FOTO | VIDEO | Ddl sicurezza, manifestazioni in tutta Italia per la “fiaccolata contro il buio del regime”

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L’iniziativa è organizzata da Amnesty International Italia e dalla rete ‘A pieno regime – No ddl Sicurezza’. Le voci dalle piazze di Roma, Napoli e Bologna

Pubblicato:17-01-2025 19:15

Ultimo aggiornamento:18-01-2025 07:42


di Mirko Gabriele Narducci e Nadia Cozzolino

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ROMA – Sono diverse centinaia le persone accorse oggi pomeriggio alla fiaccolata di piazza Sant’Andrea della Valle, a Roma, per dire ‘No al ddl Paura’, organizzata da Amnesty International Italia e dalla rete ‘A pieno regime – No ddl Sicurezza’. Una mobilitazione diffusa in diverse piazze del Paese, ribattezzata ‘100mila luci contro il buio del regime’, per “continuare a costruire un fronte popolare di resistenza alle politiche autoritarie del Governo Meloni” e ribadire – come spiegano i cartelli dei manifestanti – che “la disobbedienza civile pacifica non è reato”, “l’attivismo non è un reato” e che il disegno di legge “non porta sicurezza, ma minaccia al diritto di protesta pacifica”. In piazza, tra le bandiere di associazioni e sindacati – e anche una della Palestina – insieme ai rappresentanti e militanti di Amnesty e della Rete ci sono l’Anpi, la Cgil, studenti, associazioni e anche parlamentari di centrosinistra, tra i quali il deputato di Avs, Filiberto Zaratti e la senatrice del Pd, Cecilia D’Elia. Al termine degli interventi che si stanno susseguendo in piazza, l’idea degli organizzatori è quella di dare vita a un breve corteo pacifico di poche centinaia di metri fino al Pantheon.

La piazza di oggi, ha spiegato all’agenzia Dire il portavoce della ‘Rete no ddl – A pieno regime’, Luca Blasi, “è il prosieguo della mobilitazione che è passata per il 16 novembre alla Sapienza, con una grande assemblea, e per il 14 dicembre quando oltre 100.000 persone hanno attraversato piazza del Popolo nella grande manifestazione in opposizione al Governo Meloni. Oggi siamo nelle piazze di tutta Italia in questa manifestazione decisa all’interno della Rete con una forte partecipazione di Amnesty International che arriva insieme a due decisioni importanti, quella del Consiglio d’Europa, che ha fatto un appello ai senatori a non votare questa norma, e quella dei 19 rappresentanti dell’Onu, che ieri hanno detto che questo ddl ha dei profili che attaccano le fondamenta della democrazia”.

L’appuntamento di oggi, ha sottolineato Blasi, “è un passaggio in tante piazze d’Italia che ci porterà fino al 4-5 novembre a Bruxelles dove una carovana della Rete no ddl andrà al Parlamento europeo a portare il ‘caso Italia’, perché l’Italia sta diventando come l’Ungheria”. Al centrosinistra in Parlamento, ha detto ancora il portavoce della Rete, “chiediamo che ci sia l’opposizione più forte possibile, come già ad esempio l’Alleanza Verdi Sinistra ha fatto con oltre mille emendamenti bloccando di fatto il ddl alla discussione in commissione, e dobbiamo continuare così anche nel momento del voto nell’Aula. Speriamo che ci sia una forte opposizione in Parlamento così come una forte opposizione nelle piazze, e noi stiamo lavorando per questo. Ma quello che oggi dobbiamo fare è lanciare un appello anche al presidente della Repubblica perché raccolga il grido che l’Onu e il Consiglio d’Europa stanno lanciando: questo ddl non è una legge come le altre. È una scelta, è una legge manifesto di una svolta autoritaria pericolosa”.

