L’andamento della guerra in Ucraina nelle valutazioni della NATO – Analisi Difesa

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Le valutazioni espresse ai media all’inizio di dicembre da un alto funzionario della NATO non meglio precisato circa l’andamento del conflitto vanno attentamente prese in esame pur sembrando caratterizzate più da intenti propagandistici tesi a compattare il sempre più evidente calo di consenso nelle nazioni europee per il sostegno militare a Kiev che da quel freddo realismo che dovrebbe imporre la situazione al fronte.

Lo stesso segretario generale Mark Rutte ha detto che il fronte “si muove verso ovest, sia pure lentamente e non verso est: Kiev si prepara ad affrontare un inverno difficile e avrà bisogno di tutto l’aiuto possibile da parte dell’Occidente, per poter arrivare al tavolo negoziale in posizione di forza”.  Rutte ha quindi esortato a fare meno discussioni su come potrebbe configurarsi un accordo di pace e a fornire più aiuti militari all’Ucraina che ha chiesto tra l’altro altri 19 sistemi di difesa aerea.

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L’alto funzionario NATO ha spiegato ai media che le linee del fronte sono sottoposte ad una pressione crescente da parte delle forze russe e il ritmo dell’avanzata delle truppe di Mosca aumenta: “se prima avanzavano dieci metri al giorno oggi ci sono giornate in cui guadagnano terreno al ritmo di dieci chilometri al giorno”.

 

I russi avanzano

Le notizie fornite ai media hanno l’obiettivo evidente di motivare i governi europei a fare di più per aiutare gli ucraini ma l’obiettivo raggiunto non è sempre quello auspicato. Nella regione russa di Kursk, ha riferito la fonte NATO, le forze ucraine “controllano tuttora circa due terzi degli 8-900 chilometri quadrati di territorio” che avevano conquistato nello scorso agosto, malgrado la “controffensiva russa” in corso da tempo nell’area.

Nelle prime due settimane di dicembre l’area in mano ucraina si è ulteriormente ridotta (vedi la mappa qui sotto) ma le fonti militari ucraine, non smentite dagli alleati della NATO, avevano sostenuto di aver conquistato nella regione di Kursk fino a 1.300 chilometri quadrati di territorio russo.

La situazione è ancor più critica su tutti i fronti in territorio ucraino dove i russi avanzano nelle regioni di Kharkiv e Donetsk e sembrano preparare una grande offensiva in quella di Zaporizhia.

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I territori conquistati dai russi sia nel mese di ottobre che di novembre sono stati 5 volte superiori (circa mille chilometri quadrati ogni mese) di quelli conquistati nell’intero 2023 (188 kmq) secondo il canale Telegram ucraino Ukr Leaks che ha citato UA War Infographics.

Il 17 dicembre il ministro della Difesa russo, Andrej Belousov, ha sostenuto che nel 2024 “le truppe russe hanno liberato quasi 4.500 chilometri quadrati del territorio occupato dal nemico”, tributando il successo “all’enorme merito dei militari russi”. Il ministro ha rilevato che le forze armate ucraine controllano circa il 25-30 per cento del territorio delle regioni di Donetsk, Kherson e Zaporizhia e solo l’1 per cento di quella di Luhansk.

Si tratta delle quattro regioni ucraine che Mosca ha annesso alla Federazione Russa con i referendum del settembre 2022, il cui riconoscimento, insieme a quello dell’annessione della Crimea, è una delle condizioni poste dai russi per aprire al negoziato con Kiev e concludere l’Operazione Militare Speciale.

Al momento truppe russe sono presenti anche nella regione di Kharkov (Karkhiv per gli ucraini), a nord e a est della città omonima (secondo centro urbano dell’Ucraina) e in piccole porzioni delle regioni di confine di Sumy e Chernihiv.

Le mappe che riportiamo, realizzate dall’Institute for the Study of the War, riportano la situazione sui diversi fronti da nord a sud registrando ogni giorno la conquista da parte dei russi di diversi centri abitati soprattutto nelle regioni di Kharkiv e Donetsk mentre le maggiori roccaforti ucraine sono tutte sotto pressione. I russi hanno ormai raggiunto i sobborghi di Kupyansk e Pokrovsk, hanno quasi interamente conquistato Toretsk e Kurakhovo e controllano alcune aree di Chasov Yar.

