Memorie dall’Impero, storie dall’epoca coloniale in Friuli

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«Memorie dall’Impero. Cosa resta dell’epoca coloniale in Friuli Venezia Giulia» è un originale podcast in cinque puntate (autori Luca Giuliani e Flavio Massarutto) che viene presentato oggi – ore 11.00, Teatro Arrigoni – a San Vito al Tagliamento. Ci saranno gli autori stessi (Giuliani da vent’anni nel mondo dei Beni Culturali e nella gestione di archivi e musei; Massarutto scrittore, saggista e critico jazz, collaboratore de il manifesto) con la storica del colonialismo italiano Valeria Deplano (Università di Cagliari) in rappresentanza di studiosi ed esperti che hanno collaborato alla realizzazione di questo «sillabario coloniale in cinque parole chiave» (M.Emmanuelli, M.Lorrai, P.Martini, S.Negri, G.Princic, P.G. Sclippa, D. Tedeschi).

«Ci siamo resi conto durante le nostre ricerche – affermano Giuliani e Massarutto – di quanto la storia del colonialismo italiano sia conosciuta solo superficialmente. Le storie che abbiamo trovato e che raccontiamo fanno parte di una memoria che è stata rimossa e riteniamo che molte questioni che hanno proprio in quelle vicende una loro genesi siano ancora irrisolte proprio a causa di questa rimozione dall’immaginario collettivo».

Le prime due puntate («La croce e la spada»; «La linea del colore») del podcast sono già ascoltabili su Spreaker, Spotify e le maggiori piattaforme audio. A marzo nella chiesa di San Lorenzo (a San Vito al Tagliamento) verrà inaugurata una mostra con i materiali frutto della ricerca e provenienti da varie fonti (musei, collezioni private, fondi); l’iniziativa titolata «Memorie dell’Impero» come il podcast – della durata di due mesi – sarà arricchita da opere contemporanee originali di Igor Londero (installazione fotografica), Eleonora Sovrani (video) e Marco Tonus (opera a fumetti). Ne parliamo con Flavio Massarutto, portavoce anche del coautore Luca Giuliani.

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Vorrei sapere come è venuta fuori l’idea di mettere in stretta relazione un podcast con una mostra.

Sta nell’inizio della nostra ricerca, perché l’idea nasce dalla visione di una pala d’altare – in San Lorenzo, a San Vito al Tagliamento – dedicata a Monsignor Coccolo ed alla sua attività con la Lega antischiavista. Si origina da un manufatto, da una «cosa» che si vede. Il podcast, invece, è un racconto audio. L’idea era quella di far vedere tutto ciò che non possiamo rendere visibile nel podcast. Alcuni materiali sono gli stessi di cui parliamo; altri si sono aggiunti come una raccolta di foto private, duecento scatti fatti in Africa Orientale Italiana – Eritrea, Somalia ed Etiopia – da un soldato. È il racconto fotografico delle sue giornate e la sezione la chiameremo «Quotidiano coloniale»: paesaggi, indigeni, autocolonne, campi, guerra, cadaveri… Immagini molto forti.

Con la mostra non vorremmo fare qualcosa di nostalgico, anche se lo si rischia involontariamente, piuttosto dare una visione contemporanea, critica e problematicizzata, di quell’esperienza e della sua persistenza nelle nostre menti. Anche per ciò abbiamo commissionato ad Igor Londero, Eleonora Sovrani e Marco Tonus tre riflessioni d’artista sotto forma di installazione video, fumetto e fotografia sulla permanenza del colonialismo oggi.

Che tipo di sinergie ci sono volute per realizzare questo articolato progetto?

Tutto inizia con un bando della regione Friuli Venezia Giulia che ha messo a disposizione risorse per progetti di tipo storico-etnografico. Sia il podcast che la successiva mostra (prodotti da EtrArte e dal comune di San Vito al Tagliamento) sono finanziati dal bando. Nel caso del podcast c’è anche un contributo del Circolo Controtempo; per entrambi la collaborazione di realtà istituzionali: il comune di San Vito (che gestisce la chiesa di San Lorenzo, luogo adibito a mostre), la Società Filologica Friulana, l’I.S.I.S. «Sandro Pertini» di Monfalcone. E poi tanti amici, conoscenti, persone che si sono messe a disposizione.

Perché «Memorie dall’Impero» oggi? L’operazione non è nostalgica però nemmeno meramente documentaria. Come si relaziona con la «rimozione del colonialismo» a lungo praticata in Italia?

Ci siamo resi conto che il colonialismo ha talmente permeato immaginario e linguaggio, le categorie mentali da essere ancora presente pur senza consapevolezza. Ad esempio l’idea di bianchezza – gli italiani sono bianchi – è essa stessa categoria culturale derivata dell’esperienza coloniale. Cosa vuol dire essere italiani, bianchi, quali sono i tratti somatici? È un dibattito portato dalla mentalità coloniale.

La rimozione del colonialismo ha segnato in maniera forte la cultura italiana. Si è rimosso un pezzo di storia o lo si è raccontato come un colonialismo dal volto umano: «Italiani brava gente», «noi abbiamo fatto le strade e non abbiamo fatto le stragi»… Tutte affermazioni storicamente false che, però, hanno segnato il modo con cui gli italiani si vedono, si percepiscono e percepiscono l’altro.

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Il podcast è articolato in cinque puntate. Indicaci l’elemento imprescindibile di ciascuna. Partiamo dalle prime già ascoltabili: San Vito al Tagliamento La croce e la spada; Udine La linea del colore.

La prima fa riferimento a missionari ed esploratori, che sono andati in avanscoperta e, pur animati da buone intenzioni, hanno di fatto legittimato il colonialismo militare ed economico. La seconda riflette sul mito degli «Italiani, brava gente». Portiamo una serie di esempi che dimostrano come il colonialismo sia fondato sull’idea di una superiorità razziale rispetto ai colonizzati.

Terza puntata: Monfalcone Consumare l’Africa.

Cioè la dimensione economica, lo sfruttamento delle risorse. In questo caso il racconto del commercio delle banane, unico esempio di guadagno economico dalle colonie. La storia delle navi bananiere – costruite a Monfalcone – che portavano le banane dalla Somalia direttamente sulle tavole degli Italiani.

Quarta puntata: Gemona del Friuli Inventare l’oltremare.

È il racconto – con esempi «regionali» – di come sia stato narrato l’Oltremare dal colonialismo italiano, per cui esempi da cinema, romanzo e fumetti. L’invenzione di un Oltremare che è propaganda più che realtà, un misto fra propaganda ed invenzione e che mette in scena, in modo involontario, le angosce dell’italiano del periodo.

Ultima e quinta puntata: Cormons, L’altra liberazione.

Il 25 aprile festeggiamo la nostra liberazione ma c’è chi festeggia la liberazione dagli Italiani come il popolo etiopico. Abbiamo recuperato due storie incrociate che raccontiamo: quella di un italiano, uno sloveno, che va a supportare ed istruire i partigiani etiopici contro i fascisti, Anton Ukmar. Quella di una donna etiope – Emahoy Tsegué-Maryam Guèbrou – che viene deportata con la sua famiglia di notabili locali in Italia e che poi diventerà suora ma soprattutto musicista, riscoperta tardivamente grazie ad una collana discografica (Éthiopiques – Ethiopia Song, etichetta Buda Music). Due vicende incrociate che raccontano storie di liberazione



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