Bari cade a Palermo: un’altra occasione mancata tra speranze e disillusioni

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© foto di SSC Bari

La sfida tra Palermo e Bari si presentava come un banco di prova cruciale per entrambe le squadre, reduci da periodi difficili. Il Palermo, con tre sconfitte consecutive, vedeva il proprio allenatore Dionisi sotto la spada di Damocle di un possibile esonero, mentre il Bari, dopo due battute d’arresto, manteneva salda la fiducia in mister Longo, sostenuto fermamente dalla società e dai tifosi. La storia, però, è un’amara compagna per il Bari, spesso visto come una sorta di “soccorritore sportivo” delle squadre in crisi. E questa volta, il “malato” Palermo avrebbe potuto approfittare della visita dei biancorossi per ritrovare vitalità, ribaltando la propria situazione negativa. Senza dimenticare il recupero di Brunori dopo due mesi di stop. Giocando tra le mura amiche, i rosanero partivano leggermente favoriti, ma il Bari, nonostante le difficoltà storiche a raccogliere punti in terra siciliana, aveva intenzione di invertire il trend. Con la rosa al completo e nessuna assenza per infortuni o squalifiche, Longo aveva a disposizione tutte le armi per cercare di far emergere quella qualità che la squadra possiede, ma che finora non si è espressa appieno. Il Bari, nonostante il momento critico, puntava a riprendere il cammino e a dimostrare di poter ambire a posizioni di vertice. Questa era una sfida di nervi e orgoglio, dove entrambe le squadre avrebbero lottato per uscire dal tunnel. 3-5-2, questo il modulo tecnico scelto dal tecnico barese per affrontare il Palermo: Radunovic in porta, Pucino, Vicari e Mantovani in difesa, Favasuli, a sorpresa, Maita, Benali, Lella e Dorval la batteria di centrocampo, Falletti e Lasagna in avanti. Nel primo tempo della sfida tra Palermo e Bari al Barbera, le due squadre si sono affrontate a viso aperto, dando vita a un confronto equilibrato e ricco di emozioni. La prima occasione è stata del Palermo con Le Douaron, il cui colpo di testa è stato parato in due tempi da Radunovic. Poco dopo, un errore clamoroso di Falletti ha regalato una palla d’oro a Brunori, ma l’attaccante siciliano ha centrato la traversa, fallendo una ghiotta opportunità. Il Bari ha risposto subito in contropiede con Dorval, il cui tiro in area è stato deviato in corner. I biancorossi hanno avuto anche una punizione dal limite con Falletti, ma il suo tentativo è stato deludente, confermando una performance sotto le aspettative nei calci piazzati. Nonostante ciò, Falletti si è reso protagonista di un’altra incursione in area rosanero, fermata con una parata decisiva di Desplanches. La partita è stata caratterizzata da continui capovolgimenti di fronte e da ritmi sostenuti. Il Palermo ha creato pericoli con Di Francesco e con Le Douaron, il cui tiro è stato nuovamente neutralizzato da un attento Radunovic. Al 41′, però, è stato proprio Le Douaron a sbloccare il risultato, trovandosi nel posto giusto al momento giusto su un calcio d’angolo battuto da Verre, siglando il vantaggio per i rosanero. In generale, il Palermo ha mostrato maggiore incisività e ha saputo concretizzare una delle sue occasioni, mentre il Bari ha faticato a essere efficace sotto porta nonostante diverse buone opportunità. La partita rimane aperta, con entrambe le squadre capaci di ribaltare l’inerzia nel secondo tempo. Nel secondo tempo di Palermo-Bari, la partita si accende fin dai primi minuti.