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L’ultima mappa illustra la situazione di stallo sul fronte di Kherson dove i belligeranti sono separati dal fiume Dnepr e gli scontri si limitano a bombardamenti e incursioni di piccole unità sulle isole.

La fonte NATO si attende che le forze di Mosca “continueranno a tentare di fiaccare le forze ucraine, usando la massa per conquistare le posizioni difensive e conseguire così guadagni tattici” sul campo. Le condizioni stagionali, ha osservato la fonte, “non hanno ancora prodotto alcuna riduzione” delle operazioni offensive delle forze russe, che “mantengono un significativo vantaggio quantitativo rispetto a quelle ucraine in termini di munizioni, uomini ed equipaggiamento”.

Valutazioni anche queste ultime che suscitano qualche perplessità. Le rigide condizioni invernali non hanno mai ostacolato le operazioni russe, lo hanno fatto semmai le piogge autunnali o primaverili che trasformano intere regioni ucraine in un pantano.

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Quanto all’uso della “massa” da parte dei russi, molti report di ufficiali ucraini citati soprattutto da media angloamericani riferiscono di un impiego molto oculato e professionale dei militari russi che operano in piccoli gruppi e conducono gli assalti solo dopo che i bombardamenti aerei e di artiglieria hanno decimato le fila delle truppe di Kiev indebolendone le posizioni.

Circa la carenza di munizioni vanno poi tenuti in considerazione anche i problemi legati al munizionamento difettoso giunti all’esercito di Kiev dai vecchissimi stock di munizioni da 122 mm reperite sui mercati africano e mediorientale con i fondi raccolta da un gruppo di nazioni guidate dalla Repubblica Ceca: proiettili rivelatisi spesso inaffidabili e talvolta pericolosi per gli stessi artiglieri ucraini.

Problemi simili sembra vengano riscontrati anche con munizioni prodotte in ucraina. Secondo il canale Telegram Ukr Leaks, munizioni da mortaio realizzate dalla compagnia UkrOboronProm avrebbero manifestato gravi problemi che hanno obbligato l’esercito a proibire l’uso di tali proiettili da 82mm e 120mm obbligando la fabbrica a richiamarne oltre 100mila.

 

Perdite e arruolamento  

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I russi, ammettono le valutazioni dell’Alleanza Atlantica, “reclutano probabilmente 30mila nuovi soldati al mese” e, in questo modo, sono in grado di “assorbire perdite massicce”, stimate in 1.500 soldati al giorno, circa il doppio degli ucraini, mentre tentano di “affossare le forze ucraine usando la forza d’urto della massa”.

Le valutazioni sulla “massicce perdite” russe appaiono comprensibili nell’ottica della diffusione propagandistica, ma discutibili sul piano concreto, a meno che non vogliamo dare credito ai dati forniti da Kiev che riferiscono di oltre 750 mila militari russi occisi o feriti dall’inizio della guerra, o a quelli citati da Rutte (“sono 700mila le vittime russe, tra morti e feriti gravi”) e ripresi anche da Donald Trump che potrebbero essere mutuati dai dati forniti dagli ucraini e che non appaiono credibili.

Se si ammette infatti che i russi “mantengono un significativo vantaggio quantitativo rispetto a quelle ucraine in termini di munizioni, uomini ed equipaggiamento” (di fatto dispongono di maggiore potenza di fuoco, più artiglieria e supporto aereo e sparano ogni giorno almeno il triplo dei colpi di artiglieria esplosi dagli ucraini) è difficile ritenere che subiscano perdite maggiori del nemico. Anzi, è vero il contrario: la maggiore potenza di fuoco permette di avanzare solo dopo aver indebolito pesantemente il nemico riducendo le proprie perdite, come del resto hanno riferito alcuni ufficiali ucraini che combattono in prima linea.

Gli ucraini hanno combattuto a lungo battaglie senza speranza di successo (come quella di Bakhmut) sacrificando invano molte brigate e questa è una delle ragioni per cui oggi Kiev non riesce ad arruolare nuove reclute se non con la coercizione. Diversi ufficiali ucraini hanno riferito di disporre sempre più spesso di reclute poco o male addestrate che vengono decimate dal fuoco russo ancor prima di entrare in contatto col nemico.

