Pensioni, addio Fornero nel 2025? Con queste misure sì

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Ci siamo già soffermati sulle misure che nel 2025 consentiranno di andare in pensione, nonché su qual è la platea interessata. Nel farlo abbiamo sottolineato come anche il prossimo anno la maggior parte dei criteri per l’accesso alla pensione sono quelli disciplinati dalla legge Fornero del 2011, in quanto il governo Meloni con la legge di Bilancio 2025 non è riuscito ad approvare quella riforma che almeno nelle intenzioni avrebbe dovuto rendere più flessibile il collocamento in quiescenza.

Dobbiamo quindi essere consapevoli che né il prossimo anno né tantomeno nel breve periodo, ci sarà l’addio alla legge Fornero. Tuttavia, questo non significa che non ci sono alternative. Come anticipato, infatti, esistono delle alternative, delle misure o delle agevolazioni con le quali smettere di lavorare in deroga a quanto stabilito dalla riforma del 2011, facendo così anticipare di qualche mese – o anno – l’uscita dal mercato del lavoro.

Per quanto la maggior parte delle misure siano disciplinate dalla Fornero, infatti, questa non è l’unica fonte normativa a regolamentare l’accesso alla pensione nel 2025: le alternative alla pensione di vecchiaia (che comprende anche le opzioni di pensionamento anticipato) sono diverse, alcune delle quali introdotte proprio dal governo in carica.

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Vediamo quindi quali sono le misure che consentono di andare in pensione indipendentemente da quanto stabilito dalla riforma del 2011, la quale – nonostante i diversi proclami fatti dalla maggioranza di governo – resisterà ancora per diversi anni, almeno fino a quando tutte le pensioni non saranno calcolate interamente con il sistema di calcolo contributivo.

Quota 103

Una delle misure più importanti tra le alternative alla legge Fornero è quella introdotta dal governo nel 2023 al fine da consentire il pensionamento anticipato a coloro che hanno maturato almeno 41 anni di contributi. Allo stesso tempo però è prevista un’età minima: 62 anni. E da qui il nome Quota 103, che non è altro che la somma tra età anagrafica e contributi necessaria per maturare il diritto alla pensione.

Va detto che nei numeri Quota 103 ha deluso: ad accedervi sono state infatti meno persone rispetto a quelle previste, colpa del ricalcolo contributivo – introdotto per la prima volta nel 2024 – dell’assegno, dal quale deriva una riduzione dell’importo.

Quota 103 è stata confermata anche nel 2025, mantenendo però la penalizzazione in uscita: ciò lascia pensare che i numeri non saranno tanto migliori rispetto a quest’anno, con Quota 103 che rischia di non essere un’alternativa valida alla legge Fornero.

Ape Sociale

Un’altra misura introdotta in questi anni che offre una strada alternativa al pensionamento è l’Ape Sociale. Il cosiddetto “anticipo pensionistico” non è una vera e propria forma di accesso alla pensione, quanto più di accompagnamento alla stessa.

Negli anni che separano il lavoratore dal raggiungimento dei requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia, infatti, questo percepisce un assegno d’importo pari alla pensione fino a quel momento maturata, ma per un massimo di 1.500 euro al mese e comunque per sole 12 mensilità.

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Ad averne diritto sono disoccupati, invalidi, caregiver e addetti a mansioni usuranti, i quali devono aver compiuto almeno 63 anni e 5 mesi. Per quanto riguarda gli anni di contributi, invece, ne sono richiesti almeno 30, che salgono a 36 nel caso dei lavoratori gravosi.

Lo sconto della pensione di vecchiaia

La legge Fornero ha stabilito che a decorrere dal 2019 l’adeguamento con le speranze di vita deve avvenire ogni due anni. Una regola che tuttavia, almeno per questi anni – 2025 compreso – non si applica per alcune categorie di lavoratori. Come stabilito dalla legge di Bilancio del 2018, infatti, l’incremento di 5 mesi dell’età pensionabile di vecchiaia – passata da 66 anni e 7 mesi a 67 anni – non vale per i lavoratori addetti ad attività gravose o particolarmente faticose e pesanti, di cui al decreto legislativo 67/2011, a patto però che abbiano maturato almeno 30 anni di contributi (anziché solo 20).

Questa agevolazione non è tuttavia per sempre: si applica, infatti, solo fino al 31 dicembre 2026.

Opzione Donna

Anche Opzione Donna, ritornata per la prima volta nel 2019 per poi essere modificata – e peggiorata – dalle successive manovre, può essere considerata un’alternativa alla pensione di vecchiaia. Alla luce anche di quanto stabilito dall’ultima legge di Bilancio 2025, in alternativa a quanto disposto dalla legge Fornero possono andare in pensione a 61 anni di età e 35 anni di contributi le donne:

  • invalide (almeno al 74%);
  • caregiver.

Per quanto riguarda le lavoratrici dipendenti o licenziate da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi d’impresa (quindi si tratta di grandi aziende), l’accesso alla pensione avviene già a 59 anni. Negli altri casi ci si arriva solo attraverso lo sconto riconosciuto a chi ha figli, pari a 1 anno per chi ne ha solo uno, 2 anni per chi ne ha almeno due.

Ricordiamo che Opzione Donna necessità che i requisiti per andarci risultino soddisfatti entro il 31 dicembre 2024. Anche questa misura, così come Quota 103, prevede un ricalcolo contributivo che riduce l’importo di pensione.

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Lo sconto per le lavoratrici madri

Alcune deroghe alla riforma Fornero sono antecedenti alla legge stessa. È il caso ad esempio dello sconto sulla pensione di vecchiaia (che si applica anche per la pensione anticipata di tipo contributivo) in favore delle lavoratrici con figli.

Queste infatti possono andare in pensione con un anticipo di 4 mesi per ogni figlio, fino a un massimo di 12 mesi. Nel 2025 però l’agevolazione viene migliorata, in quanto la suddetta soglia viene portata a 16 mesi, consentendo quindi alle donne con almeno 4 figli di andare in pensione con qualche mese di anticipo.

Ricordiamo che in alternativa questa misura si applica migliorando l’importo della pensione anziché anticiparne l’accesso. Per le donne con uno o due figli, infatti, si può richiedere l’applicazione di un coefficiente di trasformazione maggiorato di un anno rispetto a quanto previsto dalla normativa, beneficiando così di un calcolo dell’assegno maggiormente favorevole per la parte che riferisce al sistema contributivo. Per chi ha almeno 3 figli, invece, il suddetto coefficiente è maggiorato di 2 anni.

Le deroghe Amato

Un’altra norma precedente alla riforma Fornero che ha previsto delle agevolazioni per l’accesso alla pensione è la legge Amato del 1992, la quale ha individuato tre circostanze in cui è possibile smettere di lavorare a 67 anni di età ma con 15 anni di contributi anziché 20.

Nel dettaglio, ciò è possibile per coloro che:

  • hanno maturato tutti i 15 anni di contributi richiesti entro il 31 dicembre 1992;
  • entro la stessa data hanno ottenuto l’autorizzazione al versamento volontario dei contributi;
  • hanno un’anzianità assicurativa di almeno 25 anni, e per almeno 10 anni hanno maturato meno di 52 settimane contributive.

È inoltre necessario aver maturato almeno un contributo settimanale entro il 31 dicembre 1995.

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