Il gas russo arriva lo stesso in Europa, ma costa di più | tra Washington e mosca noi affondiamo

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Tra i due litiganti – Washington e Mosca – l’Europa, ormai, affonda. Nonostante le sanzioni, i sabotaggi e i mancati rinnovi per il transito del gas russo sul territorio ucraino, Mosca non solo continua a vendere gas, ma guadagna addirittura di più. L’Europa, dal canto suo, paga il prezzo più alto, sia in senso letterale che metaforico.

Le sanzioni e la realtà dei numeri

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La narrazione dominante ci racconta che le sanzioni avrebbero dovuto piegare l’economia russa, ma i dati raccontano tutt’altra storia. Nel 2024, la Russia ha registrato introiti record dalla vendita di gas naturale liquefatto (GNL) all’Europa. Secondo Politico, nei primi 15 giorni del 2025, l’Unione Europea ha importato 837.000 tonnellate di GNL russo, un aumento rispetto alle 760.000 tonnellate dello stesso periodo dell’anno precedente.

Ironia della sorte: mentre ci raccontavano che avremmo ridotto la dipendenza dal gas russo, vecchie commesse e contratti a lungo termine continuano a portare GNL in Europa. Non solo, lo acquistiamo anche indirettamente da paesi terzi che lo comprano dalla Russia e ce lo rivendono a un prezzo maggiorato. La tempesta perfetta, insomma, è tutta sulle nostre bollette.

L’illusione della diversificazione

Nonostante il passaggio a fornitori alternativi come gli Stati Uniti, il gas naturale liquefatto americano ha costi ben più alti rispetto al gas russo trasportato tramite condutture. E nonostante gli sforzi per diversificare, la verità è che non possiamo fare a meno del gas russo. Lo dimostrano i numeri: quasi il 96% del GNL russo importato proviene da contratti precedenti alla guerra.

Come se non bastasse, Mosca sta intensificando i flussi verso altri mercati, come l’Azerbaijan, che a sua volta rivende parte del gas in Europa. Così, mentre ci tagliamo fuori dai contratti diretti, finiamo per acquistare lo stesso gas, ma pagando di più.

Le conseguenze per l’Europa

Le ricadute economiche in Europa sono devastanti. Il costo dell’energia è uno dei principali fattori che influenzano la competitività industriale e il benessere economico. Con bollette più alte e costi di produzione insostenibili, molte industrie stanno chiudendo o delocalizzando. La Germania, locomotiva d’Europa, vive una crisi senza precedenti: secondo anno consecutivo di recessione e PIL in calo (-0,2% nel 2024). E la Francia non è messa meglio, con un panorama politico instabile e una crescita economica stagnante.

Questa crisi non riguarda solo l’industria, ma si riflette direttamente sulla vita quotidiana dei cittadini europei. Aumenti dei prezzi, bollette insostenibili e un futuro economico incerto sono il prezzo che stiamo pagando per scelte politiche che sembrano più allineate agli interessi di Washington che a quelli dei cittadini europei.

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Gli interessi di Washington

Intanto, gli Stati Uniti continuano a premere sull’Europa affinché aumenti le importazioni di gas americano. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha recentemente suggerito di sostituire completamente il GNL russo con quello statunitense, spacciandolo come una soluzione più economica. Ma i dati parlano chiaro: il GNL americano è più costoso e non abbassa i prezzi dell’energia.

E poi c’è Trump, che potrebbe portare alla fine della guerra, ma solo a un costo: più dazi e obblighi di acquisto dai mercati americani. Tra l’incudine e il martello, l’Europa si ritrova a pagare il prezzo di scelte che sembrano più interessate a mantenere equilibri geopolitici che a proteggere i propri cittadini.

Un equilibrio impossibile

Tra vecchie commesse russe, pressioni americane e scelte politiche europee miopi, ci troviamo in un circolo vizioso. Stiamo tagliando i ponti con la Russia, ma senza avere un’alternativa sostenibile. E così, continuiamo a pagare il gas russo, direttamente o indirettamente, mentre le nostre bollette lievitano e la nostra economia si indebolisce.

Con una crisi energetica che si trasforma in crisi economica e sociale, viene da chiedersi: per chi stiamo lavorando davvero? Per l’Europa o per qualcun altro?

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Danilo Torresi



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