Dagnoni presidente con 138 voti. La Federazione riparte da qui

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FIUMICINO – Cordiano Dagnoni sarà per altri quattro anni il presidente della Federazione ciclistica italiana. Così ha stabilito il ballottaggio. Al lombardo sono andati 138 voti, pari al 59,74 per cento. Lo sfidante Martinello si è fermato a quota 99, il 39,83 per cento. Daniela Isetti, che al primo turno aveva raccolto 43 voti è stata l’ago della bilancia.

«Speravo di avere già la maggioranza al primo turno – dice Dagnoni – invece per usare un termine calcistico, ho preso il palo e non ho fatto gol. Tutto sommato però è ancora più gratificante vincere al secondo turno con un consenso ancora maggiore. Significa che chi aveva sposato una candidata, poi si è rivolto a me. Per cui va bene così, è durata solo un pochino di più.

«E’ stata una campagna meno velenosa della volta precedente, soprattutto da parte di Martinello. Quattro anni fa probabilmente sul piano della comuncazione era assistito da qualcuno che aveva toni più aggressivi. Questa volta, pur manifestando sempre la sua parte critica nei confronti dell’operato della Federazione, è stato molto più soft. Daniela Isetti invece si è mantenuta sempre sobria, come nel suo stile».

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L’Assemblea si svolge all’Hilton di Fiumicino. La stampa segue da una stanza a parte
L’Assemblea si svolge all’Hilton di Fiumicino. La stampa segue da una stanza a parte

Apertura alle 7,30

La sveglia all’alba. Le operazioni di accredito sono state anticipate alle 7,30, la hall dell’Hotel Hilton a due passi dall’aeroporto è silenziosa. Un sottile brusio di sottofondo proviene dai capannelli di addetti ai lavori che aspettano la giornata campale. Un grosso display scandisce la registrazione dei delegati che voteranno il presidente della Federazione ciclistica italiana. I candidati sono tre, con Daniela Isetti e Silvio Martinello a sfidare Cordiano Dagnoni, che ha guidato il ciclismo nelle ultime tre stagioni.

Le considerazioni si susseguono, ma sono tutti concordi nel dire che il prossimo quadriennio dovrà segnare una svolta: il ciclismo italiano non ha più bonus da giocare. Quel che colpisce, nel frattempo, è rendersi conto che l’assemblea è popolata da anni dalle stesse facce. Oltre questo non ci è dato di vedere: la stampa ha a sua disposizione una stanza con una connessione internet e un monitor che mostra – quando funziona – le operazioni preliminari e poi quelle di voto.

Botte e risposte

Gli interventi dei tre candidati durano dieci minuti ciascuno e fra le righe si coglie la tensione che neppure si cerca di stemperare. Il debutto spetta per sorteggio a Martinello. Dice di aver posto subito la sua candidatura: nonostante una carriera passata spesso a ruota, dice, questa volta ha preferito prendere un po’ di vento. Fa un cenno alla vicenda delle provvigioni irlandesi che ha portato alle dimissioni Norma Gimondi, non invitata all’assemblea. Poi aggiunge che i numeri dimostrano la sofferenza dell’attività di base e che per questo bisognerebbe stare accanto alle società e fare in modo che i Comitati regionali siano soggetti più efficienti.

Dagnoni risponde punto su punto. Dice che per la storia dell’Irlanda sono stati indagati e prosciolti in ogni sede giudicante. Dice che Norma Gimondi non è stata invitata perché non aveva il titolo per esserci. Il presidente uscente ha già raccontato il suo programma nel fare la relazione di fine mandato e mostra grande sicurezza. La perfetta introduzione per Daniela Isetti, che invoca una Federazione più vicina alla base e parla di storia e pari opportunità, rievocando i nomi di Alfredo Martini e Alfonsina Strada.