Come ha ricordato il deputato di Avs, Filiberto Zaratti, “abbiamo tenuto fermo questo provvedimento per molti mesi nella discussione indicando quali erano le criticità e gli elementi di incostituzionalità di questo provvedimento che si inserisce in un disegno autoritario dello Stato. Se noi pensiamo agli ultimi provvedimenti e alle ultime notizie di questi giorni che si collegano al ddl Sicurezza, come il fatto che è stata approvata ieri alla Camera la prima lettura della riforma costituzionale della giustizia, creando una super procura di fatto dipendente dal potere esecutivo, e se pensiamo che si vuole introdurre lo scudo penale per quanto riguarda gli agenti di Polizia, è evidente che questi sono tutti elementi che caratterizzano uno Stato autoritario. Addirittura, dal mio punto di vista la destra italiana vuole sorpassare Orban come punto di riferimento della destra estrema del nostro continente”. Per Zaratti, perciò, “dobbiamo fare una battaglia importante, una battaglia di popolo che deve essere portata nelle Aule del Parlamento utilizzando tutti gli strumenti regolamentari e allargando ovviamente il fronte, perché dobbiamo coinvolgere in questa nostra battaglia le forze moderate. È una battaglia per la democrazia, in difesa della Costituzione, in difesa della Resistenza: ne va del futuro del nostro Paese. Una battaglia che i nostri colleghi adesso stanno facendo in Senato e sembrerebbe che, grazie anche all’intervento di alcuni appunti fatti dalla Presidenza della Repubblica, il provvedimento tornerà nuovamente alla Camera in seconda lettura. Anche in quella sede noi continueremo la nostra battaglia”. Quindi, ha chiosato il deputato di Avs, “oggi è in discussione il futuro del nostro Paese e della nostra democrazia: è assolutamente necessario che l’Italia continui a svolgere quel ruolo di democrazia e di solidarietà a livello europeo e internazionale”.

D’ELIA (PD): DECRETO METTE IN DISCUSSIONE POSSIBILITÀ DI MANIFESTARE

Per Cecilia D’Elia, senatrice del Pd, “è molto importante che ci sia un’opposizione nella società, di associazioni, organizzazioni, sindacati, perché questo decreto in realtà non tratta della sicurezza dei cittadini, ma è un decreto che mette fortemente in discussione l’agibilità democratica, la possibilità di manifestare, la resistenza non violenta. E quindi è un decreto pericoloso per chi è impegnato e per quei cittadini senza potere che vogliono manifestare la loro opinione, per far arrivare i loro problemi nel dibattito pubblico”. C’è, secondo D’Elia, la possibilità di allargare ancora questo fronte di opposizione, ad esempio alle forze civiche e politiche moderate? “Io mi auguro di sì, ma fino a oggi così non è successo. I tanti emendamenti che abbiamo presentato fino a oggi non sono stati accolti, io mi auguro che su alcune questioni nella maggioranza ci sia un ravvedimento, è molto importante. Penso in particolare la questione delle detenute, dei possessori di sim, ma anche in generale di tutte quelle criminalizzazioni della resistenza non violenta. Ci sono molti aspetti di questo decreto che sono terribili, penso anche a quell’articolo che interviene sulla ricerca e ‘obbligo di collaborare con i servizi, di offrire assistenza ai servizi che prevede”. Quindi, ha concluso la deputata dem, “spero che si apra questa discussione vera in Parlamento che fino ad oggi non c’è stata e che si possa modificare il testo. Per questo è importante che si faccia sentire la società”.

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ROMA, FIACCOLATA SI CHIUDE A LARGO ARGENTINA CANTANDO ‘BELLA CIAO’

La fiaccolata contro il ddl Sicurezza, a
Roma, dopo un breve corteo da piazza Sant’Andrea della Valle si è
conclusa a largo Argentina. Qui i manifestanti hanno intonato
‘Bella ciao’, dandosi appuntamento per la ‘carovana’ della Rete
no ddl a Bruxelles il 4 e 5 febbraio, quando i rappresentanti si
recheranno nella sede del Parlamento europeo per incontrare
eurodeputati e associazioni.

LUCI CONTRO BUIO REGIME: ATTIVISTI IN PIAZZA A NAPOLI

La rete A pieno regime torna in piazza,
a Napoli, per contestare il ddl sicurezza. Gli attivisti si sono
radunati davanti al palazzo della prefettura, in piazza del
Plebiscito, accendendo, simbolicamente, “100mila luci contro il
buio del regime”, protestando anche contro le zone rosse e la
“mortificazione” delle periferie con il “modello Caivano”.
“Sono per noi la rappresentazione di un tentativo violento di
distruzione della democrazia in Italia – spiegano da A pieno
regime -. Non possiamo permettere la nascita di una nuova
Ungheria nel cuore dell’Europa: continueremo a mobilitarci anche
contro lo “scudo penale” per le forze dell’ordine: nel Paese di
Bolzaneto e della Diaz, di Stefano Cucchi, di Giuseppe Uva, di
Federico Aldrovandi, di Davide Bifolco, di Ugo Russo e di Ramy
Elgaml, la polizia e gli uomini in divisa godono già di ampissime
tutele, che trovando la loro esplicazione in violenze, omicidi di
Stato e abusi come quelli consumatisi a Brescia a danno di
attiviste e attivisti di Extinction Rebellion”.
“Bisogna mantere alta l’attenzione su questo tema – dice
Nicola Scotto di A pieno regime Napoli -, 100mila luci contro il
buio del regime perché nel Paese di respira un clima molto
pesante, fatto di repressione, di discriminazione, di limitare
libertà di piazza. L’Onu ha espresso estrema preoccupazione
rispetto alle libertà che verrebbero limitate con il ddl
Sicurezza. Si rischia, in Italia, nel cuore dell’Europa, di
assistere a una limitazione dei diritti umani. È quanto mai
necessario provare a costruire un argine a questa deriva
autorità”.

