“Fatta spogliare in un bagno sporco in Questura, non lo dimenticherò”: attivista si oppone all’archiviazione

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Valentina Corona, l’attivista di Extinction Rebellion che ha raccontato di essere stata costretta a spogliarsi durante una perquisizione da un’agente della Questura di Bologna, ha deciso di opporsi alla richiesta di archiviazione della sua denuncia e martedì 14 gennaio 2024 ha depositato il ricorso. “Il trattamento a cui sono stata sottoposta è stato degradante. Per questo ho chiesto che i fatti vengano riesaminati”, ha detto la 33enne.

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A destra, l’attivista di Extinction Rebellion Valentina Corona.

“L’agente mi ha detto: ‘Guarda che devi toglierti anche mutande e reggiseno, devi rimanere tutta nuda’. Poi mi è stato detto di girarmi, di darle le spalle, e di effettuare un piegamento“.

Così Valentina Corona, l’attivista di Extinction Rebellion che ha denunciato la Questura di Bologna per aver subito l’estate scorsa una perquisizione “non adeguata alla situazione”, come l’ha definita lei stessa in un video diffuso dal movimento, ha raccontato l’esperienza subita.

I fatti di cui parla la 33enne risalirebbero al 9 luglio scorso e sarebbero avvenuti dopo lo sgombero della polizia seguito al blitz ambientalista a Palazzo d’Accursio contro il summit del G7 Scienza e tecnologia che si stava svolgendo al Tecnopolo.

Si trattava di una protesta nonviolenta, come ha precisato lo stesso movimento. In Piazza Maggiore durante il G7 Scienza e Tecnologia, era stato esposto un grande striscione sulla Torre dell’Orologio davanti al palazzo del Comune recante la scritta “G7: La vostra tecnologia, il nostro collasso”.

In questi giorni Valentina ha appreso dell’archiviazione della denuncia che aveva sporto e ha deciso di opporsi, supportata dal suo legale. Martedì 14 gennaio 2024 ha depositato il ricorso contro l’archiviazione.

Come ha ricostruito l’attivista, a luglio era stata portata in Questura, in seguito alla protesta organizzata in Piazza Maggiore, ed era stata fatta spogliare e piegare in un bagno sporco della Questura sotto gli occhi dell’agente di polizia donna che la stava perquisendo. Lo stesso trattamento sarebbe stato riservato a diverse ragazze a Brescia lunedì scorso.

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La motivazione principale che emerge dalla richiesta di archiviazione è che l’agente non abbia commesso abuso perché “non era a conoscenza delle ragioni in forza delle quali l’interessata doveva essere sottoposta a perquisizione, né aveva ricevuto indicazioni sulle modalità da seguire nel corso dell’atto di controllo. Per questo seguiva l’atto di perquisizione nel modo più possibile completo”.

Ma secondo l’avvocato della ragazza, Ettore Grenci, “dagli atti emerge esplicitamente che all’agente era stato ordinato di perquisire per ricercare materiali di propaganda, quindi non può essere vero che non sapeva cosa stesse facendo”.

Nella richiesta di archiviazione viene inoltre sottolineato che “emerge in modo inequivoco che l’agente abbia eseguito una perquisizione finalizzata alla ricerca di tracce del reato in modo accurato, senza adottare comportamenti lesivi della dignità o del pudore della persona perquisita che degenerassero nell’esecuzione di una misura inutilmente vessatoria”.

Io non ho mai opposto resistenza alla perquisizione, come invece sostiene la Questura. – ha spiegato Valentina in un video – Dicono che la poliziotta non ha leso la mia dignità personale, invece quanto accaduto è qualcosa che non potrò mai scordare. In quel momento ho sentito che una cittadina sotto la tutela dello Stato veniva sottoposta a un trattamento umiliante e ingiusto. Mi colpisce che sia arrivata questa richiesta di archiviazione e che poco dopo altre donne come me siano state costrette allo stesso trattamento nella Questura di Brescia”.

“Significa che dobbiamo aspettarci che sia normale che una persona che partecipa a una protesta pacifica e non è in stato di arresto debba essere spogliata nel bagno di una Questura? – aggiunge – “Il trattamento a cui sono stata sottoposta è stato degradante. Per questo ho chiesto che i fatti vengano riesaminati”.





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