COS’È LA PUTREFAZIONE CEREBRALE E I SINTOMI
“Putrefazione cerebrale“, così gli esperti nel Regno Unito definiscono l’effetto che l’uso dei social stanno avendo sul nostro cervello. La sensazione di stanchezza così diffusa, la difficoltà di concentrazione e la perdita di memoria più rapida sono una serie di sintomi che evidenziano la necessità di “disintossicarsi” dai social. Non a caso l’espressione “brain rot” è stata votata come la parola dell’anno dall’Oxford Dictionary.
La psicologa Elena Touroni, che ha co-fondato la clinica Chelsea Psychology, parla al Telegraph di un senso di vuoto per il quale il cervello non funziona più come dovrebbe: “Le richieste di contenuti e le distrazioni digitali ci fanno sentire mentalmente esauriti“. Per rendere l’idea di come sia un cervello stressato, la dottoressa lo paragona a un pc che ha tante schede aperte: prima inizia a rallentare, poi si surriscalda e alla fine non funziona in maniera efficace, quindi ha uno scarso rendimento, come quello che una persona rischia di avere a scuola o al lavoro a causa, appunto, di questa putrefazione cerebrale.
“Il cervello in realtà preferisce un impegno intellettuale e mirato. Se vogliamo mantenerlo in salute, dobbiamo esserne consapevoli e modificare il nostro comportamento di conseguenza“, ha spiegato lo psicologo clinico Vigneshwar Paleri, specializzato in neuropsicologia alla London Neurocognitive Clinic.
GLI EFFETTI DELLA PUTREFAZIONE CEREBRALE
La putrefazione cerebrale non è una condizione clinica diagnosticabile, ma è un’espressione utilizzata dagli esperti per spiegare i danni che può riportare un cervello che è esposto a un numero di informazioni e richieste più alto di quello che è in grado di gestire, senza le pause necessarie. “Questo, nel tempo, porta a difficoltà di concentrazione, scarsa memoria ed esaurimento emotivo“, ha spiegato la dottoressa Tauroni.
Pur essendo consapevoli dei danni che causano i social, facciamo fatica a fermarci: Paleri a tal proposito ha aggiunto che restiamo intrappolati in un sistema di ricompensa a base di dopamina a colpi di like e condivisioni. Quindi, nel breve termine ci si sente felici e appagati, poi però ne pagano le conseguenze il pensiero critico e le funzioni cognitive più importanti. “Se la nostra attenzione viene costantemente interrotta, iniziamo a fare fatica a svolgere compiti più lunghi“, ha proseguito Paleri.
I social incidono anche sulla nostra capacità di risolvere i problemi, perché non viene utilizzata la corteccia prefrontale, quella predisposta alla pianificazione futura, allo sviluppo della personalità e alla risoluzione dei problemi. Si cade in una stagnazione cognitiva per la quale si viene intrappolati da insoddisfazione e depressione. Ci si può sentire soli e insoddisfatti, quindi “a lungo andare, lo scrolling ci fa sentire peggio, oltre a compromettere la memoria e le funzioni cerebrali“.
COME “GUARIRE” DALLA PUTREFAZIONE CEREBRALE
Gli esperti suggeriscono di non sovrastimolare il cervello per non incappare nella putrefazione cerebrale. Bisogna concentrarsi sul compito che si sta svolgendo, non tenere sempre super attiva la mente, altrimenti ne risentirà. La putrefazione cerebrale, però, non è irreversibile, quindi una disintossicazione digitale è una soluzione efficace per ripristinare le funzioni cerebrali e migliorare il proprio benessere emotivo, anche se non è affatto semplice.
La prima cosa da fare è riconoscere i propri comportamenti sbagliati e gli effetti che hanno, quindi arrivare a cambiare il modo in cui si usano i social. Ad esempio, facendo delle pause, stabilendo dei limiti nell’utilizzo, introducendo hobby. L’uso dei social deve essere più consapevole e fermare il multitasking. Inoltre, la meditazione può aiutare a placare il disordine mentale, ma anche attività semplici come letture e passeggiate possono permettere al cervello di “riprendersi”. Una sorta di dieta digitale sana, a cui abbinare un buon sonno e attività fisica, perché l’uso della tecnologia è associato alla sedentarietà.
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