In piazza anche la Cgil. Il segretario
generale di Napoli e Campania Nicola Ricci spiega: “Sono previsti
70 nuovi reati penali tra decreto Sicurezza e decreto Caivano,
pene rafforzate, e c’è il tema di salvaguardare un diritto
costituzionale, quello di manifestare, fare assembramenti,
protestare, difendere i diritti sociali e civili, il lavoro.
Questo calderone, il decreto di sicurezza, ci sembra più
un’azione antidemocratica rispetto a quello che è il dissenso. In
questo Paese il dissenso va salvaguardato”.
Per Alessia Arena, di Amnesty International Campania, va
“salvaguardato il diritto di protestare in Italia e nel mondo, la
possibilità dei cittadini di esprimere un dissenso, anche in
maniera pacifica. Assistiamo, invece, a scudi penali per le forze
dell’ordine, generando anche sfiducia nei cittadini, mentre si
dovrebbero introdurre i codici identificativi, a vantaggio della
sicurezza non solo di chi manifesta pacificamente, ma anche delle
stesse forze dell’ordine”.
La rete A pieno regime ha organizzato una assemblea regionale
campana, indetta per “continuare la lotta contro la deriva
autoritaria di questo governo” che si terrà l’1 febbraio, alle
15, nella sede di Scampia dell’Università Federico II.

A BOLOGNA FRATOIANNI IN PIAZZA: È PAESE CHE NON SI RASSEGNA

Col ddl sicurezza il centrodestra “vorrebbe impedire che chiunque abbia qualcosa di dire non possa farlo”. E stasera in piazza a Bologna c’è “un paese che non si rassegna”, afferma il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni. “Non si rassegna- prosegue Fratoianni, stasera alla manifestazione bolognese- all’idea che dissentire diventi un reato, che manifestare diventi impossibile e che l’unico strumento per gestire i conflitti, i bisogni in questo paese sia l’implementazione dei dispositivi penali e punitivi, naturalmente sempre e solo nei confronti dei più deboli”. Per Fratoianni, insomma, “questa destra è molto garantista con i forti, con i potenti, con i ricchi e i privilegiati ed e’ invece spietata coi più deboli e fragili”.

BOLOGNA, FIACCOLE SUL CRESCENTONE CONTRO “BUIO DA REGIME”

Fiaccole e torce dei cellulari per “accendere le luci contro il buio del regime”. A Bologna, come annunciato, va in scena la manifestazione contro il ddl Sicurezza promossa da diverse sigle della sinistra cittadina tra associazioni, collettivi, partiti e sindacati. Dopo un primo presidio in piazza Roosevelt, davanti alla Prefettura, i manifestanti si sono spostati con un breve corteo in piazza Maggiore per poi formare un cerchio sul Crescentone. Alcune centinaia i partecipanti. Una presa di posizione che intende “difendere la libertà di dissentire e manifestare mentre questo Governo esprime solo carcere e repressione”, dice un manifestante dal megafono.

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Quella del Governo “non è sicurezza ma solo repressione- da un altro intervento- e noi contro questo vogliamo mettere in campo una vera e propria opposizione sociale”, perchè “sicurezza è permettere a tutte le soggettività di esprimersi libere”. In piazza anche la vicesindaca Emily Clancy, diversi consiglieri di maggioranza (Detjon Begaj, Simona Larghetti, Siid Negash), l’attivista Patrick Zaki e il segretario nazionale di Si, Nicola Fratoianni, in città per il congresso provinciale del partito. “Siamo qui in piazza a Bologna e in tutte le piazze italiane perché siamo contro l’idea che in questo Paese la legge e la giustizia servano da un lato a proteggere i forti con la separazione delle carriere, che mina l’autonomia della giustizia- dichiara Fratoianni- e dall’altro a colpire i deboli, chi dissente, lavoratori e lavoratrici, studenti e studentesse, eco-attivisti. È un ddl della paura e noi ci opporemo in Parlamento, nelle piazze e nel Paese”.

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