dall’Anno europeo all’istituzione della Giornata nazionale

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Lo sviluppo delle tecnologie digitali necessita l’acquisizione di nuove competenze. Il Consiglio d’Europa ha dedicato il 2025 alla riflessione sull’educazione alla cittadinanza digitale, con l’obiettivo di promuovere la consapevolezza circa le opportunità, i rischi e le sfide del nuovo spazio virtuale. L’8 gennaio 2025 il Senato della Repubblica ha approvato la proposta di legge avente ad oggetto l’istituzione della Giornata nazionale della cittadinanza digitale, ora all’esame della Camera dei deputati.

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Il 2025 è l’Anno europeo dell’educazione alla cittadinanza digitale, come stabilito dalla Conferenza permanente dei ministri dell’istruzione degli Stati membri del Consiglio d’Europa durante la sessione del 29 settembre 2023. L’iniziativa è volta a promuovere l’educazione alla cittadinanza digitale[1], specie dei giovani e giovanissimi, al fine di valorizzare gli aspetti positivi dello sviluppo tecnologico e di contrastare le criticità che derivano da un uso non adeguato del web e dei dispositivi digitali, nonché l’emarginazione e la violazione dei diritti fondamentali.

Se da una parte, infatti, le nuove tecnologie rappresentano delle risorse importanti, in termini di diffusione delle informazioni, di confronto delle idee, di piattaforme educative ecc., dall’altra presentano tuttavia delle insidie[2], in particolare per i minori di età, maggiormente esposti ai pericoli durante la navigazione in rete e non sempre consapevoli del disvalore o della rilevanza penale di certe condotte o dei rischi derivanti dalla condivisione di contenuti ed immagini: circolazione di fake news, cyberbullismo, adescamento online (noto anche con il termine grooming – dall’inglese “to groom” che significa curare, prendersi cura e che sta a sottolineare la manipolazione psicologica subita dalle vittime), truffe, furto di dati personali o della propria identità sono soltanto alcuni dei rischi su cui da anni la Polizia postale sensibilizza, anche attraverso progetti nelle scuole. Vi sono poi le problematiche legate all’uso stesso dei dispositivi che, laddove eccessivo o non adeguato all’età, può determinare danni alla salute fisica e mentale. Trascorrere troppo tempo davanti allo schermo di un pc, di uno smartphone o di un tablet può infatti incidere negativamente sullo sviluppo psicofisico dei bambini e degli adolescenti, determinando problemi alla vista, disturbi del sonno, stato di agitazione, difficoltà di concentrazione, fino ad arrivare a forme di dipendenza patologica[3].

Secondo i dati raccolti nel 2022 dalla Commissione europea nell’ambito della formulazione della Strategia europea per un’internet migliore per i bambini (BIK-Better Internet for Kids), in Europa circa il 96% dei giovani di età compresa tra i 16 e i 29 anni utilizza quotidianamente la rete internet, mentre la percentuale degli adulti è più bassa, aggirandosi attorno all’84%. Dalla ricerca è altresì emerso che il 69% degli utenti di età compresa fra i 9 e i 22 anni utilizza i social media o gioca online per più di tre ore al giorno durante la settimana. È significativo che il 44% dei giovani ritiene di non avere il controllo del tempo trascorso sul web e il 26% ha manifestato un senso di solitudine ed esclusione legato ai servizi digitali e ai social media.

Attraverso l’Anno europeo dell’educazione alla cittadinanza digitale, il cui inizio sarà ufficialmente proclamato durante la conferenza che si terrà a Strasburgo il 23 e 24 gennaio, il Consiglio d’Europa intende pertanto promuovere fra i cittadini la consapevolezza della dimensione digitale della società, nonché l’importanza della salvaguardia dei diritti e il rispetto dei doveri anche nello spazio virtuale[4].

I diritti dei minori di età sono quelli maggiormente esposti al rischio di violazione, talvolta anche da parte degli stessi genitori, ignari dei potenziali effetti dannosi. Si pensi, ad esempio, alla diffusa quanto pericolosa abitudine di pubblicare le foto dei figli sui social network, fenomeno comunemente indicato con il termine sharenting[5], in relazione alla quale non si pongono soltanto problemi di violazione della privacy: come più volte osservato dalla Polizia postale, buona parte del materiale pedopornografico online proviene dalle foto e dai video postati proprio dai genitori sui social network, inconsapevoli dei rischi a cui espongono i propri figli.

