Proteste alawite in Siria, 17 vittime. Raid israeliani contro Houthi – La Discussione

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Manifestazioni senza precedenti sono esplose ieri nella provincia siriana di Tartus, dove risiede la maggior parte della comunità alawita di cui fa parte il presidente deposto, Bashar al Assad. Gli scontri sono scoppiati dopo che “alcuni residenti si sono rifiutati di permettere che le loro case venissero perquisite”. Il 25 dicembre L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha fatto sapere che 17 persone erano state uccise e 10 ferite mentre le forze di sicurezza del nuovo regime cercavano di arrestare “un ufficiale delle forze dell’ex regime che ricopriva la carica di direttore del dipartimento di giustizia militare e capo del tribunale di campo”, identificandolo come Mohammed Kanjo Hassan. L’Osservatorio ha affermato che l’uomo ricercato è ritenuto tra “i responsabili dei crimini della prigione di Saydnaya”, dove avrebbe emesso “condanne a morte e sentenze arbitrarie contro migliaia di prigionieri”. Il fratello dell’ufficiale e uomini armati hanno intercettatole forze di sicurezza, “hanno teso loro un’imboscata vicino al villaggio e hanno preso di mira uno dei veicoli di pattuglia”, ha affermato l’Osservatorio, aggiungendo che “decine di persone” sono state arrestate nel villaggio. Il famigerato complesso di Saydnaya, luogo di esecuzioni extragiudiziali, torture e sparizioni forzate, incarnava le atrocità commesse contro gli oppositori di Assad.

Raid di Israele contro Houthi

Ieri Israele ha bombardato la capitale dello Yemen, Sanaa, e il porto di Hodeida in risposta a lanci di missili da parte dei ribelli Houthi nei giorni scorsi. I raid aerei sono avvenuti durante un discorso del leader del gruppo sciita filo-Iran, Houthi Abdul-Malik al-Houthi. “Gli Houthi nello Yemen subiranno lo stesso destino degli altri nemici di Israele”, e Israele continuerà a colpire finché “il lavoro non sarà portato a termine”, ha minacciato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahudurante l’accensione di una candela per Hanukkah per i dipendenti dell’ufficio del primo ministro a Gerusalemme.”Oggi accendiamo la prima candela di Hanukkah per commemorare la vittoria dei Maccabei di quel tempo e la vittoria dei Maccabei di oggi”, ha continuato Netanyahu; “come abbiamo fatto allora, sferriamo colpi agli oppressori e a coloro che pensavano di tagliare il filo della nostra vita qui, e questo varrà per tutti. Gli Houthi impareranno anche ciò che Hamas, Hezbollah, il regime di Assad e altri hanno imparato, e anche se ci vorrà del tempo questa lezione verrà appresa in tutto il Medioriente”.

Ben Givr di nuovo sulla Spianata delle Moschee

Il ministro, di estrema destra, della Sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben Gvir, è entrato giovedì nella Spianata delle Moschee di Gerusalemme, sede della Moschea di Al Aqsa (il terzo sito più sacro dell’Islam), in un ennesimo atto diprovocazione da cui anche il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dovuto dissociarsi, ribadendo che “lo ‘status quo’ sul Monte del Tempio non è cambiato”. Si riferisce all’accordo del 1967 (quando Israele occupò Gerusalemme Est), secondo cui il complesso è riservato esclusivamente al culto musulmano, mentre gli ebrei possono entrare solo come visitatori e non per pregare, come Ben Gvir, accompagnato da estremisti ebrei, fa sempre più spesso dall’inizio della guerra. “Questa mattina sono salito sul sito”, ha scritto infatti il ministro su X, “per pregare per la pace dei nostri soldati, per il pronto ritorno di tutti i rapiti e per una vittoria completa con l’aiuto di Dio”. Anche il Gran Rabbinato di Israele proibisce agli ebrei di pregare lì, e stabilisce che le loro preghiere siano eseguite solo all’adiacente Muro Occidentale.

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Hamas, per lista ostaggi vivi serve tregua

Hamas ha fornito un elenco parziale di ostaggi ancora in vita ai negoziatori, ma non è in grado di darne una completa perché non riesce a comunicare con tutti i gruppi che li tengono prigionieri. Lo ha affermato un funzionario anonimo di Hamas al quotidiano qatarino Al-Araby Al-Jadeed, sottolineando che il gruppo palestinese potrà fornire maggiore informazioni sui rapiti una volta iniziato il cessate il fuoco, grazie a una comunicazione a Gaza più facile. Gli israeliani accusano Hamas di rifiutarsi di fornire informazioni sugli ostaggi nelle sue mani.

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