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Articolo di Joska Arena e Samuele Arnone

 

IlSicilia.it, passeggiando per le vie del centro di Palermo, ha chiesto ai cittadini cosa pensano dell’intelligenza artificiale (IA). Abbiamo esplorato insieme cosa davvero sanno di questa tecnologia e, in particolare, come vedono il futuro della città e dei loro stessi mestieri in un mondo sempre più proiettato verso l’implementazione e lo sviluppo dell’IA in svariati ambiti della società.

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Intelligenza Artificiale

 

Tra chi accoglie le nuove prospettive con entusiasmo e chi teme per il proprio lavoro, emergono i pareri e le preoccupazioni di una comunità in dialogo con il futuro.

Un tema che é stato accolto con entusiasmo e grandi aspettative, ma anche diffusa incertezza e grandi timori. I commenti sul “robot che mi ruba lavoro” tra chi esprime preoccupazioni per la propria stabilità, si alternano ad altri che immaginano benefici per l’efficienza dei servizi pubblici o nuovi lavori che potrebbero nascere.

 

Un argomento sulle strade molto sentito e, confermato anche a livello di dati sul mercato occupazionale del futuro, tramite un rapporto di Confartigianato nel 2023 che analizzando il grado di esposizione all’IA nel mercato del lavoro italiano individuava a livello nazionale individuava circa 8,4 milioni i lavoratori italiani a rischio per effetto della diffusione dell’intelligenza artificiale e in cui il 36,2% del totale degli occupati italiani rischia di subire l’impatto delle profonde trasformazioni tecnologiche e dei processi di automazione.

 

Intelligenza artificiale “minaccia” 8,4 milioni di occupati: in Sicilia rischia il 23,2% dei lavoratori

 

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Il mercato dell’IA in Sicilia: prospettive e potenzialità.

 

Il mercato dell’intelligenza artificiale (IA) in Sicilia ha mostrato una crescita significativa, evidenziando un ampio potenziale per l’economia regionale, soprattutto nei settori dell’agricoltura e del turismo.

 

 

Secondo recenti dati di Anitec-Assinform, il settore digitale siciliano ha raggiunto nel 2022 un valore di 2,6 miliardi di euro, rendendo la Sicilia uno dei principali mercati digitali del Sud Italia, subito dopo Campania e Puglia. Questa dinamica crescente è accompagnata da un rafforzamento delle infrastrutture e un focus sulle competenze digitali, con l’obiettivo di trasformare la regione in un hub tecnologico mediterraneo.

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L’IA sta diventando un elemento fondamentale per migliorare l’efficienza operativa delle imprese siciliane, permettendo loro di ottimizzare processi e aprire nuove opportunità di mercato. La trasformazione digitale è supportata da aziende leader come STMicroelectronics, che, grazie alla sua presenza a Catania, favorisce lo sviluppo di avanzati modelli di intelligenza artificiale.

Inoltre, le collaborazioni tra imprese, istituzioni e università locali, come quella con l’Ateneo di Catania, mirano a formare talenti specializzati e a promuovere la digitalizzazione tra le piccole e medie imprese (PMI), che sono spesso in ritardo rispetto alle grandi aziende nell’adozione di tecnologie IA.

 

 

Secondo i dati ISTAT emerge che le imprese in Sicilia con almeno un livello base di digitalizzazione sono il 61,3%, secondo i nuovi criteri del Digital Intensity Index (DII).

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Questa crescita è comunque accompagnata da non poche problematiche, poiché solo una bassa percentuale delle imprese italiane con almeno 10 dipendenti adotta l’IA, e l’Italia si posiziona dietro ad altri Paesi industrializzati.

Per sfruttare appieno il potenziale dell’IA, la Sicilia dovrà continuare a investire in infrastrutture digitali, formazione specializzata e collaborazioni strategiche. Tale impegno, insieme alla valorizzazione dei talenti locali, potrebbe consentire alla regione di affermarsi come leader tecnologico nell’area mediterranea e di creare una nuova ondata di sviluppo economico basata sulla digitalizzazione.

 

Lavoro e IA

A livello nazionale, il mercato dell’IA vale circa 435 milioni di euro, con una previsione di crescita annua del 28,9% fino al 2026. Tuttavia, l’adozione delle tecnologie IA è limitata principalmente dalla carenza di competenze digitali e da una bassa consapevolezza dei benefici che queste tecnologie potrebbero apportare.