Analisi Difesa ha citato dichiarazioni di questo tenore rese da ufficiali ucraini al Financial Times, CNN e altre testate anglosassoni. Il 22 dicembre la questione è stata affrontata anche da The Guardian che riporta come le forze che combattono in trincea sono sfinite e quelle che man mano le sostituiscono sono scarse e formate da uomini sempre più anziani, inesperti se non inadatti del tutto alla guerra.

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Il reportage contiene interviste a ufficiali e reclute, si legge che le forze armate ucraine sono alle prese col dilemma se difendere le città dai bombardamenti aerei o rinforzare la prima linea.

Due fonti della difesa antiaerea Ucraina interpellate dal Guardian affermano che molti uomini che operavano nelle unità antiaeree che ogni notte abbattono con successo ondate di droni e missili, già impoverite ma formate da operatori esperti, affiatati e ben coordinati, vengono inviati a combattere in trincea come fanteria.

“Si sta raggiungendo un livello critico in cui non si può più essere sicuri che la difesa aerea possa continuare a funzionare come si deve”, dice una delle fonti. “Queste persone conoscevano veramente bene la macchina della difesa (antiaerea), alcuni erano stati addestrati in Occidente e avevano capacità reali. Ora vengono inviati al fronte a combattere senza avere alcun addestramento”.

Al tempo stesso un soldato della 114a brigata di difesa territoriale ha rilevato che “coloro che arrivano ora al fronte non sono come quelli che c’erano all’inizio della guerra. Di recente abbiamo ricevuto 90 reclute, ma di loro solo 24 erano pronte per essere inviate alle loro posizioni. Le altre erano vecchie, malate o alcolizzate. Un mese fa vagavano per Kiev o Dnipro, ora si trovano in trincea e a malapena sanno tenere in mano un’arma. Sono scarsamente addestrate e scarsamente equipaggiate”.

Il reportage del Guardian sembra quindi confermare quanto reso noto il 5 dicembre dal canale Telegram ucraino Rezident che riferì come per colmare carenze di organici del 30/40 per cento nelle brigate venivano inviati in prima linea militari delle unità logistiche privi di addestramento tattico ed esperienza di combattimento.

Sempre a questo proposito un articolo del Financial Times riferiva che una delle ragioni per cui non si riescono a creare nuove linee fortificate nelle retrovie ucraine per fermare eventuali sfondamenti russi è stata la decisione di inviare al fronte a combattere come fanteria persino i membri dei reparti del Genio con la conseguente carenza di tecnici in grado di creare ostacoli, trincee, campi minati.

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Tutto questo considerato, davvero vogliamo credere che truppe non addestrate, a corto di armi e munizioni e sempre meno motivate anche a causa dell’assenza di possibilità di successo, infliggano perdite così spaventose ai russi?

Vogliano convincerci che Mosca arruolerebbe ancora 30 mila “volontari a contratto” al mese se davvero mandasse al macello i suoi soldati? Non a caso sono gli ucraini ad avere difficoltà di reclutamento ricorrendo agli arruolamenti forzati.

Il reportage del Guardian ha ricordato che secondo un sondaggio del Razumkov Centre della scorsa estate, il 45% degli ucraini ritiene che non ci sia nulla di cui vergognarsi a sfuggire al servizio militare a fronte di un 29% che la pensa diversamente, con molti giovani che fuggono all’estero, malgrado il divieto di espatrio, e a fronte di scarsi successi delle campagne di reclutamento.

Curiosamente il tema delle perdite subite dalle forze ucraine viene accuratamente evitato in ambito NATO. Mentre il presidente Zelensky era impegnato a smentire i 400mila caduti enunciati da Donald Trump, il canale Telegram ucraino Rezident con un paio di posts datati 2 e 3 dicembre ha riferito che le cifre sono classificate ma che i soli militari diventati disabili in conseguenza della guerra sarebbero 420 mila.

