Scuola, scontro sui corsi di educazione affettiva «Rischio deriva ideologica»

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Fa già discutere il bando del Campidoglio che finanzia progetti di educazione affettiva nelle scuole medie di Roma. Presentato ieri dal sindaco Roberto Gualtieri e dall’assessora alla Scuola Claudia Pratelli, il bando stanzia 420mila euro per 15 progetti, uno per ogni municipio della Capitale, dal valore massimo di 28mila euro ciascuno. Obiettivo: aiutare i preadolescenti (tra gli 11 e i 14 anni) a riconoscere e gestire le emozioni anche per contrastare la violenza di genere e le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale. Ma chiusa la conferenza stampa, dall’opposizione iniziano ad arrivare i primi commenti negativi, che parlano del rischio di «deriva ideologica».

IL PROGRAMMA

Nel primo pomeriggio Gualtieri e Pratelli incontrano i giornalisti nella sala delle Bandiere del Campidoglio. C’è anche la coordinatrice dell’ufficio capitolino Diritti Lgbt+, Marilena Grassadonia. L’amministrazione comunale è entusiasta: «C’è bisogno di iniziative educative del genere – dice il sindaco – Dobbiamo aiutare i ragazzi a crescere in modo consapevole e a governare la dimensione sociale e affettiva». Per il sindaco il bando, che sarà pubblicato entro la fine del mese, è in linea con quanto avviene anche in altri Paesi europei.

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I progetti saranno svolti durante l’orario scolastico da realtà del terzo settore, ma in coprogettazione con il Comune, che avrà una funzione di supporto. Previsto un percorso formativo anche per i docenti e il coinvolgimento dei genitori e delle famiglie. Quattro le aree tematiche in cui potranno rientrare le proposte: educazione socioaffettiva e alle relazioni; educazione alla parità tra i generi; prevenzione e contrasto della violenza e della discriminazione legate al genere e all’orientamento sessuale; prevenzione e contrasto di discriminazione e violenza di genere nel mondo digitale.

Per l’assessora Pratelli «la conta micidiale dei femminicidi, della discriminazione di genere e dell’orientamento sessuale che misuriamo ci restituisce una responsabilità importante che, come amministrazione, sentiamo per intero. Abbiamo pensato che la questione fosse strutturale, da affrontare con l’educazione». Ma l’opposizione frena gli entusiasmi e, al contrario, avanza dubbi sull’iniziativa.

I DUBBI

«Siamo contrari a uno spreco di denaro pubblico e a schemi educativi che mirano, nei fatti, ad esautorare progressivamente le famiglie dal ruolo che gli è proprio», dicono in una nota congiunta Maurizio Politi, consigliere della Lega e membro della commissione pari opportunità, e Fabrizio Santori, capogruppo in assemblea capitolina. Per la Lega, insomma, si tratta di «corsi inutili, dietro ai quali fa capolino l’interesse politico», mentre «le scuole cadono a pezzi». Da qui l’invito a «non trasformare la scuola in uno strumento di propaganda».

Sulla stessa linea anche Fratelli d’Italia: per il coordinatore romano del partito Marco Perissa e il vicepresidente della Federazione romana di FdI Daniele Rinaldi, il dubbi sono legati soprattutto alla fascia d’età: «parliamo di bambini o adolescenti in età fragile, le cui consapevolezze si stanno formando, e argomenti come questi dovrebbero vedere un coinvolgimento delle famiglie diretto e attraverso il consenso informato, poiché è giusto che siano i genitori a scegliere se far frequentare o meno questi corsi ai loro figli».

Bene, quindi, l’educazione al valore del «rispetto per tutti a prescindere, ciò senza cadere in pericolose derive tanto care alla sinistra sulle cosiddette teorie gender e sull’annullamento dell’identità di genere. Su questo vigileremo attentamente e soprattutto chiederemo che sia introdotto il consenso dei genitori». Si schiera dalla parte dei contrari anche l’associazione Pro Vita & Famiglia.

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Di tutt’altro avviso, invece, la Casa internazionale delle donne, che parla invece di «un’ottima notizia». E aggiunge: «la Capitale del Paese indica la strada giusta: coprogettazione che coinvolge il terzo settore, le scuole, le famiglie e l’amministrazione stessa. A chi come la Lega attacca e parla di propaganda, ricordiamo i numeri impietosi di un fenomeno come quello della violenza sulle donne e di genere».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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