Ad inizio secondo tempo Longo opera un cambio, sostituendo un inutile Falletti con Manzari. Poco dopo, Diakité rischia un autogol con un retropassaggio insidioso, salvato dal portiere. Lasagna colpisce un palo, ma l’azione è annullata per fuorigioco. Il Bari si rende pericoloso con Pucino, che serve un buon pallone a Manzari, il quale però calcia fuori malamente. Successivamente, il tecnico del Bari effettua un triplo cambio: entrano Sibilli, Maiello e Oliveri per Lella, Favasuli e Maita. Su un’azione d’angolo, Sibilli mette un cross preciso per Mantovani, il cui tiro viene ben respinto da Desplanches. Ultimo cambio per Longo: entra Novakovic al posto di un Lasagna ancora in ombra. La squadra siciliana si avvicina al gol con Ranocchia, che serve un cross perfetto per Henry: il suo colpo di testa viene parato da Radunovic. Poco dopo, Henry offre un assist a Insigne, che sfiora il palo con un tiro insidioso. I padroni di casa continuano a essere pericolosi in contropiede. Nel finale, Pucino lancia lungo per Sibilli, che di testa serve Novakovic: l’attaccante, da posizione favorevole, calcia di pochissimo a lato, mancando un’occasione clamorosa.

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La partita, terminata 1-0, si presta a una lettura che va oltre i meri dati tecnici e statistici, evocando riflessioni filosofiche e letterarie sulla natura del caso e sul rapporto tra il destino e la volontà umana. Il Bari, come spesso accade, sembra essere il deus ex machina della resurrezione altrui, incapace di trovare in sé la forza per ribaltare la propria sorte, ma sempre pronto a “guarire” quella degli avversari nemmeno quando questi sono assolutamente alla portata come era oggi il Palermo (ora è chiaro perchè erano imn crisi: solo il Bari poteva resuscitarlo, ma non sappiamo quanto potrà durare l’ossigeno ai rosanero se continuano di questo passo, dunque Dionisi non sia tranquillissimo da questo punto di vista). Questa dinamica, quasi kafkiana, evidenzia il ruolo del caso come forza ineluttabile che si ripresenta con implacabile regolarità nella storia del club. L’approccio filosofico potrebbe trovare spunti nell’idea nietzschiana dell’”eterno ritorno”. Il Bari si trova intrappolato in un ciclo che lo vede costantemente soccombere nel momento in cui potrebbe consolidare le proprie ambizioni. La ripetizione quasi rituale del copione – l’attaccante in crisi, o quello sconosciuto in cerca di visibilità (uno Schidler, insomma) che segna, il rivale in difficoltà che si rialza – suggerisce una condizione esistenziale che ricorda il mito di Sisifo, condannato a spingere un masso fino alla cima solo per vederlo rotolare di nuovo a valle. Ma mentre Sisifo, secondo Camus, trova un senso nella lotta stessa, per il Bari questa accettazione sembra ancora lontana.

Dal punto di vista letterario, il Bari richiama l’eroe incompiuto di tanti romanzi: il Don Chisciotte delle squadre di calcio, mosso da nobili intenti e da un coraggio che però cozza contro limiti strutturali e un destino che pare già scritto. Gli errori dei singoli, l’assenza di incisività e la mancanza di qualità tecnica fanno pensare a un’opera di Pirandello, dove i personaggi si trovano in situazioni paradossali, incapaci di affermarsi come protagonisti della propria storia.

La prevedibile sconfitta contro il Palermo, avvenuta in un contesto di crisi generale per entrambe le squadre, rivela un Bari che non riesce a cogliere le occasioni offerte dall’aleatorietà del gioco. Il calcio, si sa, è lo sport dell’imprevedibile, dove il caos può generare opportunità, ma il Bari sembra incapace di trasformare questa potenzialità in realtà.

Qui torna utile il pensiero di Kierkegaard sull’angoscia come “vertigine della libertà”: il Bari, pur avendo occasioni per cambiare il corso della gara, sembra prigioniero di una paura di sbagliare che lo conduce inevitabilmente all’errore. E allora, cosa rimane? Forse un richiamo al “come spendi, mangi”, che ci riporta alla dura realtà del pragmatismo. Ma il calcio non è solo bilanci e mercato, è anche una narrazione collettiva, un continuo oscillare tra speranza e disillusione.

Per il Bari, il futuro prossimo appare segnato da un interrogativo: sarà capace di risorgere come il Palermo alla quarta partita contro lo Spezia? Oppure resterà intrappolato nel suo eterno ritorno? La risposta, ancora una volta, dipenderà dalla capacità di rompere con le logiche del passato e affrontare con coraggio il caos del presente. Il sospetto è che potrà rialzarsi a gennaio. Ma è solo un sospetto, nulla più.

Massimo Longo



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