L’accesa disputa sulla malattia del Rigi

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Turisti sul Rigi. Cartolina del 1910.


Museo Nazionale Svizzero

120 anni fa, molte persone lamentarono una gastroenterite acuta dopo un soggiorno sul Rigi. Per molto tempo l’aria di montagna è stata incolpata della cosiddetta malattia del Rigi, fino a quando una causa per diffamazione ha rivelato un grave scandalo ambientale.

Nel 1900 si parlava ancora poco della malattia del Rigi. La popolazione era fondamentalmente fatalista. Questa gastroenterite acuta colpiva spesso gli albergatori, le loro famiglie e i loro dipendenti più volte a stagione, coinvolgendo talvolta anche la metà degli ospiti. Gli albergatori davano la colpa all’aria di montagna. Venivano citati altri fattori, soprattutto nei bambini: l’eccessiva assunzione di liquidi o di cibo, soprattutto di frutta, o di acqua fredda quando il corpo era accaldato.

Nel 1909, tuttavia, la malattia del Rigi divenne più “aggressiva”, come indica un rapporto pubblicato successivamente. Al ritorno da una gita scolastica sulla montagna, intere classi si ammalarono, talvolta in modo grave. In un rapporto, il medico della città di Zurigo elenca 287 casi di cui era venuto a conoscenza: un’intera scolaresca era stata colpita da una gastroenterite fulminante. In un’altra, 21 alunni su 26 e tutti gli adulti.

Gite scolastiche vietate!

Le città di Zurigo e Winterthur hanno reagito vietando agli insegnanti di organizzare gite scolastiche sul Rigi. Il Dipartimento della Sanità di Zurigo ha scritto anche al Consiglio di Stato del Canton Svitto chiedendo di adottare misure per evitare il ripetersi di simili incidenti. “È intollerabile che centinaia di persone si espongano al rischio di malattie gravi o addirittura mortali durante un soggiorno sul Rigi”.

Nel XIX secolo, il Monte Rigi era una meta molto popolare in Europa. Già nel 1840 accoglieva quasi 40’000 visitatori ogni estate. Dopo la costruzione del primo impianto di risalita d’Europa nel 1871, ogni anno vi affluivano dai 70’000 agli 80’000 turisti. All’epoca, gli ospiti potevano soggiornare negli hotel di lusso di Rigi-Kulm, Rigi-Staffel, Rigi-Klösterli, Rigi-First, Rigi-Scheidegg o Rigi-Kaltbad, con un totale di quasi 2’000 posti letto.

Cartolina con il Rigi.

Dalla metà del XIX secolo, il Rigi ha attirato decine di migliaia di visitatori.


Copyright (C) Martin Stollenwerk Zurich

Gli albergatori esaltavano i benefici della montagna. Che si fosse sani, in convalescenza o malati, l’aria fresca e le cure di siero di latte erano rinomate per le loro virtù. La malattia del Rigi offuscò questo quadro idilliaco, soprattutto a partire dal 1909. Da quel momento in poi, fu impossibile ignorare o minimizzare la malattia. In seguito all’annuncio delle autorità zurighesi, il Consiglio di Stato del Canton Svitto avviò immediatamente un’indagine, affidata al medico distrettuale Carl Real. Il rapporto, pubblicato alla fine del 1909, fu inequivocabile: la malattia del Rigi non era causata dall’aria, ma dalle condizioni, a volte scandalose, in cui veniva raccolta l’acqua potabile. I colpevoli erano i batteri E. coli, la cui presenza nell’acqua fu rilevata in diverse occasioni, anche negli anni successivi.

La situazione era particolarmente critica per i grandi alberghi di Rigi-Kulm e Rigi-Staffel. L’acqua potabile proveniva da diverse fonti e dall’acqua piovana raccolta sul tetto. Tutto questo confluiva in un grande serbatoio, comprese le acque reflue degli alberghi a monte, che venivano semplicemente scaricate in un prato e poi raccolte di nuovo quasi senza filtri in una sorgente sottostante. Gli alberghi più in alto pompavano il contenuto del serbatoio e lo usavano come acqua potabile.