 

IA, impatto sociale e mercato del lavoro: rischi e opportunità

 

Il salto qualitativo realizzato dall’IA ha indubbiamente enormi ricadute sia a livello individuale che sociale: ancora una volta, come in altri momenti della storia umana, una tecnologia della comunicazione riesce a disintegrare equilibri esistenti, avviando radicali processi di innovazione la cui enorme portata impone una lettura critica degli esiti possibili sia in termini di potenzialità che di eventuali rischi.

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L’IA facilita, amplifica, accelera ma, talvolta, esaspera, alcuni processi sociali e culturali, che hanno avuto inizio negli ultimi decenni grazie all’affermazione del digitale: la molteplicità delle dimensioni interessate dai cambiamenti aiuta a spiegare il motivo per cui il tema è al centro di un ampio dibattito culturale, politico e sociologico a livello internazionale, che coinvolge non solo studiosi o professionisti della comunicazione, ma anche numerosi attori istituzionali, chiamati a fronteggiare e regolare sul piano normativo l’impatto che le recenti innovazioni tecnologiche ha, e avrà in misura sempre maggiore, sulla vita dei cittadini e degli stati.

Al tempo stesso, però, emergono e si aprono anche nuove possibilità di ampliamento delle conoscenze e della partecipazione, che lasciano intravedere esiti molto positivi, in termini di capacità di archiviazione ed elaborazione delle risorse cognitive e dei dati, a costi sempre più contenuti e disponibili per miliardi di persone.

La necessità di ridefinire con nuove declinazioni concetti quali libertà, privacy, scelta, partecipazione, diritti, autorevolezza, fiducia, comunità: in altri termini, l’ampiezza delle conseguenze possibili dell’IA coinvolge in modo evidente tutti i campi del vivere civile e democratico e, pertanto, impone una riflessione che aiuti a comprendere e gestire i risvolti negativi e massimizzare le potenzialità.

 

L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il mercato del lavoro italiano, secondo un recente studio della Banca d’Italia, “An assessment of occupational exposure to artificial intelligence in Italy”, pubblicato nell’ottobre 2024. La ricerca ha analizzato l’esposizione delle professioni italiane all’IA, identificando i settori più a rischio e le evoluzioni legate alla mobilità lavorativa. Lo studio si affianca a una precedente analisi dell’INAPP, che esplora l’evoluzione delle competenze richieste e il bilanciamento tra minacce e opportunità dell’intelligenza artificiale.

 

L’impatto dell’IA: tra rischio di sostituzione e complementarità

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L’AI viene riconosciuta come una tecnologia di portata generale, capace di automatizzare compiti ripetitivi e di integrare processi complessi. Sebbene solo il 5% delle imprese italiane utilizzasse l’IA nel 2023, la sua adozione è destinata a crescere rapidamente, con effetti significativi su produttività e domanda di lavoro umano.

Contabili a rischio?

Lo studio della Banca d’Italia rileva che professioni come contabili, analisti finanziari e responsabili delle risorse umane sono particolarmente esposte al rischio di sostituzione tecnologica, mentre lavori manuali, come quelli nell’agricoltura e nella manifattura, risultano meno vulnerabili.

Un dato interessante è la possibilità di complementarità: l’AI non sempre elimina il lavoro umano, ma può aumentarne l’efficienza. Questo è particolarmente evidente in settori che richiedono capacità decisionali elevate.

 

Settori, genere e distribuzione geografica

Le professioni più esposte si concentrano in ambiti ad alto reddito, come la finanza e la pubblica amministrazione, ma coinvolgono in modo sproporzionato le donne, impiegate in ruoli amministrativi e contabili.

Geograficamente, il rischio di sostituzione è maggiore nel Nord-Ovest, dove predomina il settore finanziario, mentre le opportunità di complementarità con l’IA si trovano più spesso nel Sud.

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Un aspetto critico emerso dallo studio è la difficoltà di mobilità lavorativa. I lavoratori esposti all’AI faticano a ricollocarsi in professioni meno vulnerabili, spesso accettando una riduzione salariale. Questa rigidità colpisce in particolare le donne e i lavoratori con istruzione elevata, che rischiano di vedere ridimensionate le loro prospettive economiche.

 

 

Metodologie a confronto

La Banca d’Italia si è basata sul metodo di Felten, Raj e Seamans, adattando il database statunitense O*NET al contesto italiano per misurare il livello di esposizione delle professioni. In parallelo, l’INAPP ha sviluppato un indicatore specifico per l’Italia, introducendo un fattore di complementarità che distingue tra compiti sostituibili e attività che possono trarre vantaggio dall’integrazione con l’intelligenza artificiale. Questa differenza metodologica permette di tracciare un quadro più preciso dei rischi e delle opportunità nel panorama lavorativo italiano.

