Circo Massimo. Le reazioni degli alleati del centrodestra sono tutte positive. Innanzitutto nessuna divisione dell’alleanza. Lo dice il segretario della Lega Matteo Salvini che “prenota” anche la prossima legislatura. Per il leader di Noi moderati Maurizio Lupi, “la diversità è ricchezza”. Secondo il segretario di Forza Italia Antonio Tajani, nel riaffermare “il patto del 1994” siglato da Silvio Berlusconi con l’obiettivo del 51 per cento alle prossime Politiche, sottolinea il forte legame d’amicizia che “però non è dire sempre di sì. Possiamo anche discutere ma nel momento del bisogno. L’importante è ritrovare l’amico, spalla a spalla per combattere per i valori giusti”.

Atreju sul web: oltre 12 milioni di interazioni
Atreju 2024, la più grande manifestazione della destra italiana, quest’anno giunta alla sua venticinquesima edizione, è stata oggetto di scambi e interazioni su Internet. A scattarne la fotografia l’ultimo report realizzato da Vis Factor per Adnkronos, attraverso la piattaforma di social listening Human. Sotto la lente d’ingrandimento il sentiment, le emozioni e la semantica che ruotano attorno all’evento al Circo Massimo analizzate monitorando post e commenti in lingua italiana, prodotti dall’8 al 15 dicembre. Nel corso del periodo considerato, le menzioni rilevate ad Atreju sono state 23.1mila, ovvero 3.3K menzioni al giorno, per un totale di 12.6 milioni interazioni e 12.2 milioni parole digitate. Se ne parla di più su X (39,6 per cento), seguono Facebook (36,2 per cento) e Instagram (24,2 per cento). Gli uomini se ne interessano e ne discutono molto più delle donne: 78,20 per cento vs 17,80 per cento. Ma passiamo al sentiment: ne parlano con un’accezione positiva il 57,1 per cento degli utenti, mentre attacca il 42,9 per cento. Il sentiment verso Atreju è stato calcolato prendendo in considerazione l’analisi semantica effettuata da Human attraverso il monitoraggio delle conversazioni sui social network, dunque post e commenti prodotti dagli utenti in riferimento al topic oggetto d’analisi, al netto delle menzioni neutrali. Ebbene, l’analisi su Atreju 2024 evidenzia una forte polarizzazione: entusiasmo (29 per cento), rabbia (26 per cento) e sorpresa (21 per cento) sono le emozioni dominanti, seguite dal disprezzo (16 per cento). L’entusiasmo riflette il sostegno di una parte dell’elettorato per Giorgia Meloni e figure come il presidente argentino Javier Milei, percepite come simboli di rinnovamento e resistenza ai vecchi sistemi. Tuttavia, l’elevata percentuale di rabbia e disprezzo indica tensioni profonde, alimentate da accuse di fascismo e comportamenti controversi, come l’episodio che ha visto coinvolti il presidente del Senato Ignazio La Russa e Saverio Tommasi, un giornalista di Fanpage.it.

Questo mix di emozioni deriva dalla contrapposizione ideologica tra sostenitori della destra e detrattori, enfatizzata dall’importanza mediatica della manifestazione. Atreju 2024 si rivela una cartina di tornasole delle dinamiche politiche e sociali dell’Italia contemporanea, con un forte impatto sia mediatico che emotivo. L’evento, ormai consolidato come appuntamento simbolico della destra italiana, mostra una capacità unica di aggregazione per i sostenitori, ma si accompagna a una polarizzazione estrema che accentua le fratture nella società. La manifestazione, in sintesi, ha evidenziato un’Italia profondamente divisa. Da un lato, un’ampia base di sostenitori celebra Atreju come simbolo di una destra moderna e identitaria, capace di incarnare le aspirazioni di chi invoca cambiamento e fermezza ideologica. Questo è particolarmente evidente nel sostegno a figure internazionali come Javier Milei, percepite come alleate nella battaglia contro l’establishment tradizionale. Quest’ultimo episodio ha generato un’ondata di indignazione sui social, consolidando, nello schieramento opposto, l’idea che la destra fatichi a mantenere un rapporto sano con la stampa libera e il dissenso.

Le emozioni predominanti – entusiasmo, rabbia, sorpresa e disprezzo – disegnano infatti un quadro complesso e carico di tensioni. L’entusiasmo (29 per cento) riflette il radicamento dell’identità della destra tra i suoi sostenitori, ma l’alto tasso di rabbia (26 per cento) e disprezzo (16 per cento) denota un malcontento profondo. Questo dualismo non è solo il prodotto di opposti ideologici, ma un indicatore del modo in cui la politica italiana viene percepita: fortemente divisiva, emozionale e priva di spazi per il dialogo. La sorpresa, presente anch’essa al 21 per cento, potrebbe derivare dal mix di messaggi forti lanciati dalla destra durante l’evento, ma anche dall’imprevedibilità di alcune reazioni mediatiche. Dal punto di vista contenutistico, Atreju 2024 ha toccato temi centrali e sensibili, come le politiche economiche, il lavoro e la giustizia sociale. La top five dei temi che emergono con maggiore frequenza da commenti e post vedono primeggiare la battaglia ideologica (34,16 per cento), le riforme (22,11 per cento), le politiche migratorie (18,77 per cento), la giustizia sociale (13,31 per cento), il lavoro e le pensioni (6,99 per cento). Tuttavia, le politiche migratorie adottate dal Governo Meloni sono state ancora una volta il tema più discusso in Rete, continuando a dividere il Paese: il pugno di ferro adottato dal Governo trova consensi tra i sostenitori della sicurezza, ma è percepito come inumano e inefficace dai detrattori, specie alla luce delle tensioni nei contesti locali e internazionali. Quanto alle top words – le parole più digitate negli scambi in Rete – a parte Atreju che chiaramente primeggia su tutte e Meloni che segue, troviamo Presidente, Festa, Fdi, Destra, Conte, Milei, La Russa, Schlein.

Aggiornato il 16 dicembre 2024 alle ore 18:23

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