Il 13 dicembre, pochi giorni dopo che Zelensky ammetteva ufficialmente solo 43mila caduti, è andato in onda un breve servizio del canale americano ABC News Prime Live che mostrava un militare ucraino in un centro di riabilitazione che riferiva di circa un milione di morti e feriti con centinaia di migliaia di invalidi. Reuters ha poi rivelato che la voce nel video era stata alterata e che ABC News non ha rilasciato commenti in proposito, ricordando che in settembre il Wall Street Journal aveva riferito che secondo le sue fonti un milione di soldati russi e ucraini erano rimasti uccisi o feriti in due anni e mezzo di guerra.

Tutti i dati citati sono ovviamente da prendere con le molle e impossibili da verificare, come quelli resi noti sempre da Rezident il 12 dicembre e citati in quei giorni da BBC e dal quotidiano francese Le Monde in cui emergeva che le perdite mensili ucraine sono superiori al tasso di mobilitazione. Se durante l’estate 35mila persone al mese venivano mobilitate, il numero in autunno è sceso a 20mila mensili (dei quali il 75% mobilitato a forza).

Quanto ai dati forniti da fonti russe, al 7 dicembre il canale Telegram Slavyangrad riportò che il totale dei necrologi di militari apparsi sui media ucraini aveva raggiunto quota 540mila dall’inizio del conflitto.

Il ministero della Difesa russo non fornisce da molto tempo dati circa le proprie perdite ma ogni giorno rende noto il numero di militari ucraini uccisi o feriti: sommando tali numeri a fine novembre le perdite ucraine avevano superato le 965 mila unità.

Ieri il ministero della Difesa ucraino ha riferito che le perdite russe dall’inizio della guerra hanno raggiunto 777.720 morti e feriti.

 

Bombardare per negoziare?

I russi hanno anche “intensificato i bombardamenti contro le infrastrutture critiche, in particolare le centrali elettriche che fanno chiaramente parte di una campagna orchestrata per aumentare la pressione’ che il popolo ucraino avverte nella vita di tutti i giorni mentre l’inverno avanza”, ha aggiunto la fonte della NATO.

Un’offensiva a cui Kiev risponde con incursioni eclatanti dei suoi droni contro obiettivi militari e depositi di carburante situati in profondità nel territorio russo o attaccando più a breve raggio depositi di armi e munizioni con i missili balistici ATACMS statunitensi e quelli da crociera franco-britannici Storm Shadow/SCALP EG.

Incursioni almeno in parte efficaci ma che non sembrano influenzare gli sviluppi bellici: con l’80 per cento del potenziale energetico distrutto, l’Ucraina non riuscirà ad alimentare le aziende che producono armi e munizioni, peraltro oggetto di costanti bombardamenti con droni e missili.

Riguardo alla volontà del presidente russo di negoziare, il funzionario della NATO ha ammesso “che noi non pensiamo davvero che Putin faccia sul serio riguardo ai negoziati in questo momento. Penso che Putin sia disposto a parlare, ma credo anche che finché è convinto di vincere non abbia molti incentivi a negoziare e sappiamo che continua a credere che il tempo giochi a suo favore”.

La questione sembra destinata a restare in sospeso almeno fino all’insediamento di Donald Trump, il 20 gennaio prossimo. Il presidente eletto ha dichiarato il 22 dicembre di non vedere l’ora di incontrare Putin per risolvere il conflitto ucraino. ‘

‘Il presidente Putin ha detto che vuole incontrarmi il prima possibile. Dobbiamo porre fine a questa guerra”, ha detto Trump alla conferenza dell’AmericaFest a Phoenix, in Arizona, ribadendo che il conflitto ucraino non sarebbe scoppiato se lui fosse stato allora presidente degli Stati Uniti.

Ieri il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha affermato che “rimaniamo aperti ai negoziati. Ma poiché non ci sono ancora progressi in termini di preparazione dell’Ucraina ai negoziati, continuiamo la nostra operazione militare speciale” aggiungendo che “le dinamiche del conflitto sono sotto gli occhi di tutti e parlano da sole: stiamo andando avanti”.

@GianandreaGaian

(ha collaborato Lukas Fontana)

Foto: Ministero Difesa Russo, Telegram e Ministero Difesa Ucraino

 



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