Uscito da qualche giorno tutte le librerie, il libro di Luigi De Magistris per Fazi Editori “Poteri Occulti” presenta l’emblematico sottotitolo: “Dalla P2 alla criminalità istituzionale: il golpe perenne contro Costituzione e democrazia è l’emblematico sottotitolo”. Con la sua esperienza professionale di giudice e politico, l’Autore ha il merito di mettere a nudo aspetti legati alla gestione della cosa pubblica che vengono abilmente tenuti lontano all’opinione pubblica. Con riferimenti storici volutamente insabbiati e la ricostruzione di inchieste che lo hanno visto protagonista, De Magistris prova ad aprire uno squarcio nel dibattito su vicende che in Italia sono semplicemente tabù.
Come l’AntiDiplomatico abbiamo avuto il privilegio di poterci confrontare con lui sul libro.
L’INTERVISTA
In questo libro Lei ha il merito di scandagliare e rendere visibili, definendoli, quei poteri che controllano la politica, l’economia e la giustizia in Italia. Qual è stato il primo incontro nella sua carriera con un “potere occulto” e quale quello che lo ha segnato di più personalmente?
Il primo incontro sono state le mie prime indagini, delicate e complesse, da sostituto procuratore della repubblica presso il tribunale di Catanzaro, quando non avevo ancora trent’anni. Un’indagine, in particolare, che coinvolgeva indagati colletti bianchi molto influenti in Calabria: medici, militari, forze di polizia, magistrati, avvocati, politici, ndranghetisti. Il vincolo che li univa era quello massonico, un’appartenenza al di sopra della legge. Quello che mi ha segnato maggiormente è il livello di penetrazione dei poteri occulti nella magistratura in Calabria. Una delle coltellate mortali da un punto di vista professionale mi è stata inferta dal mio procuratore della repubblica, quello che avrebbe dovuto tutelarmi ed invece ha contribuito alla fine del mio lavoro di pubblico ministero. Le massonerie sono il potere in assoluto più forte che ho incontrato nel mio lavoro di pubblico ministero.
Nel libro lei fa molti riferimenti storici che hanno segnato gli ultimi 50 anni del nostro paese. Piazza Fontana, Portella della Ginestra e il caso Moro. Eventi che restano per molti aspetti annebbiati. Chi ha operato principalmente per il loro occultamento e perché secondo lei non si è mai potuto aprire un dibattito serio sulla strategia della tensione in Italia?
Chi ha operato ed opera per depistare ed insabbiare sono soprattutto appartenenti allo Stato. Settori della politica e delle istituzioni, pezzi dei servizi e delle forze di polizia, in taluni casi magistrati, settori strategici della comunicazione, centri di potere occulti collegati in alcuni casi ad entità sovranazionali. Il loro obiettivo è preservare la sicurezza dell’ordine costituito, impedire una sovversione democratica dei rapporti di forza, ostacolare verità e giustizia. Garantire una democrazia formale ed apparente, scongiurare una democrazia sostanziale. Non si è mai potuto aprire un dibattito serio perché lo Stato non si fa processare e non si processa.
Come crede che questi “poteri occulti” si relazionano con le organizzazioni sovranazionali che oggi controllano il vero potere in Italia, Nato e Ue in particolare?
Se dovesse sceglierne una, quale è la tecnica che maggiormente usano questi poteri per mimetizzarsi nelle istituzioni e condizionare le scelte della politica italiana?
Entrare nella politica e nelle istituzioni. Non più solo colludere e corrompere. Ma penetrare direttamente. Diventare sindaci, assessori, presidenti di regione, parlamentari, ministri, poliziotti, magistrati. Essere dentro l’economia e la pubblica amministrazione. Mescolarsi, confondersi. La reductio ad unum: una cosa sola, un’unica famiglia, non stato e antistato. Lei nel suo libro sottolinea come questi poteri siano oggi più pericolosi da contrastare perché più invisibili del passato.
Lei nel suo libro sottolinea come questi poteri siano oggi più pericolosi da contrastare perché più invisibili del passato. Come inquadra il ddl sicurezza 1660 del governo Meloni in questo passaggio?
Sono sempre più invisibili ma paradossalmente anche più trasparenti in alcune loro azioni perché si reputano sempre più intoccabili. Prendiamo le riforme sulla giustizia e appunto il ddl sicurezza 1660. Quest’ultimo provvedimento con la sicurezza dello stato e del popolo non ha nulla a che vedere, serve solo a garantire la sicurezza dell’ordine costituito e del potere. Norme fortemente autoritarie e di evidente stampo neofascista: puntano a colpire e criminalizzare opposizione sociale e dissenso perché temono la lotta di classe, del popolo e per i diritti.
Cambia qualcosa per questi poteri se al potere c’è il PD, Draghi o adesso Meloni? C’è stato secondo lei un esecutivo che negli ultimi decenni ha voluto realmente contrastarli?
Sono sfumature di grigio, rilevanti, ma sempre sfumature. Nessun esecutivo negli ultimi trent’anni ha mai contrastato efficacemente i poteri occulti e la criminalità istituzionale. Indubbiamente nelle destre il piduismo, vecchio e nuovo, trova un terreno fertile maggiore perché sono accomunati da medesimi modelli e visioni del potere.
E’ fiducioso sulle nuove generazioni? Sapranno incarnare quei valori di onestà, trasparenza e rispetto nelle istituzioni che fino ad oggi sono mancate?
Lei è un importante esponente politico della sinistra italiana che negli anni ha vissuto continue separazioni, atomizzazioni e quindi marginalizzazioni. Quali sono le principali cause che nella sua riflessione ha riscontrato e chi può rappresentare nel recente futuro una opposizione credibile al governo Meloni?
Quali sarebbero i primi tre provvedimenti che prenderebbe da Ministro della giustizia?
Presentare un disegno di legge per cancellare tutte le norme approvate negli ultimi anni che ostacolano il lavoro della magistratura nella ricerca della verità soprattutto sulle stragi e sui crimini dei poteri; depenalizzare molti reati per rendere le carceri meno disumane; fornire mezzi e risorse alla giustizia affinché possa essere sempre più giusta e celere.
Alessandro Bianchi
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