Schizzo delle sorgenti Rigi-Kulm e Rigi-Staffel del 1909. Probabilmente è stato scritto dal professor Oskar Wyss dell'Istituto di Igiene di Zurigo.

Schizzo delle sorgenti Rigi-Kulm e Rigi-Staffel del 1909. Probabilmente è stato scritto dal professor Oskar Wyss dell’Istituto di Igiene di Zurigo.


Zentralbibliothek Zürich, legs d’Albert Heim.

L’acqua di una delle sorgenti veniva estratta da una zona paludosa. Questa fonte, che il rapporto indica come sorgente tra virgolette, era contaminata da escrementi umani e di mucca. Un’altra sorgente confluiva prima in un abbeveratoio aperto per il bestiame e il flusso in eccesso veniva poi convogliato nel serbatoio dell’acqua potabile.

Parallelamente alle ricerche di Carl Real, anche il professor Oskar Wyss, direttore dell’Istituto di Igiene di Zurigo, si mise al lavoro. Il suo amico, l’albergatore del Kulm, gli aveva chiesto un parere. Oskar Wyss consultò il famoso professore di geologia Albert Heim, il cui verdetto fu immediato e inequivocabile: l’approvvigionamento idrico era “estremamente pericoloso e dannoso per la salute”.

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Tifo al Rigi-Klösterli

In realtà, una serie di misure era già stata richiesta da tempo. Oltre alla malattia del Rigi, le epidemie di tifo colpivano regolarmente gli alberghi presenti sul monte. Nel 1893, 17 persone si ammalarono all’Hotel Sonne di Rigi-Klösterli. Quattro di loro, compreso il portiere, morirono. Fu stabilito che l’epidemia era dovuta alla contaminazione delle sorgenti da parte del letame e delle acque reflue di un hotel, situato più a monte. Tuttavia, le misure richieste dalle autorità del Canton Svitto furono attuate solo a metà.

Nel 1909 venne alla luce lo scandalo ambientale. Le carenze dell’approvvigionamento idrico erano già state riportate da diversi giornali. Nel 1910, il Consiglio comunale di Zurigo (allora ancora chiamato Gran Consiglio) decise che le gite scolastiche sarebbero potute riprendere solo dopo un’analisi delle condizioni di approvvigionamento di acqua potabile da parte del medico comunale o del medico scolastico. Tuttavia, i progressi sul Rigi furono lenti. Alcune sorgenti particolarmente contaminate non furono più utilizzate per l’acqua potabile e le acque reflue dell’Hotel Kulm vennero successivamente scaricate attraverso la parete rocciosa a est. Ciononostante, nel 1912, vecchi fusti di olio combustibile interrati erano ancora spesso utilizzati come raccoglitori di acqua di sorgente.

Veduta di Rigi-Klösterli da una stampa del XIX secolo.

Veduta di Rigi-Klösterli da una stampa del XIX secolo.


Museo Nazionale Svizzero

Nel 1914, la questione si aggravò e fece scalpore in tutta la Svizzera. Tutto ebbe inizio durante una riunione del parlamento della città di Zurigo. Il consigliere comunale Friedrich Ehrismann si lamentò del fatto che il Cantone di Svitto aveva vietato un’analisi da parte delle autorità sanitarie della città di Zurigo. Ha quindi chiesto di mantenere il divieto di visita da parte delle scolaresche. Jean Bürgi, un chimico del Canton Svitto, pubblicò un articolo sulla Neue Zürcher Zeitung (NZZ). A suo avviso, le autorità del suo Cantone avevano fatto tutto il possibile, ma non volevano che altri enti interferissero nei loro affari. Il dibattito era quindi chiuso e fu deciso che sia il medico di distretto che il chimico cantonale sarebbero stati responsabili del controllo delle fonti almeno una volta all’anno.