L’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza è più volte intervenuta sul tema ed ha altresì posto l’attenzione sui rischi dell’uso dell’intelligenza artificiale da parte dei bambini e dei ragazzi senza un’adeguata formazione e senza l’opportuna supervisione degli adulti. In merito, lo scorso anno il Garante, in occasione del Safer Internet Day (la giornata mondiale della sicurezza in rete istituita nel 2004 dalla Commissione europea), ha osservato che si tratta di una risorsa ormai accessibile, anche da parte dei più piccoli e sulla quale occorre fare molta attenzione in quanto, come ogni risorsa digitale, anche l’intelligenza artificiale «rappresenta sia un’opportunità di crescita che un rischio per bambini e ragazzi». Gli algoritmi delle AI, ha osservato ancora il Garante, «possono essere vittima delle cosiddette allucinazioni: possono cioè fornire risposte plausibili ma del tutto errate». I bambini e gli adolescenti devono quindi essere aiutati dagli adulti di riferimento a sviluppare un pensiero critico e devono essere accompagnati nella conoscenza delle nuove tecnologie e nell’acquisizione delle nuove competenze digitali.

I genitori, in particolare, devono essere preparati su questi temi poiché, nell’esercizio della responsabilità genitoriale, devono garantire ai figli educazione ed istruzione anche in ambito digitale e, al contempo, devono proteggerli dai possibili rischi, come emerge anche dai 10 punti del “Manifesto dei bambini sui diritti in ambiente digitale” elaborato dal Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza nel 2023: «noi bambini abbiamo diritto a vivere in un ambiente accogliente e stimolante e a essere supportati, guidati, tutelati ed aiutati a superare gli ostacoli per poter realizzare il nostro futuro. I genitori devono informarci su come utilizzare gli strumenti digitali, aiutarci a capire e sperimentare il senza pericoli il mondo digitale».

È pertanto significativa la proposta di legge approvata lo scorso 8 gennaio dal Senato della Repubblica − ed ora all’esame della Camera dei deputati con il numero C 2190 – avente ad oggetto l’istituzione della Giornata nazionale della cittadinanza digitale, prevista per il 22 ottobre, al fine, come si legge all’art. 1, «di promuovere l’alfabetizzazione e l’educazione digitale in tutta Italia, in particolare tra gli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado». Un’iniziativa in linea con gli eventi proposti dai Paesi del Consiglio d’Europa che, nel dedicare il 2025 al tema dell’educazione alla cittadinanza digitale, hanno auspicato la promozione negli Stati di Giornate o Settimane volte all’approfondimento e alla discussione del tema.

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L’obiettivo della proposta di legge è quello di stimolare la riflessione e il confronto sull’uso etico degli strumenti digitali. L’Istituzione di una Giornata non è certo la soluzione, ha osservato la stessa senatrice Erika Stefani − firmataria del testo − durante la discussione in Aula, «ma di sicuro è un elemento per cominciare ad attenzionare e a mettere la testa su un fenomeno che non possiamo abbandonare meramente ai percorsi industriali e agli obiettivi di perseguimento del profitto. Dobbiamo fare in modo che la tecnologia, che effettivamente è utile, non sia giustificata per il solo fatto della sua utilità».

La Giornata nazionale della cittadinanza digitale rappresenta dunque una preziosa occasione per sensibilizzare giovani e adulti sui diritti, i doveri, le responsabilità nello spazio digitale.

Daniela Bianchini


[1] Per l’Unione europea la cittadinanza digitale «è un insieme di valori, competenze, atteggiamenti, conoscenze e comprensione critica di cui i cittadini hanno bisogno nell’era digitale. Un cittadino digitale sa come utilizzare le tecnologie ed è in grado di interagire con esse in modo competente e positivo» cfr. Conclusioni del Consiglio sull’istruzione digitale nelle società della conoscenza europee 2020/C 415/10, nota 7.

[2] Sul tema, si veda anche, su questo sito: D. Airoma, Proteggere i minori nel web. Da chi e soprattutto da che cosa?, 9 febbraio 2019, in https://www.centrostudilivatino.it/proteggere-i-minori-nel-web-da-chi-e-soprattutto-da-che-cosa/

[3] Sul tema, si veda anche, su questo sito: D. Onori-D. Bianchini, TikTok dopo il caso di Palermo: intervento del Garante e prospettive, 30 gennaio 2021.

[4] Si vedano anche le Linee guida elaborate dal Consiglio d’Europa nel 2021 “Conosci i tuoi diritti nell’ambiente digitale”, finalizzate al rispetto, alla protezione e alla realizzazione dei diritti dei minori di età nell’ambiente digitale, in www.coe.int/children.

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[5] Sul tema, si veda anche, su questo sito: D. Bianchini, Social network, sharenting e baby influencer: quali tutele per i minori?, 31 maggio 2022, in https://www.centrostudilivatino.it/social-network-shareting-e-baby-influencer-quali-tutele-per-i-minori/.





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