Dagnoni presidente

Il tempo per tre interventi – da parte di Salvatore Bianco, Claudio Santi e Marco Toni – e poi si può votare. La spiegazione è chiara: avviene tutto in digitale e la votazione comincia. Il risultato del primo turno vede Dagnoni con 110 voti, Martinello con 77, Isetti con 43. C’è circa mezz’ora per l’avvio del ballottaggio, come annuncia Silvia Salis: la presidente dell’assemblea. E’ da poco passato mezzogiorno quando lo spoglio del ballottaggio proclama la vittoria di Dagnoni.

«Sono stati quattro anni molto impegnativi – prosegue Dagnoni – ma quando si vuole cambiare, bisogna anche rischiare. Per cui si è sbagliato anche qualcosa, si è fatto qualche passo falso, ma restare nella zona di comfort e non fare nulla era troppo facile. La Federazione non aveva bisogno di questo, per cui sono veramente grato per la fiducia che mi è stata rinnovata. Credo che la continuità sia la strada migliore per raccogliere i migliori frutti nei prossimi quattro anni. Su due piedi direi che per la parte tecnica, bisogna continuare sulla strada che abbiamo intrapreso. I risultati si sono visti da subito per cui non si abbassa l’asticella e si continua in quel senso.

«Per il resto, ci sono da affrontare altri settori più delicati, come quella della sicurezza che è legata all’impiantistica. Per cui il mio grido di allarme è sempre rivolto alle Amministrazioni che devono investire in infrastrutture e impiantistica, per fare sì che il nostro sport possa essere praticato in ambienti protetti e sicuri».

Il nuovo Consiglio federale. Da sinistra: Saia, Ragosta, Acquasanta, Checchin, Metti, Vietri, Puccetti, Confalonieri. Sotto, Dagnoni e Cornegliani (foto FCI)

Il nodo dei cittì

I temi sul tavolo sono tanti, ma è evidente che Dagnoni non voglia entrare troppo nello specifico, non sapendo ancora quale sarà la composizione del prossimo Consiglio federale.

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«Le cose che vanno bene – prosegue – bisogna lasciarle stare e credo siano state tante. Ci sono stati passi falsi. Come mi hanno sempre insegnato, un leader deve fare tanti errori, l’importante è che non faccia gli stessi. Per cui cercherò di fare tesoro dell’esperienza di questi quattro anni e le metterò a frutto. Non ho mai pensato di non ricandidarmi. Ha prevalso lo spirito dell’atleta, per cui la grinta c’è sempre stata. Ci sono stati invece dei momenti di tensione, dovuti anche a un Consiglio federale molto disomogeneo, in quanto rappresentanza di tre fazioni diverse. Molto spesso ci siamo trovati in posizioni di disequilibrio. Spero e auspico di avere un Consiglio più coeso e omogeneo, per lavorare in modo più sereno.

«Proprio per questo è ancora presto per parlare dei nomi dei commissari tecnici. Ho incontrato Bennati pochi giorni fa. Si mantiene un buon rapporto, ma ovviamente vediamo come saranno distribuite le varie deleghe all’interno del Consiglio. E poi ci saranno caselle da sistemare, come quella del CT dei professionisti, quello delle donne e quello della pista disabile. Ho detto a Silvano Perusini, come a Bennati, che le porte non sono chiuse».

Dagnoni presidente della Federazione: la proclamazione è appena avvenuta (foto FCI)
Dagnoni presidente della Federazione: la proclamazione è appena avvenuta (foto FCI)

La Federazione che verrà

Per parlare del resto ci sarà tempo, così come ci sarà da parlare con Martinello per capire che cosa a suo avviso non abbia funzionato. Il rischio c’era. Il padovano ha incontrato le società, Dagnoni intanto incontrava i delegati che poi avrebbero votati. Questo ci ha ricordato una battuta di Giancarlo Ceruti, che sfidato da Francesco Moser nel 2001, vinse e fece un commento di grande realismo politico: «Moser si è fatto fotografare con tante gente, ma tutta gente che non votava».

«In questo quadriennio – chiude il neo presidente della Federazionemi sento più sicuro anche nell’aver imparato tante dinamiche gestionali all’interno di una Federazione che credo sia una veramente delle più complesse per il numero di discipline e specialità. Comunque una Federazione che ha bisogno davvero di essere riportata a livello che merita».





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