“Non bevete neanche una goccia d’acqua!”

Questo articolo fece uscire il professor Albert Heim dal suo riserbo. Pensare che una o due analisi all’anno fossero sufficienti – scrive Heim sulla NZZ – era, a suo avviso, “pericolosamente ingenuo”. Una piccola sorgente poteva rimanere salubre per molto tempo con tempo asciutto, ma essere immediatamente contaminata se iniziava a piovere. Le misure attuate erano certamente appropriate, ma non sufficienti. A nome delle migliaia di persone che si erano gravemente ammalate, l’accademico fece un appello agli zurighesi: “Se andate sul Rigi, non bevete nemmeno una goccia d’acqua!”

Albert Heim en 1908.

Albert Heim en 1908.


e-pics

L’articolo di Albert Heim fece scalpore e fu ripreso da molti giornali svizzeri. Nella sezione “Lettere al direttore” della Schwyzer Zeitung si scatenò una polemica contro Albert Heim, il “degustatore d’acqua zurighese” che con le sue “lamentele” denigrava il bellissimo Rigi. All’epoca, il consigliere di stato del Canton Svitto Joseph Fassbind possedeva pure un albergo a Rigi-Klösterli. Non è impossibile che ci fosse lui dietro l’articolo del chimico cantonale sulla NZZ che, stranamente, non menzionava il suo albergo.

Albert Heim espresse stupore su questa circostanza nel suo articolo. Joseph Fassbind lo citò immediatamente in giudizio per danni. La causa sosteneva che l’articolo di Albert Heim fosse stata una bomba e aveva causato un danno considerevole. Le prenotazioni alberghiere erano crollate. Albert Heim contestò il danno attribuito al suo articolo. A suo avviso, il calo dei visitatori nel 1914 era dovuto piuttosto allo scoppio della Prima Guerra Mondiale.

Articolo apparso nel 1914 sul giornale

Articolo sulla malattia del Rigi e sull’annuncio della causa nei confronti di Albert Heim, pubblicato nel 1914 sul giornale “Der Bund”.


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L’acqua del Rigi veniva ormai analizzata ogni anno. Queste analisi si intensificarono nel 1914, “sotto l’impulso della famosa polemica della stampa”. Due albergatori acquistarono sistemi di filtraggio. Tuttavia, quello dell’Hotel Kulm era già fuori uso quando furono effettuati i test in agosto, e l’albergo aveva già chiuso a causa della guerra. Quando sono stati effettuati i test, pioveva e sono stati trovati batteri di E. coli in diverse fonti. La situazione non migliorò molto negli anni successivi.

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Il reclamo di Joseph Fassbind fu respinto dal Tribunale distrettuale di Zurigo il 3 ottobre 1917. Era stato dimostrato che l’acqua che utilizzava proveniva da un’area estremamente critica. Joseph Fassbind si appellò al Tribunale federale, ma alla fine raggiunse un accordo con Albert Heim. La denuncia fu ritirata e Albert Heim dichiarò che l’approvvigionamento idrico di Klösterli era stato ripulito “per quanto umanamente possibile”.

La Prima Guerra Mondiale aveva portato tutti gli alberghi del Rigi sull’orlo del fallimento. L’opulenta clientela straniera aveva abbandonato la zona. La maggior parte delle strutture non si riprese da questo colpo; gli edifici furono successivamente abbattuti e alcuni completamente distrutti da incendi. L’ultimo caso di tifo fu registrato nel 1932, questa volta sul versante lucernese, a Rigi-Kaltbad. Anche in questo caso furono attuate misure per migliorare la qualità dell’acqua potabile.

Adi Kälin è uno storico e giornalista indipendente.

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L’articolo originale sul blog del Museo nazionale svizzeroCollegamento esterno



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