 

Serve una transizione “inclusiva”

Le dinamiche evolutive poste dall’intelligenza artificiale nel mercato del lavoro richiedono interventi mirati, tra cui programmi di formazione e riqualificazione per i lavoratori più vulnerabili. Politiche pubbliche dovranno favorire l’integrazione tra tecnologia e lavoro umano, garantendo un equilibrio tra innovazione e coesione sociale. La transizione verso un mercato del lavoro più digitalizzato è inevitabile, ma il suo successo dipenderà dalla capacità di affrontare le disuguaglianze che l’IA potrebbe amplificare.

 

Alcuni progetti realizzati in Sicilia

 

In Sicilia, diversi progetti e applicazioni di intelligenza artificiale stanno emergendo, puntando a supportare l’innovazione nei settori pubblico, industriale e formativo.

Uno degli esempi più significativi è il progetto ENIGMA, sviluppato dall’Università di Catania in collaborazione con aziende come Xenia Progetti e Morpheos. Questo sistema utilizza dispositivi indossabili e analisi di video in prima persona per supportare il monitoraggio e la gestione delle interazioni umane in ambito industriale. Pensato per ottimizzare il flusso di lavoro e garantire la sicurezza degli operatori, ENIGMA rappresenta un’applicazione concreta di intelligenza artificiale e visione artificiale per l’Industria 4.0, con un focus sull’interazione tra persone e oggetti in contesti lavorativi complessi​​​​.

 

Enigma Project

 

L’Università di Palermo, d’altro canto, ha lanciato nove progetti digitali, inclusi strumenti di videosorveglianza basati su IA e assistenti virtuali per semplificare la burocrazia e migliorare la sicurezza urbana. Queste soluzioni comprendono un sistema di telecamere intelligenti in grado di identificare anomalie e un “braccialetto intelligente” che connette immediatamente chi lo indossa con le forze dell’ordine in caso di emergenza. Questi progetti, finanziati con 23 milioni di euro, mirano anche alla formazione del personale e alla riduzione della lentezza amministrativa, posizionando l’Ateneo come uno dei promotori principali dell’innovazione digitale locale​​.

 

Unipa

 

Nel campo dell’istruzione, la Regione Sicilia ha avviato iniziative per integrare l’intelligenza artificiale nelle scuole, promuovendo progetti che offrono strumenti di supporto all’apprendimento e di monitoraggio dei progressi degli studenti. Questi strumenti, tra cui esercizi interattivi e assistenti virtuali, hanno l’obiettivo di ridurre l’abbandono scolastico, offrendo una didattica più inclusiva e personalizzata​​.

L’AI arriva in Sicilia, tra opportunità e rischi. Turano: “L’elemento umano rimane imprescindibile”

Questi progetti testimoniano la volontà siciliana di sfruttare le potenzialità dell’intelligenza artificiale per risolvere problematiche locali e migliorare la qualità della vita, segnando un passo significativo verso un futuro più digitalizzato e resiliente per l’isola.

In Sicilia, la consapevolezza e la comprensione dell’intelligenza artificiale (IA) tra i cittadini sono in crescita, ma permangono differenze nell’accesso e nell’approfondimento delle sue applicazioni e potenzialità.

Tra gli eventi pubblici in materia, Anci Sicilia, in collaborazione con enti locali, ha avviato dibattiti specifici sull’adozione dell’IA nella pubblica amministrazione, un settore in cui i cittadini iniziano a percepire l’IA come strumento per migliorare l’efficienza e la personalizzazione dei servizi pubblici.

 

Intelligenza artificiale e pubblica amministrazione, Alvano: “Nuovo capitolo ricco di opportunità”

Questo tipo di discussione aiuta a sensibilizzare i cittadini sull’IA, favorendo una consapevolezza pratica dei suoi impatti, ma anche delle limitazioni e delle possibili criticità, soprattutto quando si tratta di interazioni umane e diritti​​.

L’interesse per l’IA è dunque in aumento in Sicilia, anche se gli esperti sottolineano la necessità di ulteriori investimenti in formazione e alfabetizzazione digitale, così che il pubblico possa comprendere meglio le opportunità e le occasioni di sviluppo di questa tecnologia, in rapidissima evoluzione, sul territorio siciliano.

 

 

 

 

 

 



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