Giubileo 2025. Don Grimaldi: “A Rebibbia una Porta Santa profetica. Nelle carceri si guardi a un orizzonte nuovo di speranza”

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“I detenuti sperano che in questo Anno giubilare ci sia un condono, un’amnistia, un indulto: il nostro augurio è che le pene possano essere ridotte, che tutti gli Stati del mondo possano tendere una mano a coloro che hanno sbagliato cercando di offrire una speranza concreta, come il condono della pena”, dice al Sir l’ispettore generale dei cappellani

Foto Calvarese/SIR

“Nell’Anno giubilare saremo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio. Penso ai detenuti che, privi della libertà, sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo, le restrizioni imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto”. Lo scrive Papa Francesco nella bolla d’indizione del Giubileo ordinario dell’Anno 2025 “Spes non confundit”, proponendo ai Governi che “nell’Anno del Giubileo si assumano iniziative che restituiscano speranza; forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società; percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell’osservanza delle leggi”. “In ogni angolo della terra, i credenti, specialmente i pastori, si facciano interpreti di tali istanze, formando una voce sola che chieda con coraggio condizioni dignitose per chi è recluso, rispetto dei diritti umani e soprattutto l’abolizione della pena di morte, provvedimento contrario alla fede cristiana e che annienta ogni speranza di perdono e di rinnovamento”, la richiesta del Pontefice. A don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani nelle carceri italiane, chiediamo quali sono le attese per questo Giubileo nel mondo carcerario.

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Foto Calvarese/SIR

Don Raffaele, anche le carceri guardano con speranza il Giubileo?

Il Giubileo è certamente una grande occasione per puntare lo sguardo di misericordia verso questi luoghi di sofferenza e di solitudine, molte volte dimenticati.

La Porta giubilare che il Papa apre nel carcere di Rebibbia vuole essere una Porta profetica perché pone attenzione alla realtà dei nostri istituti penitenziari.

La Porta giubilare di Rebibbia simbolicamente rappresenta tutte le carceri del mondo. Papa Francesco nella bolla di indizione del Giubileo parla dei segni di speranza e tra di essi c’è proprio questa attenzione verso coloro che vivono all’interno degli istituti penitenziari. Nelle carceri si vive una grande attesa per il Giubileo e, come suggerisce il titolo della bolla pontificia, “la speranza non delude”: se poniamo la speranza sugli uomini, purtroppo, però, la speranza ci potrà deludere. Ma la nostra speranza è ancorata in Gesù, perché è Lui la nostra unica e vera speranza. La Porta Santa che si apre è anche un invito rivolto alla comunità civile a entrare e a non aver paura di sporcarsi le mani, ad impegnarsi, a creare percorsi di reinserimento e a non emarginare coloro che escono dalle nostre strutture penitenziarie. I detenuti sperano che in questo Anno giubilare ci sia un condono, un’amnistia, un indulto: il nostro augurio è che le pene possano essere ridotte, che tutti gli Stati del mondo possano tendere una mano a coloro che hanno sbagliato cercando di offrire una speranza concreta, come il condono della pena.

L’Anno giubilare offre anche ai detenuti la possibilità di riguardare la propria vita e cambiare rotta?

Il Giubileo può essere un grande ritiro spirituale che il mondo cattolico vivrà. Celebrazioni, momenti di catechesi, ascolto della Parola di Dio, gesti di carità andranno ad arricchire l’Anno giubilare. Non si tratta solo di un rito o di un’esperienza che vogliamo vivere solo a livello spirituale, ma è anche un impegno di vita per tutti, non solo per i detenuti, ma per ogni uomo di buona volontà. Vivere il Giubileo per noi cristiani significa un vero cammino di conversione affinché la porta del nostro cuore possa aprirsi a Cristo e implorare il Suo perdono e la Sua misericordia.

La Porta Santa il Papa apre a Rebibbia è anche un invito ai ristretti a uscire da questi luoghi di dolore, a riprendere in mano la propria vita riscattata e a non perdere mai la speranza.

Come cappellani come vi siete preparati a questo Anno Santo?

Già stiamo lavorando per il Giubileo da maggio scorso. Quando abbiamo fatto il nostro convegno nazionale ad Assisi c’è stata una sezione dedicata proprio al Giubileo da vivere nei nostri istituti penitenziari. Anche per noi cappellani parlare del Giubileo nelle carceri non solo per i reclusi ma per tutti gli operatori significa parlare di una gioia spirituale affinché in questo Anno anche i nostri istituti penitenziari si possano rinnovare e possano respirare la vera speranza che non è soltanto l’addolcimento delle pene, ma deve essere per tutti uno sguardo e un orizzonte nuovo.

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Con che spirito state aspettando l’apertura della Porta Santa di Rebibbia?

Ancora una volta vogliamo ringraziare Papa Francesco perché anche in questo Giubileo non fa mancare l’attenzione al mondo del carcere.

Nel Giubileo della Misericordia è stata amplificata la misericordia verso il mondo del carcere. Nel 2025 vivremo un Giubileo ordinario e il Papa Francesco aprirà una Porta Santa a Rebibbia il 26 dicembre, ma l’auspicio è che in tutti i nostri istituti penitenziari i detenuti possano vivere il loro Giubileo. Ci saranno, infatti, molte iniziative che stiamo programmando per far sì che l’Anno giubilare possa essere vissuto pienamente nelle carceri.

Un augurio per il Giubileo che inizia…

L’augurio che noi cappellani rivolgiamo a tutti gli operatori, ai detenuti, alla Polizia penitenziaria, a tutti coloro che vivono il loro servizio all’interno del carcere è di sperare contro ogni speranza, come la speranza di Abramo. Ricordiamo anche che la speranza non deve essere vissuta come un’evasione dalla storia: la speranza è impegno, responsabilità. La speranza concreta la dobbiamo costruire, giorno dopo giorno, con i nostri gesti di amore, di carità, di fratellanza, di rispetto della dignità dell’altro. E così deve essere vissuto il Giubileo all’interno dei nostri istituti penitenziari.





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